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La “beffa” di Uss

Artem Uss, uomo d’affari e rampollo del governatore russo di Krasnoyarsk, era stato fermato il 17 ottobre 2022 allo scalo milanese di Malpensa mentre stava per imbarcarsi su un volo per Istanbul, e poi arrestato sulla base di un mandato di cattura emesso dagli Stati Uniti.

La guerra in Ucraina era ormai in corso da otto mesi e così le sanzioni emesse contro la Russia da parte degli Usa e dell’Unione Europea.

Negli Stati Uniti, Artem Uss è accusato di  reati con una forte connessione con vicende politiche internazionali. I legali di Uss hanno suggerito che il suo arresto e la sua estradizione sarebbero stati finalizzati a uno “scambio di prigionieri”, in quanto gli Stati Uniti erano interessati a ottenere da Mosca la liberazione di Paul Whelan, un uomo d’affari americano condannato nel 2020 a 16 anni in carcere in Russia.

I pubblici ministeri statunitensi lo scorso anno infatti hanno accusato Uss e altri quattro cittadini russi di aver spedito tecnologia militare acquistata da produttori statunitensi ad acquirenti russi, alcuni dei quali sono finiti sul campo di battaglia in Ucraina. USS è anche accusato di aver spedito petrolio dal Venezuela alla Russia in violazione delle sanzioni.

Le accuse e gli elementi a suo carico erano stati però giudicati credibili dalla Corte d’Appello di Milano, anche se la natura “politica” delle accuse avrebbe richiesto maggiore autonomia della magistratura italiana dai diktat statunitensi. I magistrati milanesi avevano preso in esame la richiesta di estradizione avanzata dagli Stati Uniti.

Dalla relazione inviata dalla Corte d’Appello di Milano al ministero della Giustizia, viene rilevato che il ministro Carlo Nordio non inviò alla Corte d’appello di Milano la nota del Dipartimento Usa della Giustizia che chiedeva di far tornare in carcere Artem Uss, a cui erano stati concessi nel frattempo gli arresti domiciliari.

Ai giudici milanesi, il ministro si limitò a girare il 9 dicembre la risposta che lui stesso aveva dato a quella nota 3 giorni prima con cui spiegava che la competenza a decidere sul carcere è dell’autorità giudiziaria e che la misura degli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico, è equiparabile alla custodia in carcere.

L’11 novembre dagli Stati Uniti era arrivata la richiesta di estradizione, alla quale Uss ovviamente non presta consenso, quindi viene avviato il normale iter giudiziario che prevede che siano prima la Corte d’Appello e poi la Cassazione (che nelle prossime settimane dovrà valutare il ricorso della difesa di Uss) a verificare se esistano le basi giuridiche per concedere l’estradizione. Quest’ultima  per diventare esecutiva, deve per legge passare dalla scelta di responsabilità squisitamente politica e quindi del governo, che può negarla anche se i giudici l’abbiano ritenuta ammissibile.

La Corte d’Appello il 21 marzo aveva fatto il primo passaggio dando il via libera all’estradizione (sulla quale però devono pronunciarsi anche la Cassazione e il governo), ma nelle stesse ore Uss ha rotto il braccialetto elettronico e si è dileguato dall’alloggio dove era agli arresti domiciliari. Da qui, secondo alcune ricostruzioni, avrebbe raggiunto il confine di Trieste e poi la Russia, con il sostegno di “alcuni amici”, non specificando ovviamente se si tratta di amici italiani o stranieri.

“Il tribunale italiano, sulla cui imparzialità inizialmente contavo, ha rivelato di avere motivazioni politiche. Purtroppo è pronta a piegarsi alla volontà delle autorità americane”, ha dichiarato Artem Uss all’agenzia russa Ria-Novosti.

Insomma le operazioni rocambolesche in territori ostili non le sa fare solo la Cia. Giova però ricordare che, al contrario, le richieste di estradizione in Italia degli agenti della Cia coinvolti a Milano nel sequestro di Abu Omar (reato commesso sul territorio italiano per il quale gli agenti della Cia sono stati condannati), rimasero del tutto senza risposta da parte delle autorità statunitensi per poi essere sanate con la grazia concessa agli agenti della Cia prima da Napolitano e poi da Mattarella. Una bruttissima e vergognosa pagina della nostra storia recente.

 

 

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