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La Relatrice Speciale dell’Onu sulla Palestina nel mirino di Israele e della destra

La Relatrice speciale dell’Onu per la Palestina, l’italiana Francesca Albanese, è da tempo oggetto di attacchi durissimi da parte delle autorità israeliane e degli apparati ideologici sionisti. Ultimo in ordine di tempo è addirittura un editoriale del Jerusalem Post che ne chiede la destituzione dall’incarico. Nulla di nuovo, Israele ha chiesto sistematicamente la destituzione di tutti gli incaricati dell’Onu che si sono occupati della situazione dei palestinesi.

Ma a fronte del fatto che Francesca Albanese non si sia lasciata intimidire, gli attacchi sono cresciuti, in Israele come in Italia.

La scorsa settimana il ministro israeliano per gli affari della diaspora e la lotta all’antisemitismo, Amichai Chikli, ha chiesto la rimozione di Francesca Albanese. Nella sua lettera al Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres e all’Alto Commissario Onu per i Diritti Umani Volker Türk, il ministro Chikli ha scritto che le Nazioni Unite, “consentendo alla signora Albanese di continuare a spargere odio, antisemitismo e istigazione alla violenza, non rispettano il proprio stesso mandato di proteggere i diritti umani fondamentali di tutti ed esercitare parità di trattamento per tutti gli stati membri”.

In Italia il compito di linciare la Relatrice Speciale dell’Onu se lo sono assunto le associazioni di amicizia Italia-Israele, la solita Fiamma Nirestein dalle pagine de “Il Giornale” e la destra in Parlamento.

In una lettera che sarà inviata al Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres e all’Alto Commissario Onu per i Diritti Umani Volker Türk, la Federazione delle Associazioni Italia-Israele si dice “profondamente preoccupata” per le posizioni e dichiarazioni di alcuni titolari di mandato delle Nazioni Unite che “non rispettano minimamente le regole fondamentali di neutralità, obiettività, indipendenza e integrità personale”.

Come già scritto precedentemente, le associazioni Italia-Israele ricordano l’elenco dei funzionari Onu dei quali hanno chiesto la destituzione in tutti questi anni: Navy Pillay, Chris Sidoti e Milon Kothari della Commissione internazionale d’inchiesta permanente contro Israele. Adesso è il turno di Francesca Albanese.  Le Associazioni Italia-Israele chiedono che costoro siano “chiamati a dimettersi o siano licenziati” giacché i loro pregiudizi e la loro propaganda mettono “in gioco la credibilità stessa delle Nazioni Unite, insieme ai valori della democrazia, della convivenza nella pace e del diritto internazionale”.

In Italia è stata presentata una interrogazione dal senatore Giulio Terzi di Sant’Agata, (ex ambasciatore ed ex ministro degli Esteri, oggi in quota Fratelli d’Italia) che ha riportato il documento sottoscritto da 4000 avvocati dell’International Legal Forum impegnato nel contrasto all’antisemitismo e nella promozione dei diritti umani, e quello di un gruppo bipartisan del congresso USA, nel quale chiedono all’Alto commissario per i diritti umani Volker Turk di “licenziare la fomentatrice di odio che si sono messi in casa” cioè Francesca Albanese.

Nell’articolo de Il Giornale, la ultrasionista Fiamma Nirenstein, lamenta l’invito a Francesca Albanese ad una conferenza all’Università di Venezia e la accusa di aver “comparato quella che i palestinesi chiamano la “nakba”, cioè l’esodo del 1948 durante la guerra da essi iniziata, all’Olocausto, su questa linea indecente ha paragonato Hamas a Gaza agli ebrei del Ghetto di Varsavia, ha anche scritto che l’Europa e l’America sono soggiogate “dal senso di colpa e dalla lobby ebraica”.

Gli attacchi delle autorità israeliane e dei gruppi sionisti a chiunque affermi qualcosa di dissonante su Israele e Palestina, non sono certo una novità, anzi sono una costante che spesso ha prodotto anatemi, stroncature di carriere, marginalizzazioni nella politica, nelle istituzioni e nei mass media. Ma se c’è una cosa che abbiamo imparato “sul campo” e che se si tiene il punto e non si abbassa la testa, questo “format” del linciaggio politico e mediatico va in crisi.

Francesca Albanese, la scorsa settimana, ha ricevuto in sede istituzionale a Modena il “Premio Stefano Chiarini” per il suo impegno per la giustizia e la legalità internazionale nella questione palestinese.

Ci auguriamo che Francesca Albanese, che sta facendo un ottimo lavoro come Relatrice Speciale dell’Onu, tenga il punto, respinga le intimidazioni e trascini in tribunale chi l’accusa di essere antisemita. Ma per fare queste tre cose merita di sentire intorno l’abbraccio e il sostegno della comunità democratica nel nostro e negli altri paesi.

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5 Commenti


  • Pasquale

    Piena solidarietà a Francesca Albanese e sostegno incondizionato ai fratelli palestinesi nella lotta per la propria Libertà e autodeterminazione.


  • Roberto Carrara

    Fancesca Albanese deve essere difesa, in nome della verità e della pace


  • Carlo

    Solidarietà per francesca albanese


  • ANNA

    Totale solidarieta’ a Francesca Albanese. Basta bollare come antisemita chi si limita a relazionare sui fatti reali. E’ antisemita anche Amnesty, il piu’ delle volte pronta a condannare gli stati diciamo malvisti dagli degli USA?


  • Patrizia

    Chiamare antisemitismo la denuncia provata e documentata dei crimini israeliani è manipolazione sordida della realtà , è difesa di quei crimini e, quindi, è complicità finalizzata al raggiungimento del progetto sionista che da Ben Gurion a Netanyahu avanza, scavalcando ogni linea, prettamente di facciata, tra la cosiddetta sinistra e l’estrema destra israeliane

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