Le industrie militari europee stanno facendo soldi a palate ed altri sono in arrivo. Finora l’Unione europea ha già fornito all’Ucraina 220 mila munizioni di vario calibro e 1.300 missili dagli arsenali degli stati membri nell’ambito del piano avviato lo scorso marzo per rispondere alle richieste di armamenti da parte di Kiev.
Quel piano permette di rimborsare gli Stati che forniscono munizioni all’Ucraina attraverso il cosiddetto EPF o “Fondo europeo per la pace” (mai contraddizione fu più evidente, ndr), e prevede di fornire un milione di proiettili di artiglieria l’anno. Del miliardo stanziato fino ad oggi, sono già stati spesi 800 milioni di euro.
Le cifre sono state fornite dall’Alto rappresentante dell’Ue per la Politica estera, il guerrafondaio Josep Borrell, all’incontro con i ministri della Difesa della Ue,il qale si è detto “fiducioso” di raggiungere il traguardo del miliardo di euro di rimborsi entro la scadenza del 31 maggio.
Ma per finanziare la guerra in Ucraina la Ue adesso ha stanziato anche un altro miliardo di euro attraverso un secondo binario, ossia l’acquisto congiunto delle munizioni.
Il Parlamento europeo, a Strasburgo ha approvato il 9 maggio a larghissima maggioranza una procedura accelerata per far giungere il testo in porto entro giugno. L’accelerazione è stata sostenuta sia dai partiti di destra che dal gruppo socialista europeo. La metà di questo finanziamento straordinario arriverà direttamente dalle casse di Bruxelles, mentre i restanti 500 milioni di euro saranno stanziati dai singoli Stati membri. Nella sua proposta, la Commissione europea “consiglia” ai governi di utilizzare i fondi dei Pnrr e della politica di coesione sociale.
Borrell ha spiegato che con questi fondi: “Verrà indirizzata una richiesta all’industria europea per acquistare un miliardo di euro di munizioni, ma questa volta specificamente del calibro 155 millimetri. Il progetto sarà diretto dall’Agenzia europea per la difesa“.
Funzionari della Ue, parlando in condizione di anonimato, hanno affermato che Borrell ha chiesto ai governi dell’UE di aumentare la portata dello European Peace Facility (EPF), un fondo che ha già stanziato circa 4,6 miliardi di euro in aiuti militari per l’Ucraina. L’EPF è separato dal bilancio dell’UE, che non è autorizzato a finanziare operazioni militari, ma la decisione degli Stati membri di convergere per acquistare armi e munizioni per l’Ucraina, ha stravolto ogni procedura.
Ma anche qui la frenesia bellicista e l’economia di guerra dovranno tenere conto di tutti gli appetiti dell’industria militare. Otto Paesi infatti hanno confermato la loro intenzione di partecipare alla richiesta congiunta guidata dall’Agenzia europea mentre ci sono altri due progetti separati, uno guidato dalla Francia e il terzo dalla Germania.
L’economia di guerra e gli interessi del complesso militare-industriale europeo cominciano ormai a candidarsi come uno dei vettori di crescita in tempi di recessione. Infatti sempre secondo Borrell, “I 3,6 miliardi di euro, finora stanziati per i rimborsi, hanno generato forniture dagli Stati membri per oltre 10 miliardi di euro“.
Comincia cioè ad affacciarsi pesantemente anche in Europa lo schema da sempre adottato dal complesso militare-industriale statunitense secondo cui un dollaro investito in spese militari ne genera tre nell’economia complessiva.
Giova però ricordare che l’ultima volta in cui l’industria militare ha fatto da traino all’economia in Europa, è stato negli anni ’30 durante il nazismo in Germania. Ed arricchirsi non furono solo gli industriali tedeschi, ma anche quelli statunitensi. Sappiamo com’è finita……
Secondo fonti di Bruxelles, la Ue vorrebbe stanziare anche un’ottava tranche di aiuti militari per 500 milioni di euro ma l’Ungheria ha bloccato l’operazione. Il governo ungherese ha fatto sapere che non darà il suo via libera fino a quando Kiev non depennerà dalla sua blacklist delle organizzazioni filorusse la OTP Magyar Bank, ossia principale banca commerciale ungherese.
In questo furore guerrafondaio europeo c’è poi il problema dell’aumento della dotazione totale del Fondo Europeo per la Pace (EPF) di altri 3,5 miliardi di euro, di cui uno destinato al’Ucraina e 2,5 per le altre missioni militari europee nel mondo. L’Epf poteva contare inizialmente su 5,7 miliardi di euro, ma a questi si è aggiunto un primo aumento di 2 miliardi per finanziare appunto le munizioni per l’Ucraina.
Il segretario generale, Jens Stoltenberg, partecipando al vertice dei ministri della Difesa Ue, ha chiesto “una cooperazione ancora più stretta tra l’alleanza atlantica e l’Ue per aumentare la produzione di munizioni e attrezzature difensive, sia per sostenere l’Ucraina che per ricostituire le scorte“, annunciando che la Nato terrà un evento informale con i Ceo dell’industria militare a margine della prossima riunione dei ministri della Difesa a Bruxelles il 15 e 16 giugno, alla quale ha invitato Borrell, il commissario europeo al Mercato interno, Thierry Breton, e ovviamente rappresentanti del governo ucraino.
Stoltemberg ha ribadito il ruolo centrale della Nato nel fissare gli stessi standard bellici per tutti gli alleati, fornendo un chiaro segnale alle aziende in merito alla domanda di munizioni e scorte attraverso gli obiettivi di capacità di difesa della Nato. Ma questo è destinato a presentarsi come un problema: quello degli standard tecnologici degli armamenti.
Nella Nato infatti sono quelli statunitensi, ma il complesso militare-industriale europeo adesso avanza le sue pretese. Di questa pioggia di soldi vogliono avvantaggiarsi anche le industrie militari del Vecchio Continente.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa
Piero
Naturalmente secondo l’autore avremmo dovuto lasciare l’Ucraina a difendersi con i suoi mezzi.
Vi ringrazio per confermare con la Vs narrazione che siamo in un paese decadente, dove è permesso a chiunque esprimere il proprio parere, anziché in un paese che vi sarebbe consono come pare sia la Russia di Putin.
Io non sarei così permissivo
Redazione Roma
Non avevamo dubbi. Se la consola, la tendenza nel nostro paese è proprio quella da lei auspicata: ostracismo, mordacchia e censura per chi è contro la guerra, ma non sarà gratis.
Mara
Come è possibile che sia passata la narrazione che in Ucraina si faccia una guerra difensiva quando la Nato è L’EU sono entrati a piedi pari in quel pese con mezzi e uomini già dopo che la Russia aveva concesso l’indipendenza a quella regione senza colpo ferire e l’occidente ne ha approfittato per mettere i governi fantocci proni ai propri interessi e per eliminare il dissenso con atti terroristici e bombardamenti per le popolazioni. Tutto questo i nostri media vogliono tacitare e nascondere distorce do i fatti per manipolare l’opinione pubblica.
gianni mura
Abbiamo una opinione pubblica resa inconsapevole da una disinformazione costante, e questo consente ai governi, nostro e degli altri Paesi Europei, di fare cose altrimenti impensabili. Pure i social sono sotto tutela, Facebook mi ha bloccato, per cui la si smetta con la narrazione che da noi ci sarebbe la libera informazione a differenza della Russia.
Lollo73
l’ UE ha gettato la maschera e si rivela x quello che è davvero. Non un unione solo economica e per lo sviluppo, l’ economia del suo primo ventennio di vita è a tasso di crescita meno, ma un estensione europea della Nato. in poche parole un bacino d’ accoglienza per i paesi sovietici, che vogliono uscirne o, più probabilmente, manipolati a farlo con l’ illusione di un miracolo economico. La più grande tresca Usa del dopoguerra per annichilire la Russia.