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Autonomia Differenziata, ecco come lo Stato rischia il default

Cosa accade ai bilanci dello Stato e delle regioni meridionali se le regioni ricche del Nord trattengono i tributi erariali sul loro territorio?

In Commissione Affari Costituzionali del Senato, si sono concluse le audizioni sul DDL del Ministro Calderoli sull’autonomia differenziata. Tra gli altri, sono stati auditi il Presidente Michele Emiliano, l’ex Sen. Anna Finocchiaro, il prof. Francesco Pallante e il prof. Gianpaolo Arachi, Ufficio di Bilancio.

Come ricordato dal presidente della Commissione Alberto Balboni (FDI), gli auditi sono stati oltre sessanta. Arachi ha sottolineato un passaggio fondamentale sul piano finanziario per il bilancio dello Stato.

Le regioni che chiedono l’attribuzione di autonomia su una determinata funzione lo faranno dopo aver definito i LEP, Livelli Essenziali delle Prestazioni, livelli cui dovrà corrispondere un costo e un fabbisogno standard. In nome di quel costo standard, una regione (che vuole autonomia) chiederà di trattenere una quota di tributi erariali sul proprio territorio, ovvero di compartecipare ad una quota di tributi erariali riscossi sul suo territorio.

Ma cosa accade praticamente? Scrive l’UPB nella memoria depositata: «nel caso in cui la compartecipazione avesse una dinamica inferiore al fabbisogno sarebbe necessario integrarla per assicurare le risorse necessarie secondo il dettato del terzo comma dell’articolo 119 della Costituzione».

Ovvero, se io regione differenziata ho trattenuto una quota di tributi erariali insufficiente a finanziare un LEP, per una determinata funzione che svolgo, chiederò inevitabilmente di trattenere più tributi sul mio territorio. Ma potrebbe accadere il contrario, ovvero, io regione differenziata trattengo una quota di tributi erariali superiore al costo standard per svolgere una determinata funzione per la quale ho chiesto autonomia.

Secondo l’UPB «la correzione sarebbe parimenti necessaria nel caso in cui la dinamica della compartecipazione eccedesse quella del fabbisogno». In quel caso le regioni autonome avrebbero «risorse in eccesso rispetto a quelle che sarebbero state garantite dalla fornitura statale. Di conseguenza, vi sarebbero meno risorse per il resto delle Amministrazioni pubbliche che, dati gli obiettivi di finanza pubblica, dovrebbero essere reperite con riduzioni di spesa» o «aumenti della pressione fiscale che si scaricherebbero anche sui cittadini delle altre Regioni».

Nel primo caso ci sarebbero tagli del fondo perequativo e delle risorse necessarie a rimuovere gli squilibri economici e sociali secondo l’articolo 119 della Costituzione. E, su tali questioni, Francesco Boccia, Presidente dei Senatori PD, ha chiesto all’UPB una ricognizione seria del fabbisogno finanziario complessivo: «cosa accade ai Livelli essenziali delle prestazioni se le Regioni si trovano ad avere risorse insufficienti per garantire i servizi alla persona?».

Per Boccia il fondo di perequazione necessario all’attuazione del DDL Calderoli è di almeno 60 miliardi, 100 se si calcolano anche le infrastrutture. Il presidente Balboni ha accolto la richiesta: ogni Senatore della Commissione, tramite la Presidenza della stessa Commissione, potrà inviare quesiti sull’impatto finanziario del DDL Calderoli all’Ufficio Parlamentare di Bilancio. L’UPB si è impegnato a rispondere nei tempi necessari.

Analogamente la Vicepresidente del Senato Maria Domenica Castellone (M5S) in Commissione Bilancio ha chiesto un’indagine conoscitiva sulla spesa storica attuale e sugli effetti contabili dell’autonomia differenziata. Oggi prima dell’eventuale attuazione dell’autonomia differenziata, quanti soldi ci vorrebbero per garantire gli stessi LEP su tutto il territorio nazionale?

I dati dei Conti Pubblici Territoriali, prodotti dall’Agenzia per la Coesione Territoriale, sono il principale termometro della spesa storica. Nel 2019, al netto delle partite finanziarie e degli interessi, in termini di spesa del Settore Pubblico Allargato, un cittadino del Centro-Nord riceve 17.363 euro, un cittadino meridionale riceve 13.607 euro. La differenza è 3.756 euro.

Per azzerare il divario Nord-Sud lo Stato dovrebbe investire in più ogni anno al Sud 75 miliardi. Un cittadino pugliese riceve 13.637 euro: il divario con il Centro-Nord è di 3.726 euro. Per dare ad un pugliese la stessa spesa del Settore Pubblico Allargato di un cittadino del Centro-Nord, lo Stato, ogni anno, dovrebbe spendere in Puglia almeno 14 miliardi di euro in più per suoi 4 milioni di abitanti.

Infine, qualora Veneto, Emilia Romagna e Lombardia trattenessero il 90% dei loro tributi sui rispettivi territori, cosa accadrebbe al bilancio dello Stato?

Secondo una simulazione su dati 2015 dei professori Adriano Giannola e Gaetano Stornaiuolo sulla Rivista Economica del Mezzogiorno, 190 miliardi su 751 di bilancio nazionale uscirebbero dal bilancio nazionale ed entrerebbero nelle casse di Emilia Romagna (43 miliardi), Veneto (41 miliardi) e Lombardia (106 miliardi).

Per il Servizio Bilancio del Senato, nella Nota 52, se le regioni “differenziate” trattenessero parte dei tributi sul proprio territorio, non sarebbero garantiti i livelli essenziali delle prestazioni nelle altre regioni.

* da La Gazzetta del Mezzogiorno

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5 Commenti


  • Pasquale

    La solidarietà nazionale non è mai stata nelle corde dei reazionari. Sono quelli della secessione. La verità è che fra di loro c’è chi in teoria,queste scelte dovrebbe avversarle,non foss’ altro che per aver predicato a lungo la uguaglianza fra i popoli.


  • Paolo Pierdomenico

    perché io devo pagare per ingrassare gli amici di Emiliano o pagare il consiglio regionale siciliano (60 membri)? va bene la solidarietà ma ci sono deinlimiti


    • Redazione Contropiano

      gli stipendi e Emilianoe e soci regionali vari sono uno scandalo, certo… Ma non saranno loro a vedersi ridurre lo stipendio…. chiuderanno ospedali, asili, scuole, e altro. Che riguarda noi, non loro. Apri gli occhi, please. Non farti fregare ancora dal “populismo” anti-kasta (inventato dal Corriere della Sera, mica dal soviet supremo…)


  • Christian

    Sarebbe bello sentire una discussione approfondita e da sinistra in merito al federalismo. Non possiamo lasciare il discorso del federalismo in mano solo alla lega. È da anni che la sinistra parlamentare ha perso un occasione storica di portare avanti forme di federalismo che saranno l’unica soluzione a questi disastri che sono gli stati nazionali.


    • Redazione Contropiano

      Tesi piuttosto originale, visto che la riforma costituzionale del Titolo V l’ha fatta il Pd e, soprattutto, mentre è in corso una guerra mondiale…

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