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Tale Alain Elkann incontra i lanzichenecchi…

C’era un tempo in cui Alain Elkann aveva una rubrica settimanale sulla Stampa, in quanto genero del proprietario.

La leggenda vuole che i redattori lo mettessero crudelmente in pagina lasciando intatti i suoi svarioni grammaticali e ortografici, per vendicarsene silenziosamente.

Oggi [ieri, ndr] invece Alain Elkann ha scritto su Repubblica, in quanto padre del proprietario.

E offre il racconto, drammatico e toccante, di un suo viaggio in treno, da Roma a Foggia, su un Italo, in prima classe.

L’Autore è infatti serenamente seduto accanto al finestrino, intenzionato a leggere Proust e il Financial Times, quando purtroppo si avvede che nel medesimo vagone ci sono anche alcuni adolescenti, vestiti da adolescenti con tanto di cappellini da baseball, mentre lui indossava un vestito di lino blu.

Questi giovinastri – si scopre scorrendo il pezzo – parlavano ad alta voce di calcio e ragazze, disturbando l’Autore, che pure aveva estratto la sua penna stilografica e il suo taccuino di riflessioni: ma in quel fastidioso vociare non riusciva a concentrarsi.

Talvolta questi virgulti – uno dei quali con l’acne – nel loro parlare usavano addirittura termini vernacolari, financo scadendo nel turpiloquio, il che rendeva ancora più inaccettabile la situazione.

Non solo. L’Autore rivela che quegli sgraditi compagni di viaggio non lo degnavano di uno sguardo: continuavano a parlare tra loro di calcio e ragazze, bevendo Coca Cola, benché avessero la fortuna di potersi confrontare su Proust con un gigante del pensiero come Elkann.

Pensate che al termine del viaggio non lo hanno nemmeno salutato.

La misura era colma.

Ma per fortuna, una volta giunto a destinazione, Elkann ha preso il telefonino e ha ordinato a Molinari di ospitare il suo sdegno.

Il mondo doveva sapere.

P.s. E pure in redazione non l’hanno presa bene…

*****

Incredibilmente, i “lanzichenecchi” hanno letto Repubblica e scritto questa risposta qui…

Qualche giorno fa io, la Luciana, il Michele e il Filippo stavamo sul treno per Foggia, che peraltro aveva già accumulato tipo 50 minuti di ritardo per un guasto alla linea elettrica.

Vabbè, insomma, se ricordo bene parlavamo di calcio perché il Michele parla solo di calcio e di figa e siccome aveva parlato di figa fino a Benevento, nell’ultimo tratto aveva deciso di parlare di calcio.

Io e la Luciana partecipavamo ridendo molto, mentre il Filippo con le cuffiette ascoltava tutto un flow che gli ha spedito la Barbara, che poi non è partita con noi.

Comunque stavamo così, a farci i cazzi nostri quando un tizio, con pantaloni lunghi e una giacca blu che ci siamo detti – ma guarda quello, qui fanno 50 gradi e lui non suda, sarà un replicante e giù a ridere -, insomma questo tizio comincia a dire delle parole in francese, così, ad alta voce.

Teneva un libro aperto (in un’ora non l’ho mai visto girare la pagina), guardava fuori dal finestrino come a contemplare la vastità dell’eccetera eccetera e poi diceva cose in francese come se avesse scoperto la ruota e sorrideva, ci guardava, diceva una parola in francese e sorrideva, ma non cambiava pagina.

Poi ci siamo rimessi a parlare di figa e di come avremmo potuto rimorchiare in spiaggia, cose così, e il Michele ha detto che conosce un locale fuori Foggia che si chiama il Night, un nome di merda che manco mio nonno, però vabbè si chiama così, e la Luciana, forse per distrarci dal monotema sulla figa ha indicato il signore di lino che in quel momento stava tirando fuori da una borsa di pelle tipo quella del mio pediatra un sacco di quotidiani di carta, in varie lingue diverse.

Li tirava fuori dalla borsa e ci guardava, ci guardava e sorrideva, li sfogliava ci guardava e sorrideva, tanto che la Luciana stava per dirgli ma che cazzo guardi?

Invece il Filippo l’ha bloccata e ha detto guarda che penna figa che c’ha, quella è una stilografica. Che a noi poi quando mai c’è fregato delle stilografiche, invece il Filippo ha la passione per queste cose antiche e ha detto guardate che quella penna costa più di tutto quello che spenderemo in vodka lemon questi 10 giorni in Puglia.

Il signore in lino deve aver capito che il Filippo apprezzava perché si è messo a scrivere su un quadernino tipo diario e darei il mio iphone per sapere cosa cazzo c’ha scritto, forse ha fatto solo dei disegnini, oppure avrà scritto la parola francese, o il mattino ha l’oro in bocca, come il Nicholson in Shining quando impazzisce.

Comunque, troppo divertente, mentre pensavo a queste cose, e la Luciana si era già stufata, il Michele aveva ripreso a parlare di rigori e il Filippo a riascoltare la musica, il signore in lino si è alzato per scendere, si è fermato a un metro da noi guardandoci come a dire ‘non mi riconoscete?’

Non lo so, mi sono fatto questa idea, aveva l’aria di chi voleva essere riconosciuto, celebrato, e invece noi ci siamo fatti i cazzi nostri e lui prima ha detto una cosa tipo “lanzichenecchi” – che la Luciana dice che è una parola che si è inventato -, e poi è uscito dal vagone anche un po’ in fretta.

Credo che abbia anche scureggiato, perché ho sentito come un rumore di porta che scricchiola, ma nel vagone le porte sono solo a scorrimento, dunque, dai, era una scureggia.

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7 Commenti


  • Ruth Jakobs

    FANTASTICI…siete MEGA- FAN-TAS-TI-CI!!!!!


  • Manlio Padovan

    Mala temora currunt…da ambo le parti.
    E non mi aper che sia un pezzo degno di apparire su un quotidiano di sinistra. Forse perché io penso alla sinistra sempre come una cosa seria. O sbaglio?
    Forse a 87 anni sono ancora un ingenuo.
    Mala tempra currunt…e non credo che ne verranno di migliori….almeno a breve.


    • Redazione Contropiano

      Il problema – e il pericolo – sta nel considerare Repubblica come un giornale “di sinistra”. Non lo è mai stato, al massimo vagava tra i radicali, il Psi e la sinistra Dc. Insomma: è stato l’organo deputato a distruggere il “senso comune” che una volta era della sinistra. Ora sono euro-atlantisti guerrafondai, con la proprietà della famiglia Agnelli e un direttore in odore di Cia e Mossad…


  • Aristarco

    Ne ho letto un’altra di ‘lettere” di risposta ad Alain Elkann… anche quella anonima. E ho l’impressione che in giro ve ne siano altre.


  • Enzo De Cicco

    più in basso di così Repubblica!!!!…


  • Lauro

    Un’esempio di storia surreale (probabilmente inventata) per sottolineare l’odio di classe tra il nobile alieno con disturbi dell’adattamento e dei semplici ragazzi di.nuova generazione che lo ignorano. E forse anche una celata critica ai treni Italo, che avrebbero consentito che questa plebe accedesse nel vagone di prima classe.


  • Marco

    in effetti…..ma come hanno fatto poi questi giovinastri, lanzichenecchi poi,a comprare biglietti di prima classe . .non glieli dovevano proprio vendere…
    un po’ di sano classismo, per favore Italo….

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