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Roma. Manifestazione contro l’eliminazione del Reddito di Cittadinanza

In continuità con le proteste a Napoli e in altre città dei giorni scorsi, continua la mobilitazione contro la sospensione del reddito di cittadinanza e per la dignità del lavoro, e la campagna sulle leggi di iniziativa popolare per un salario minimo di 10 euro l’ora e per l’introduzione del reato di omicidio sul lavoro.

Questa mattina a Roma si è tenuta una manifestazione sotto la sede Inps del Tuscolano, un quadrante popolare e popoloso in cui ha sede anche uno dei Centri per l’Impiego in cui non transita alcuna vera occasione di lavoro (vi trova lavoro solo il 2,1% di chi lo cerca) ed ai quali dovrebbero rivolgersi i disoccupati “occupabili” a cui è stato tolto anche quel minimo di reddito che consentiva la sopravvivenza. Hanno preso parola alcuni disoccupati a cui è stato tolto il reddito di cittadinanza.

Con la sospensione del Reddito di Cittadinanza, comunicata via Sms venerdì scorso a 169 mila famiglie, e contestualmente con l’ostracismo contro l’introduzione del salario minimo, il governo Meloni ha messo l’acceleratore sulla sua guerra ai poveri e a chi vive di lavoro precario e sottopagato.

La città di Roma è la seconda in Italia dopo Napoli per numero di sospensioni già comunicate e sono previste altre 80 mila comunicazioni a livello nazionale fino a settembre.

Si tratta di un attacco diretto ai tantissimi che in questo Paese non trovano un lavoro data la disoccupazione strutturale o che in questi anni sono stati costretti a lavorare per salari sottopagati o al nero. Il problema infatti non è il reddito di cittadinanza, ma il mondo del lavoro.

Occorre mettere la parola fine alla indecente narrazione secondo cui i percettori di reddito sarebbero degli scansafatiche. La verità è che in Italia ci sono contratti regolari, firmati dai sindacati confederali, che prevedono paghe da fame. Questo non è lavoro è sfruttamento. E viviamo in un Paese in cui i salari sono diminuiti negli ultimi trent’anni a causa di politiche di centro-destra e centro-sinistra.

È il momento di mobilitarsi di fronte a un esecutivo che sceglie di fare pagare questa crisi a chi non arriva a fine mese. Il governo Meloni mentre toglie 2 miliardi e mezzo sul reddito, mentre continua a dare oltre 21 miliardi alle imprese, aumenta la spesa militare per la guerra che nel 2023 raggiungerà 27.7 miliardi (+ 800 milioni dal 2022) e legittima un’evasione fiscale che nelle stime raggiunge la cifra attorno ai 100 miliardi all’anno.

Foto di Patrizia Cortellessa

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