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La sinistra in Europa sotto il tiro dei sionisti, ma l’Italia non c’è

Un rapporto diffuso dalla famigerata Anti Defamation League e da quattro associazioni partner europee, getta definitivamente la maschera sul carattere reazionario delle organizzazioni sioniste. In pratica tutti i partiti e le organizzazioni che dimostrano solidarietà con la causa palestinese vengono additate come antisemite.

Secondo questo rapporto, in Europa l’antisemitismo sta crescendo nei partiti e nelle correnti politiche della sinistra radicale, dai quali viene “normalizzato”, in particolare sotto forma di antisionismo.

La ricerca, rilanciata da diverse testate israeliane, tra cui ‘The Times of Israel’, rovescia la storia e la verità, rivedendo i precedenti rapporti sull’antisemitismo realizzati in Europa, che lo associavano principalmente ai neofascisti.

Ma questi ultimi oggi in Europa hanno il vento in poppa e quindi le organizzazioni sioniste si adeguano al vento che tira facendoseli alleati.

Nella lista delle forze politiche della sinistra europea messe all’indice, in Spagna viene indicato addirittura Podemos, definito “un partito neo-marxista radicale”, insieme ai suoi “associati comunisti”.

La coalizione formata nel 2020 ha “permesso l’ingresso di un partito di estrema sinistra nel governo spagnolo, consentendo all’antisemitismo di tornare sulle piattaforme tradizionali”, dalle quali era stato messo al bando dal periodo postbellico, ha sottolineato l’autore del rapporto dell’Anti Defamation League.

“Ora l’antisemitismo si sta facendo strada nei partiti indipendentisti basco e catalano”, sottolinea rapporto nel capitolo curato, dal gruppo filo-israeliano Acom, partner di ADL in Spagna.

“Sessant’anni anni fa, prima dell’era democratica, l’antisemitismo aveva mantenuto le sue forme classiche ed era chiaramente una questione di destra in Spagna, come nel resto d’Europa. Oggi, l’antisemitismo anti-israeliano della sinistra politica rappresenta la stragrande maggioranza dell’antisemitismo, mentre “la destra spagnola è quasi interamente filo-israeliana e si difende dall’antisemitismo”, si legge nella parte del documento dedicato alla Spagna.

Nel Regno Unito, invece, l’organizzazione di controllo sull’antisemitismo Cst, partner britannico di ADL, prende di petto Jeremy Corbyn, ex leader del Labour Party, “che aveva invitato nel partito gli antisemiti ai margini dell’establishment politico di sinistra”. Le campagne di ostilità sioniste e filoisraeliane contro Corbyn sono state pesantissime e allucinanti, fino a portarne l’esclusione dalla leadership del Labour.

In Francia, nella lista nera dei sionisti è finito Jean-Luc Mèlenchon, leader di La France Insoumise (LFI), “che sta imbrigliando e diffondendo l’antisemitismo”, come denunciato da “K”, la rivista ebrea francese con sede a Parigi.

Il rapporto fa riferimento a una serie di dichiarazioni di Mèlenchon, ampiamente bollate come antisemite, in particolare quando ha promesso di non aderire mai agli “arroganti dettami” del Crif, che raggruppa le comunità ebraiche franco-francesi, o quando, nel 2014, ha difeso le manifestazioni per la Palestina.

La Germania non fa eccezione al trend europeo, come riscontrato dal gruppo contro la discriminazione Amadeu Antonio Stiftung, secondo il quale “i dibattiti sulla sinistra politica stanno normalizzando l’antisemitismo e spostando la linea di base”. In altri termini, quella che anni fa era “considerata una posizione estrema, è diventata ora un’opinione centrista nel discorso più ampio”.

Curiosamente, ma emblematicamente, da questa lista nera della sinistra in Europa accusata di antisemitismo è del tutto assente sia l’Italia che la sinistra italiana. Si vede che in Italia la mordacchia, l’intimidazione, ma anche l’autocensura e la capitolazione ideologica della sinistra nella denuncia del sionismo, hanno funzionato meglio.

E’ una constatazione niente affatto consolante.

Il rapporto della Anti Defa mation League fa anche un confronto tra l’Europa e la situazione attuale negli Stati Uniti, dove “la retorica e la terminologia antisioniste popolari nei circoli di sinistra europei sono sempre più utilizzate da alcuni nei circoli politici di estrema sinistra statunitensi”.

Emblematico di questo andamento è, secondo la stessa fonte, una lettera del 2021 a firma della deputata democratica Rashida Tlaib e di diversi altri membri del Congresso, nella quale le politiche di Israele in Cisgiordania venivano definite come “colonialismo dei coloni”.

Secondo l’analisi dell’organizzazione sionista, in quella occasione, ma non solo, “viene utilizzato un linguaggio che cerca di equiparare Israele alle politiche colonialiste dei governi europei” ed etichetta “i palestinesi come unica popolazione indigena”, tentando cosi’ di “cementare l’idea che gli ebrei non abbiano alcun diritto o storia sulla terra”.

Questo rapporto dell’ADL è semmai la conferma che i gruppi sionisti da anni sono ostili alla sinistra e profondamente integrati con la destra, soprattutto adesso che la destra sembra avvolgere il suo manto nero sull’Europa. Inevitabile che un progetto colonialista come il sionismo trovasse piena sintonia con la rivendicazione del colonialismo occidentale come progetto di civiltà superiore da imporre ai paesi in via di sviluppo.

Una Israele in mano ai partiti sionisti più estremi non è la causa ma è la conseguenza di tutto questo.

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