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L’università nelle tende. Una nuova pedagogia del conflitto

Il sole di Roma picchia sulla tendopoli che gli studenti universitari hanno allestito da lunedi all’entrata dell’Università La Sapienza. Striscioni e cartelli sono lì a spiegarne le ragioni.

Il problema degli affitti da rapina e di una casa o di una stanza “per studiare a Roma” pesano come un macigno sulla condizione di migliaia di studenti. Una volta li chiamavano “I fuorisede” e il problema non è nuovo, ma oggi – con l’impazzimento speculativo sugli affitti – è diventato molto più pesante, e non solo a Roma.

Già a maggio, a partire da Milano, gli studenti avevano allestito delle tende davanti a diverse università italiane. Adesso sono ripartiti perché il problema che avevano posto mesi fa è tutt’altro che risolto. Anzi, la questione abitativa nella sua interezza è riesplosa con violenza di fronte ad un “mercato degli affitti” ampiamente dominato da spinte speculative sia grandi che piccole.

Se a maggio l’attenzione che si era aperta sul tema del caroaffitti ci aveva fatto ben sperare” dicono gli studenti di Cambiare Rotta “ad oggi a inizio nuovo anno accademico dopo mesi e mesi la situazione non è cambiata e per questo abbiamo già ripreso le proteste: prima a Milano e poi con la mobilitazione nazionale del 14 settembre”.

Quest’anno però c’è molta più attenzione tra gli studenti, soprattutto tra le matricole” ci dice una studentessa davanti al gazebo che funziona da bar oltre che da “quartier generale” della tendopoli. “In molte e molti vengono qui a chiedere informazioni, a solidarizzare. Qualcuno anche se ha già risolto il problema viene a dormire qui in tenda per solidarietà”.

Più in là un’altra studentessa sta spiegando cosa succede ad un ricercatore statunitense di Los Angeles incuriosito e contento di quello che ha trovato nell’ateneo romano.

Quando arriviamo vediamo i due blindati della polizia piazzati in pianta stabile sul piazzale in movimento e i poliziotti schierati. Il motivo era la manifestazione degli studenti per la libertà di Khaled El Qaisi che si è da poco conclusa tra i viali dell’università. Khaled è uno di loro, è uno studente italo-palestinese che le autorità israeliane hanno arrestato da un mese senza fornire motivazioni mentre rientrava in Italia dalla Palestina.

Sul piazzale all’entrata dell’università le tendopoli sono due. Una di Cambiare Rotta, l’altra dell’Udu vicina a Pd e Cgil. Tra le due realtà non c’è molta comunicazione ma una convivenza di fatto.

A loro interessa solo fare rappresentazione” dice Martina “a noi interessa aggregare e organizzare gli studenti su questa e sulle altre priorità che riguardano migliaia di giovani”.

Gli studenti nel gazebo discutono dei turni e delle cose da fare mentre i thermos sfornano caffè in continuazione. La tendopoli deve funzionare da centro propulsivo, intercettare e aggregare altri studenti.  Per il 19 ottobre si prepara una manifestazione al ministero delle Infrastrutture responsabile per le questioni abitative. Si insegna e si impara molto in mezzo a queste tende, è una sorta di nuova pedagogia, ma questa volta fondata sul conflitto.

Le foto sono di Patrizia Cortellessa

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1 Commento


  • Maurizio

    se dalle matricole nascono nuovi combattettenti..

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