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Confermata la condanna a Cavallini per la strage di Bologna

La Corte d’Assise d’Appello di Bologna ha confermato la condanna di primo grado all’ergastolo per Gilberto Cavallini quale esecutore materiale della strage del 2 agosto, insieme a Mambro, Fioravanti, Ciavardini e Bellini (quest’ultimo al momento solo in primo grado).

Con la sentenza si riconosce la matrice politica e la volontà destabilizzatrice dell’ordine democratico della strage, derubricata in primo grado a “strage comune”.

Con essa, dunque, da una parte vengono confermati i rapporti tra NAR, Ordine Nuovo e i servizi segreti, in particolare con l’ufficio affari riservati del Viminale, smontando quindi la tesi dello spontaneismo dei NAR.

Dall’altra viene altresì smontata la fantomatica “pista palestinese”, ovvero la principale tesi inventata a difesa dell’imputato nonché la più importante opera di depistaggio portata avanti negli anni per allontanare una verità giudiziaria sulla strage.

Questa sentenza pone dunque un ulteriore tassello verso una verità storica e giudiziaria che per oltre quarant’anni è stata ostacolata da apparati dello stato (e non solo) tramite depistaggi, false dichiarazioni e insabbiamenti.

Questa condanna, unitamente a quella in primo grado di Paolo Bellini dello scorso anno, ci conferma una volta ancora che è esistita, durante la Prima Repubblica, una trama portata avanti da apparati dello stato legati ai servizi segreti, alla NATO e alle reti Stay Behind.

L’obiettivo era impedire qualsiasi cambiamento in senso progressivo della società italiana fino ad auspicare “l’instaurazione di uno Stato autoritario, nell’ambito del quale fosse sostanzialmente impedito l’accesso alla politica delle masse”. Obiettivo poi comunque raggiunto, anche con altri mezzi…

Secondo il procuratore generale Proto, gli elementi probatori a sostegno del fatto che Cavallini e Bellini fossero in stretto contatto con uomini dei servizi sono emersi in modo inconfutabile. Così come il fatto “che l’ipotesi sui mandanti non è un’esigenza di tipo logico-investigativo, ma un punto fermo”.

La strage di Bologna – si legge nelle motivazioni della sentenza contro Paolo Bellini – ha avuto dei mandanti tra i soggetti indicati nel capo d’imputazione, non una generica indicazione concettuale, ma nomi e cognomi nei confronti dei quali il quadro indiziario è talmente corposo da giustificare l’assunzione di uno scenario politico, caratterizzato dalle attività e dai ruoli svolti nella politica internazionale da quelle figure, quale contesto operativo della strage di Bologna”.

Secondo i giudici “anche la causale plurima affonda radici nella situazione politico-internazionale del paese e nei rapporti tra estremisti neri e centrali operative della strategia della tensione sui finire degli anni Settanta”.

È quindi “nella complessa realtà politica di quegli anni che vanno trovate le causali della strage, una causale la cui individuazione va compresa allargando ancora di più il campo di osservazione cui ci si è dovuti necessariamente contenere in questo processo”.

In attesa delle motivazioni della condanna a Gilberto Cavallini, il quadro entro il quale si compie la strage alla stazione di Bologna e, più in generale, in cui si sviluppa la strategia della tensione in Italia si dipana e chiarifica.

Ne emerge anche nella verità giudiziaria e senza ombra di dubbio una volontà politica chiara e definita degli apparati statali e di ambienti legati alla massoneria, che dall’immediato dopo guerra fino almeno agli anni Ottanta si sono serviti dei fascisti e dell’eversione nera.

Con la loro mano andava stroncato con ogni mezzo quell’insorgenza di classe che, soprattutto a partire dalla fine degli anni Sessanta, prese ad alzare la testa e a battersi non solo per un miglioramento delle proprie condizioni di vita, ma anche e soprattutto per un radicale cambiamento sociale.

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1 Commento


  • R.P.

    Okey. 2023 – 1980 = 43 anni .
    Che dire? R.P. Ffm. 🙁

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