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Calcio giovanile. La burocrazia della FIGC non ha consentito il tesseramento dei ragazzi “stranieri”

L’applicazione burocratica di una legge può provocare seri problemi. Il mondo del calcio dilettantistico e delle categorie minori è attraversato da un terremoto a causa della gestione burocratica da parte della Federazione Italiana Gioco Calcio, alla quale sono tesserati decine di migliaia di giocatori delle giovanili. Tra questi ci sono migliaia di ragazzi “stranieri” ma nati in Italia che quest’anno non si sono potuti tesserare.

Il cosiddetto “Ius Soli Sportivo” era una legge grazie alla quale le società sportive italiane potevano tesserare i ragazzi stranieri sopra i dieci anni (purché “regolari”).

La legge che lo consentiva era la n.12 del 20 gennaio 2016 che permetteva ai minori extracomunitari residenti in Italia dal decimo anno di età di praticare attività sportiva agonistica. In pratica la legge prevedeva per tutti i bambini residenti nel nostro Paese “dal compimento del decimo anno di età” di essere tesserati presso le federazioni sportive “con le stesse procedure previste per il tesseramento dei cittadini italiani”.

Ma questa legge è stata abrogata dal decreto legislativo n.36 del 2021 andato in vigore in parte nel gennaio del 2022, in parte nel gennaio del 2023, infine nel luglio 2023. 

Il precedente Governo aveva iniziato un iter per allargare il diritto al tesseramento dei ragazzi stranieri, eliminando i limiti di età e con il solo vincolo di dimostrare la frequentazione scolastica di almeno un anno. Il decreto legislativo, all’articolo 16 comma 3 recita infatti che: “I minori di anni diciotto che non sono cittadini italiani, anche non in regola con le norme relative all’ingresso e al soggiorno, laddove siano iscritti da almeno un anno a una qualsiasi classe dell’ordinamento scolastico italiano, possono essere tesserati presso società o associazioni affiliate alle Federazioni Sportive Nazionali, alle Discipline Sportive Associate o agli Enti di Promozione Sportiva, anche paralimpici, con le stesse procedure previste per il tesseramento dei cittadini italiani di cui ai commi 1 e 2”.

Il meccanismo però si è inceppato nella presentazione dei documenti, perché la Figc si è trovata a gestire burocraticamente il modo con cui dimostrare la frequentazione della scuola e, nel dubbio, si è allineata ai parametri della Fifa, che richiedono una documentazione estremamente difficile da presentare per un immigrato (certificato di nascita e di lavoro dei genitori). Insomma, di fronte alle richieste, molti tesseramenti sono stati bocciati e praticamente è stato rifiutato lo “Ius Soli Sportivo”.

Sulla vicenda è stata presentata un’interrogazione parlamentare del PD con l’obiettivo di chiarire in modo più comprensibile i termini della nuova legge. Nel frattempo, la Figc ha emesso una circolare chiarificatrice, secondo cui “tutti i minori privi di cittadinanza italiana possono essere tesserati (senza più il vincolo di aver compiuto i 10 anni di età) semplicemente dimostrando di avere un anno di frequentazione scolastica”.

Il problema è che l’intoppo burocratico della FIGC non ha consentito il tesseramento per quest’anno a migliaia di ragazzini e ragazzi “stranieri” ma nati in Italia. La cosa ha provocato seri problemi a molte società di calcio dilettantistiche e nelle varie categorie.

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