Menu

Fuori l’Italia dalla guerra. In piazza il 21 ottobre e il 4 novembre

In previsione della scadenza del decreto sull’invio delle armi italiane in Ucraina e in presenza di una escalation di guerra che dall’Europa si è andata estendendo al Medio Oriente e all’Africa, in Italia ci si prepara a scendere in piazza per “riportare il no al coinvolgimento nella guerra” nell’agenda politica del paese.

Di questo si è discusso domenica scorsa a Roma all’assemblea nazionale tenutasi al cinema Aquila. Sala piena, posti in piedi e tanti giovani, a dimostrazione che intorno alle date della mobilitazione – il 21 ottobre a Pisa e il 4 novembre a Roma – è venuta crescendo attenzione e disponibilità a prendere l’iniziativa.

Sotto l’incalzare degli avvenimenti in Palestina, l’assemblea è stata aperta dall’intervento di un compagno palestinese ed ha manifestato il pieno sostegno alla resistenza di un popolo da troppo tempo schiacciato dall’oppressione militare, coloniale e ideologica di Israele e dei suoi alleati in Occidente.

Per tutta la mattinata si sono poi alternati interventi significativi – dagli studenti torinesi caricati nei giorni precedenti ai portuali di Genova, da Giorgio Cremaschi all’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole a varie reti pacifiste storiche, dall’Usb agli studenti medi, dal movimento No Base di Coltano ai movimenti per il diritto all’abitare. Anche forze politiche come Potere al Popolo, Prc, Rete dei Comunisti, Pci, Unione Popolare sono intervenute confermando il loro sostegno alle mobilitazioni del 21 ottobre e del 4 novembre. Qui è possibile rivedere e risentire tutti gli interventi dell’assemblea di domenica.

Molti interventi hanno sottolineato l’esigenza di legare la mobilitazione contro la guerra alle ricadute sociali dell’economia di guerra su crescenti settori della popolazione. Per tutti la questione della rimessa in discussione della Nato non è una questione rimovibile dalle piattaforme. In tal senso verrà indirizzata una lettera aperta a Raniero La Valle e Michele Santoro promotori dell’appello Pace, Terra, Dignità che hanno tenuto la loro assemblea la settimana scorsa.

Entro il 31 dicembre in Parlamento si dovrà votare se rinnovare o meno il decreto che consente l’invio delle armi italiane in Ucraina, e tutte le forze presenti alla Camera dovranno assumersi la responsabilità di come voteranno. Il governo Meloni, tra l’altro, sarà costretto a decidere se e come aumentare l’impegno economico e militare nella guerra in Ucraina a seguito delle difficoltà manifestate agli alleati della Nato dall’amministrazione Biden.

Appuntamenti dunque il 21 ottobre a Pisa contro le basi militari e la militarizzazione dei territori e il 4 novembre a Roma per dire stop all’invio di armi, fuori l’Italia dalla guerra, basta con la Nato, più soldi alle spese sociali e ai salari e meno soldi per la guerra.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *