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Il blocco del traffico è violenza privata: tre ecoattivisti a processo

Due capi scout e una ricercatrice universitaria. Trattati come pericolosi criminali, arrestati, convalidati e, tra meno di un mese, sotto processo.

Questo è accaduto a Bologna, dove giovedì mattina tre giovani attivisti di Ultima Generazione sono stati portati via dalla polizia dopo aver fatto un blocco stradale in tangenziale: Ettore, Midia e Silvia sono i loro nomi.

Hanno trascorso la notte ai domiciliari e ieri mattina, accompagnati dai loro avvoacati Elia De Caro e Mimma Barbarello, si sono presentati davanti alla giudice Francesca Zavaglia, che ne ha convalidato gli arresti per i reati di violenza privata aggravata e danneggiamento (ma non interruzione di pubblico servizio, come pure richiesto dalla procura).

E così è finita con un obbligo di firma e due divieti di dimora a Bologna. Questo nonostante nessuno dei tre sia stato riconosciuto come promotore del blocco stradale, parte della campagna «Fondo riparazione» di Ultima Generazione. Gli avvocati hanno infine chiesto i termini a difesa e il processo è stato fissato per il prossimo 30 novembre.

Fuori dal palazzo di giustizia bolognese, intanto, una cinquantina di attivisti ha atteso il termine dell’udienza dando vita a un presidio di solidarietà per gli arrestati. Poi la partenza alla volta della Toscana, a spalare il fango causato dall’ennesima manifestazione del cambiamento climatico in Italia.

«Ettore, Silvia e Mida potrebbero essere familiari o amici di chiunque – si legge in una nota di Ultima Generazione – sono persone comuni che si sono trovate senza alternative di fronte alla propria società in pericolo e un governo sordo ai bisogni dei propri cittadini».

Ettore, che a Bologna frequenta l’Accademia di belle arti e adesso non potrà più recarsi a sentire le lezioni e a sostenere gli esami, si definisce «frastornato», «confuso» e «arrabbiato».

Spiega: «Non è denunciando noi che fermeranno il cambiamento climatico, non daranno un obbligo di firma al fiume che deve stare nei suoi argini se esonda, non riusciranno a permettere alla pioggia di non cadere e non riusciranno a fermare le alluvioni. Ogni anno aumentano i danni, i dispersi, i morti e non è denunciando noi che questa cosa verrà fermata».

Solidarietà da parte della Cgil di Bologna, con il segretario Michele Bulgarelli e la delegata al clima Susanna Sandri che parlano di «preoccupante tentativo di criminalizzazione di una protesta nonviolenta: il diritto al dissenso democratico è il sale della nostra Costituzione».

Esultanze di vario genere e gusto da destra. Spicca l’intervento del ministro degli Interni Matteo Piantedosi, che parla di «azione illegale sanzionata dalle autorità» e aggiunge che «in questo evento c’è la qualificazione intera di questo tipo di manifestazioni».

L’ostilità del governo nei confronti degli ecoattivisti non è certo una novità. E già si parla di nuovi reati ad hoc per fermare i nuovi nemici.

* da il manifesto

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1 Commento


  • salvatore

    francamente questi tizi mi fanno molto più incazzare di quelli che a Roma assaltarono la sede della cgil, ….. e questi due episodi nella loro fattispecie , sono emblematici del vero “mondo alla rovescia” chei stiamo vivendo

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