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In piazza per il ritiro della missione Aspides dal Mar Rosso

Ieri pomeriggio a Milano, Roma e a Bologna è andata in scena la prima mobilitazione nazionale per chiedere il ritiro della missione militare di guerra italiana ed europea dalle acque del Mar Rosso, la fine della postura bellicista assunta dal governo italiano e lo stop del genocidio in corso a Gaza da parte dello Stato d’Israele.

Ritirare la missione dal Mar Rosso

A Roma, in centinaia hanno sfilato tra le strade del Quadraro, storico quartiere resistente della periferia romana, situato nel quadrante più popoloso d’Europa, dove è presente anche il Centro Operativo di Vertice Interforze (COVI), una sorta di “Pentagono italiano” contro cui da qualche anno si svolgono manifestazioni per chiederne la chiusura e lo spostamento fuori dai quartieri popolari della città.

A Bologna e Milano invece sono state riportate nei presidi e nei cortei le parole d’ordine della giornata di mobilitazione: “Fuori l’Italia dalla guerra, no alla missione Aspides nel Mar Rosso”. Oggi pomeriggio si replica a Pisa e in altre città.

Tanti giovani in piazza

La giornata era stata promossa dal Comitato “Angelo Baracca” ed aveva raccolto numerose adesioni, dal mondo politico, sindacale, studentesco, associativo e pacifista.

I grandi protagonisti della giornata di ieri sono stati senza dubbio gli studenti, soprattutto di Cambiare Rotta e dell’Osa, che hanno animato le piazze con slogan contro il bellicismo del governo Meloni e dell’Unione Europea e per denunciare il clima di repressione interna che si respira nel paese per ogni voce che si oppone all’entrata – di fatto diretta – dell’Italia nel fronte di guerra mediorientale.

Ma in piazza erano presenti anche i lavoratori organizzati con l’Usb, le comunità delle diaspore latinoamericane e africane, le associazioni pacifiste e le organizzazioni politiche più impegnate nel fronte del contrasto alla guerra, come Potere al Popolo e la Rete dei Comunisti.

Contro la Nato, per la Palestina

Presenti ovviamente anche i rappresentanti delle organizzazioni palestinesi e dei comitati di sostegno, che non hanno mancato di sottolineare come le operazioni degli Houthi in Mar Rosso non sono contro “la libertà di commercio”, come vorrebbe far credere l’occidente collettivo, ma per boicottare i paesi che sostengono l’apartheid israeliano e i crimini contro l’umanità che i sionisti continuano a perpetrare in Palestina.   

Tutti gli interventi hanno sottolineato come la missione Aspides rappresenti un pericoloso salto di qualità nella crisi internazionale, di fatto portando ufficialmente in prima linea in un fronte di guerra mezzi, uomini e donne di paesi appartenenti alla Nato, come l’Italia.

Proprio l’oltranzismo della Nato è stato richiamato più volte ai microfoni della piazza: “fuori l’Italia dalla Nato, fuori la Nato dall’Italia”, si urla a gran voce dalle piazze, consapevoli che solo l’uscita dall’Alleanza della guerra può portare a un percorso di de-escalation, nel Mar Rosso come in Ucraina o negli altri focolai più o meno latenti del mondo.

Fuori l’Italia dalla guerra, manifestare contro il governo

Il percorso contro l’entrata dell’Italia in guerra e il genocidio in Palestina non finisce qui”, afferma Beatrice Gamberini di Potere al Popolo da Roma. “Continueremo a stare nelle piazze, nei luoghi di lavoro, nelle scuole e ovunque si possa costruire l’opposizione alla follia bellicista per portare la necessità di una manifestazione nazionale contro le mire guerrafondaie del governo e per sostenere la causa palestinese”.

Continuiamo già dal prossimo 25 aprile, affermando nel giorno della liberazione dal nazifascismo che la sola resistenza oggi è quella del popolo palestinese e che nelle piazze italiane non saranno tollerate i simboli e le bandiere del sionismo israeliano e della guerra”, conclude.

La periferia in piazza

In chiusura, arriva anche la notizia dell’attentato terroristico avvenuto nella periferia di Mosca. L’ennesima prova dei pericoli che la guerra comporta per l’intera cittadinanza e della postura criminale assunta dall’occidente collettivo, riunito nelle strutture imperialiste del blocco euroatlantico come Nato, Ue e Stati Uniti.

Governo italiano, Ue, Nato e tutte le voci che si spendono per giustificare l’entrata in guerra dell’Italia e i crimini commessi da Israele. Ecco i “nemici politici” indicati dalle piazze, contro cui è bene continuare a organizzare una massa critica il più grande e il più cosciente possibile.

Ne va della nostra vita e del futuro delle giovani generazioni.

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