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Bologna. Don Bosco: una vittoria per tutta la città

Un vecchio slogan diceva “La lotta decide, decide chi lotta.

E calza a pennello con quello che è accaduto a Bologna nel giro di meno di una settimana rispetto alla lotta per la difesa del parco Don Bosco e delle scuole Besta, nel quartiere San Donato.

Infatti, dopo mesi di lotta costante, cresciuta all’interno del quadrante nord di Bologna senza alcuna apertura al confronto da parte del Comune, in meno di una settimana un sindaco che aveva “indossato l’elmetto” pensando di sgomberare il presidio permanente ed iniziare i lavori con un’azione manu militari, condotta dalla Mobile e dai Carabinieri, è stato costretto ad incontrare una delegazione del Comitato Besta e degli attivisti che lo sostengono – tra cui una esponente di Ecoresistenze – e di fatto accogliere le loro istanze.

Il cantiere è stato sospeso e si apre un confronto sul progetto.

Il Corriere parla di “armistizio”, la Repubblica di “tregua”, il Carlino di “lavori sospesi”; tutti cercano una parola “tranquillizzante” per definire questo passaggio dalla militarizzazione di una questione amministrativa all’apertura di un processo realmente democratico.

É sicuramente più calzante il giudizio di Potere al Popolo, presente in massa fuori da Palazzo d’Accursio, e che ha co-animato l’importante vertenza, che parla di “vittoria della resistenza popolare” e suggerisce di “continuare la lotta.

Una lotta che ieri è stata portata fin sotto il Comune, dove prima un concentramento chiamato dagli studenti delle medie superiori in Piazza Nettuno e poi un presidio sotto Palazzo d’Accursio ha accompagnato la delegazione, riaccogliendola, tra applausi scroscianti, all’uscita verso le otto di sera.

Almeno 300 persone hanno animato il presidio con continui interventi per circa unora e mezza, con accanto un ingente schieramento di camionette della polizia ed un cordone di agenti della Digos di fronte all’entrata del Comune, assolutamente sproporzionati rispetto ad una convention assolutamente pacifica.

Un presidio partecipatissimo che ha voluto far sentire il proprio sostegno politico ed il proprio calore umano ritmando a gran voce e più volte lo slogan: “Il Don Bosco non si tocca, lo difenderemo con la lotta” e ha gridato “vergogna!” quando gli interventi ricordavano l’operato delle forze dell’ordine.

Un ennesimo pugno nello stomaco ad una informazione mainstream che nella giornata di lunedì parlava di “spaccatura”, come ha fatto il Carlino, mettendo ancora una volta in mostra una invidiabile capacità di capovolgere la realtà.

Il titolo testuale era: “Oggi l’incontro in Comune. Lepore ascolterà le richieste. Ma il comitato resta spaccato.

La Repubblica invece si era concentrata sulla “spaccatura” – più reale – dentro la maggioranza rispetto alla vicenda, dove la parte dei falchi è stata interpretata da gente come il “veterano” Claudio Mazzanti, assessore al traffico con Merola, la consigliera Dem Loretta Bittini, e l’ex M5S Marco Piazza, che va citato solo perché a tratti sembra recitare la celeberrima “supercazzola” di Amici Miei.

Esempio: “Condivido il dolore per l’abbattimento di ogni singolo albero. Io stesso ho combattuto per tanti alberi, ma non si possono accettare risposte violente. I vantaggi delle nuove scuole sono innumerevoli rispetto al mantenimento delle vecchie e l’amministrazione, dopo avere ascoltato tutti, deve decidere.

Ma anche le sedicenti colombe, come Coalizione Civica, ne escono con le ossa rotte, visto che non hanno contribuito in alcun modo al  pericolo che la situazione precipitasse, evitato solo grazie alla determinazione sul campo all’intelligenza collettiva dimostrata dalla “resistenza del Don Bosco”.

Questo percorso di confronto, che solo ora si avvia, sarà ovviamente in salita ed irto di ostacoli – come è apparso subito dal primo incontro di ieri – e in primo luogo tutto da definire, con le due posizioni l’amministrazione e il comitato) piuttosto distanti.

I prossimi appuntamenti di confronto del Comitato con i suoi sostenitori dovranno riferire in termini più dettagliati l’incontro avuto in Comune e si farà il punto su come proseguire.

Dalle dichiarazioni del sindaco e dall’impostazione che i giornali danno della vicenda emergono già alcune tattiche che verranno usate per cercare di indebolire coloro che, fino a pochi giorni, fa sono stati trattati come un “nemico” da azzerare piuttosto che come un interlocutore sociale con cui dialogare.

Il primo aspetto è il “ricatto economico”. In sintesi, la dilatazione dei tempi di realizzazione ha un costo un po’ ad libitum che  il sindaco valuta ora intorno al centinaio di migliaia di euro… Sparare qualche cifra senza dare uno straccio di riferimento fa sempre colpo.

Ad onor del vero il costo di 18 milioni di euro per la costruzione ex-novo delle scuole è sostenuto, per 2 milioni, dai fondi del PNRR con il suo “stringente” crono-programma. Il resto sono debiti che peseranno sui contribuenti.

Il tutto quando non sono stati ancora indicati i costi dettagliati di una ristrutturazione (sicuramente molto inferiori), in una città che parallelamente si appresta a spendere oltre mezzo miliardo di euro per la ‘linea rossa’ del tram, utile solo (e forse) a favorire la valorizzazione del mattone nei quartieri coinvolti.

Il secondo aspetto è il tentativo, prima in sordina e ora palese, di spostare la contraddizione per così dire a livello orizzontale”, contrapponendo un solido “fronte del no” costituito dal Comitato e dagli attivisti che lo sostengono, ad un fantasmatico “fronte del sì” in cui spiccano un sedicente comitato “Quattrofoglie” – favorevole alla costruzione ex-novo della scuola – che sembra stia raccogliendo le firme e a cui viene dato molto spazio sui media (sicuramente molto di più dello spazio riservato al Comitato Besta e alle anime che lo compongono, relegate sbrigativamente nel girone dei “violenti”).

Un comitato “per il sì” che – aggiungiamo noi – agisce solo “nell’ombra”, visto che in quartiere non ha dato presenza tangibile della sua esistenza, ma a cui il Corriere e la Repubblica dedicano ampio spazio.

Vogliamo la scuola, non ci sono alternative”, sostiene Daniele De Finis promosso come portavoce dal Corriere.

L’altra figura uscita dall’ombra è Elisabetta Morselli, attuale dirigente scolastica delle Besta – “arrivata lo scorso settembre”, ci informa Repubblica che dà uno spazio alle sue dichiarazioni decisamnete superiore al suo “peso”: Il consiglio di istituto è compatto e unito, non ci sono spaccature” sulla costruzione della nuova scuola.

Più realisti del re, verrebbe da dire.

É chiaro che il percorso dovrà tenere conto di tutte le esigenze, ma dovrà partire in primis da un’ipotesi che non è stata contemplata in maniera approfondita: la ristrutturazione dell’attuale edificio, se ve ne è necessità, con la tutela del parco, considerato che è stato un fiore all’occhiello per la scuola pubblica italiana.

In conclusione, pensiamo che sia stato stabilito un precedente importante grazie alla lotta del Comitato Besta: si può costringere un’amministrazione al dialogo attraverso un percorso democratico, se si è in grado portare avanti una vertenza con determinazione e di articolare i passi politici adeguati, e trovare sulla propria strada i giusti alleati e non figure alla il Gatto e la Volpe, anche stavolta mirabilmente interpretati da Clancy e soci.

Tutto ciò è stato possibile nonostante si siano mobilitati contro la resistenza del parco esponenti di primo piano del PD, di Fdi, Bignami (sottosegretario nazionale ai trasporti, nonché ras locale di Fdi sotto l’ala di Lisei), Questore, Prefetto, il Ministro Piantedosi, il Ministro Nordio e chi più ne ha più ne metta.

Una lezione di metodo…

Una lezione che deve essere appresa alla luce della resistenza ad altri progetti impattanti per la città a cominciare da quell’eco-mostro che sarà “il passante di mezzo”, se mai verrà realizzato, e della possibile edificazione di una parte dei Prati di Caprara, e per un uso pubblico di intere aree della città – come quelle dell’Arcoveggio in Bolognina – affinché non vengano divorate dalla rendita e dalle speculazioni commerciali-immobiliari.

Dopo questa vittoria, parziale ma significativa, tutto è possibile.

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