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Avanza troppo mese a fine stipendio per il 54% delle famiglie. Altro che prosperità

Il quadro idilliaco dello stato di salute della situazione economica del paese descritto dai tromboni mediatici del governo Meloni sembra ancora volta smentito dalla realtà.

Il 57,4% delle famiglie italiane arriva infatti a fine mese con difficoltà mentre il 36,8% deve attingere ai risparmi per arrivarci.  E’ quanto emerge dal 36esimo rapporto dell’Eurispes presentato oggi, secondo il quale le bollette (33,1%) e l’affitto (45,5%) mettono in difficoltà molte famiglie. A seguire ci sono poi le rate del mutuo (32,1%) e le spese mediche (28,3%).

L’Eurispes rileva che i prezzi dei beni di consumo, “sono in aumento per l’83% degli italiani”. Secondo il rapporto, inoltre, “la maggior parte degli italiani (55,5%) ritiene che la situazione economica del paese abbia subìto un peggioramento nel corso dell’ultimo anno, mentre solo per il 18,6% la situazione è rimasta stabile e solo un italiano ogni dieci (10%) ha indicato segnali di miglioramento. Il 15,6% non sa o non ha voluto fornire alcuna risposta”.

Guardando al futuro, rileva Eurispes, “gli italiani sono invece cauti: per il 33,2% la situazione economica italiana resterà stabile nei prossimi dodici mesi. I pessimisti, che attendono un peggioramento, sono il 31,6%, mentre il 10,8% prospetta un periodo di crescita economica. Un quarto del campione non indica una risposta. Il 40,9% dei cittadini afferma però, che la situazione economica personale negli ultimi 12 mesi è rimasta stabile”. Anche se con diversa intensità, sottolinea il rapporto, “complessivamente il 35,4% degli italiani denuncia un peggioramento della propria condizione economica, mentre il 14,2% riferisce un miglioramento”.

La necessità di ridurre le spese comporta spesso anche la rinuncia a spese importanti di carattere sanitario, in alcuni casi anche essenziali per la salute. Poco meno di un italiano su tre ha rinunciato a cure/interventi dentistici (29,5%), a controlli medici periodici/preventivi (28,7%) e a trattamenti/interventi estetici (28%). Il 23,1% ha rinunciato a visite specialistiche per disturbi o patologie specifiche, il 17,3% a terapie/interventi medici e il 15,9% all’acquisto di medicinali.

Sul fronte dei pagamenti il 24,8% ammette di aver pagato le bollette con forte ritardo, il 22,1% ha avuto ritardi nel pagamento delle tasse, il 18,5% è stato in ritardo/arretrato con le rate del condominio e il 14,9% ha saldato in ritardo i conti presso commercianti/artigiani. Inoltre, osserva Eurispes, un terzo degli italiani paga in nero alcuni servizi. Il bisogno di risparmiare ha spinto il 33,6% degli italiani infatti a pagare in nero alcuni servizi come ripetizioni, riparazioni, baby sitter, medici, pulizie, ecc., il 37,6% ha dovuto rinunciare alla baby sitter e il 24,3% alla badante.

Dentro le difficoltà economiche più che le banche sono le famiglie d’origine a essere un punto di riferimento per i prestiti: il 32,1% degli italiani ha chiesto sostegno finanziario ai genitori e l’11,7% è tornato a vivere in casa con la famiglia d’origine.

Alcuni sono ricorsi per ricevere prestiti al sostegno di amici, colleghi e altri parenti (17,2%); solo il 16% ha richiesto un prestito in banca, mentre il 13,6% ha dovuto chiedere soldi in prestito a privati (non amici o parenti”) e qui emerge il rischio dell’usura.

Il 15,3% ha dovuto vendere o ha perso beni come la casa o l’attività commerciale/imprenditoriale. Si acquista molto a rate (42,7%), spesso su piattaforme online a interessi zero (21,3%)”.

L’Eurispes insomma ci restituisce il quadro di una crescente difficoltà economica e sociale per un ampia parte della società, quella per cui il governo o non prende provvedimenti di sostegno o addirittura li prende in senso avverso. Se non siamo un imprenditore balneare, un manager della ristorazione e del turismo, un latifondista agricolo o un grande proprietario di immobili, non siamo nelle grazie di questo esecutivo. Figuriamoci poi che fine ha fatto la tassazione sugli extraprofitti di banche e aziende energetiche. I soldi di chi ha i soldi non si toccano, si tolgono a tutti gli altri.

Un motivo in più per essere in piazza il 1 Giugno a Roma contro il governo Meloni.

 

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