A giugno l’Unione Europea ha varato l’aumento dei dazi sui veicoli elettrici delle case automobilistiche cinesi, come risultato di un’indagine sui sussidi dati ad esse da Pechino e considerati concorrenza sleale. Sappiamo però che, ad ogni modo, ci sono trattative in corso.
Basti pensare che il giorno dell’entrate in vigore di queste misure, il nostro ministro delle imprese, Adolfo Urso, è volato in Cina e, al ritorno, ha voluto ribadire come il Dragone rimanga un partner commerciale fondamentale. E come i suoi investimenti siano guardati con estremo interesse.
Una posizione che sembra cozzare con la soddisfazione mostrata solo poche settimane fa per i dazi imposti da Bruxelles. Ma che lo stesso ministro ha ricondotto alle opportunità di soluzione negoziale sul tema e cooperazione win-win con i cinesi.
Sul sito dell’ambasciata d’Italia a Pechino si legge che la due giorni di Urso aveva come obiettivo quello di “verificare la possibile cooperazione e le partnership industriali negli ambiti della tecnologia green e della mobilità elettrica”.
Urso ha parlato varie figure, tra cui Jin Zhuanglong, ministro dell’Industria e della Tecnologia dell’Informazione cinese, con il quale si è deciso di realizzare un memorandum di cooperazione industriale. In prospettiva, si vuole rendere l’Italia un “hub produttivo in Europa e nel Mediterraneo”.
A questo scopo, il ministro italiano ha incontrato, infatti, anche il presidente di Chery Automobile, con la quale c’è in corso una discussione per il suo approdo quale produttore in Italia stessa. Urso ha incontrato anche i vertici di altre case automobilistiche, quali Dongfeng, JAC e CCIG.
Non a caso, ad accompagnare Urso, c’era anche Roberto Vavassori, oggi a capo dell’ANFIA, la associazione che rappresenta le imprese automotive. Che non possono affidarsi troppo a Stellantis, il grande ‘campione europeo’ di origine italiana, per mantenersi appetibili sul mercato.
La multinazionale guidata da Tavares, infatti, ha firmato un accordo per assembleare i mezzi della Leapmotor, ma in Polonia. La conquista del mercato europeo da parte delle macchine elettriche cinesi è considerata inevitabile, ma per inserirsi nella filiera l’Italia non è considerata molto appetibile.
È chiaro che, con questa missione, Urso ha voluto anche tentare di guadagnarsi un po’ di margine di trattativa con Stellantis stessa. Anche per ciò che riguarda la gigafactory per batterie elettriche di Termoli, progetto da poco sospeso.
Infine, il ministro delle Imprese ha avuto colloqui per approfondire anche i nodi legati allo sviluppo e alle tecnologie per la produzione di energia da fonti rinnovabili, in particolare eolico offshore floating e turbine.
Dunque, guerra commerciale, ma fino a un certo punto. Una strategia che prevede di attaccare le imprese cinesi e allo stesso tempo di sfruttarne la penetrazione nei mercati occidentali, che per ora funziona ma che non è detto potrà durare a lungo.
Quello che rimane completamente fuori dalla bussola dell’azione politica in area euroatlantica è una concreta transizione ecologica e il posizionamento prioritario dell’ambiente sul profitto, rischiando di creare problemi anche all’enorme sforzo cinese nel combattere il cambiamento climatico.
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