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L’Anac stronca i decreti per il Ponte sullo Stretto

L’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) ha stroncato, in Commissione Ambiente della Camera, l’ultimo provvedimento voluto dal ministro Salvini per proseguire i lavori per il Ponte sullo Stretto di Messina. Non è la prima critica che arriva, ma di sicuro una delle più autorevoli.

Il decreto Infrastrutture è stato approvato in Consiglio dei Ministri lo scorso 24 giugno, e con esso verrebbe cancellato il termine del 31 luglio per la presentazione del progetto esecutivo del Ponte. Esso prenderà forma per fasi costruttive, ovvero con lavori approvati e fatti di volta in volta.

Giuseppe Busia, presidente dell’ANAC, ha infatti sottolineato che per una tale opera serve “un progetto esecutivo unitariamente considerato, altrimenti si rischierebbe di approvare singole fasi del progetto senza essere certi che queste fasi vadano a collegarsi l’una con l’altra“. In sostanza, come guidare alla cieca.

Ma al di là dell’assurdità di pensare che questa grande infrastruttura possa essere costruita con queste modalità, il problema che sorge è anche quello della sicurezza e dei costi. È il WWF Italia a denunciare che, in questo modo, non si può avere certezza delle spese che verranno effettivamente affrontate.

Il decreto, infatti, amplia il margine di manovra sull’aumento dei costi in corso d’opera, mettendo in rapporto le tariffe del 2021 con quelle del 2023. A dare il via libero alle spese aggiuntive saranno soggetti individuati dal ministero delle Infrastrutture.

Ma soprattutto, gli aspetti controversi riguardano le problematicità sorte sulla Valutazione di Impatto Ambientale ancora in corso. In una nota del WWF si legge inoltre: “prima di passare alla fase esecutiva del progetto, devono essere eseguite “prove di fatica” sia sui cavi principali che sui relativi elementi di appoggio“.

Sul punto sarebbe opportuno che il Parlamento prendesse visione delle osservazioni presentate in sede di procedura VIA che hanno documentato come ad oggi non esistano “macchinari” idonei per tali test e come i tempi necessari per eseguirli siano del tutto incompatibili con quelli dichiarati dal Governo e dal progettista“.

Insomma, porte aperte a un’ennesima grande opera, utile solo a gonfiare i bilanci delle aziende coinvolte. E per di più, senza le dovute sicurezze che un lavoro ingegneristico di questo livello dovrebbe prevedere.

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1 Commento


  • Oigroig

    Poi c’è la stretta repressiva: fino a 25 anni di carcere per chi contesta un’«opera pubblica» con violenza o minacce… «Opere pubbliche» (!?) calate dall’alto tenendo all’oscuro le persone che vivono sul territorio… Sono quelle leggi abbastanza vaghe ed elastiche da permettere un’applicazione del tutto discrezionale e ad personam. Come Cospito condannato all’ergastolo per una «strage» senza alcuna vittima…

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