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La metà dei lavoratori impiegati nell’agricoltura è irregolare

Il comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro, l’Ispettorato nazionale del lavoro e l’Istituto nazionale previdenza sociale mercoledì 24 luglio hanno effettuato un’ispezione di vigilanza straordinaria coordinata nelle province di Mantova, Modena, Latina, Caserta e Foggia. 

Le aziende agricole ispezionate sono 109, con 505 lavoratori trovati impiegati durante i controlli. Le aziende che hanno presentato delle irregolarità sono 62 (57%), mentre 236 sono i lavoratori senza regolare inquadramento (47%), con 3 minorenni e 136 cittadini extracomunitari. 

Tra loro, i lavoratori impiegati senza contratto sono 64, di cui 23 completamente sprovvisti di regolare permesso di soggiorno. 

L’esito dei controlli ha portato a 27 i provvedimenti di sospensione dell’attività d’impresa, di cui 17 per lavoro “in nero”, sette per gravi violazioni in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e tre per entrambe le fattispecie. 

Come si apprende da Agenzia Nova, le sanzioni amministrative comminate sono pari a 475 mila euro. 

Nella provincia di Latina, la stessa dove si è consumato l’omicidio sul lavoro di Singh Satnam, sono state controllate 34 aziende, con 14 che sono risultate sono risultate irregolari (41%) e tre sono state sospese. 

I lavoratori controllati sono stati 130, 32 dei quali sono risultati irregolari (24%) e cinque completamente “in nero”. 

Nel corso di una delle ispezioni, “sette lavoratori extracomunitari hanno tentato la fuga alla vista dei Carabinieri. Una volta raggiunti e identificati, i sette sono risultati sprovvisti di adeguata formazione e informazione nonché in possesso di un contratto di lavoro subordinato di tipo stagionale con decorrenza dal 1° luglio al 31 agosto”, riporta sempre l’Agenzia, “quindi successivo alla morte del bracciante agricolo Singh Satnam”. 

Per l’ennesima volta, l’Italia si conferma una Repubblica fondata sul lavoro irregolare, dove il padroncino di turno ha la “libertà” di fare il bello e il cattivo tempo nei confronti dei lavoratori e delle lavoratrici. 

Di fronte a mille morti all’anno da più di un decennio e a una serie ormai sterminata di report che certificano l’irregolarità della stragrande maggioranza di imprese che operano sul territorio italiano, il governo Meloni discute invece di un sistema di verifiche e ispezioni ancora più morbido di quello attuale, già martoriato dal cronico sottodimensionamento dell’Ispettorato, che tra le alte novità prevedrebbe 10 mesi di stop garantiti ai controlli all’azienda che avesse superato con esito positivo l’ispezione. 

Queste sono le “riforme gratis” che tanto piacciono all’Unione europea, quelle che non influiscono sul bilancio dello Stato e consegnano ai nostalgici oggi al governo il ruolo che storicamente gli compete: bastonare il mondo del lavoro. 

La riscossa non può che passare attraverso una rottura verticale con quei partiti (Pd e accoliti) e quelle organizzazioni sindacali (Cgil, Cisl e Uil) che fanno del “contrasto alle destre” uno slogan elettorale, senza però portare al momento buono nessun cambiamento positivo per chi vive, lavora e studia nel nostro Paese.

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