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Già raccolte 500mila firme per il referendum contro l’autonomia differenziata

L’obiettivo delle 500mila firme per il referendum abrogativo contro la legge sull’Autonomia differenziata sembra essere già stato raggiunto, anche se manca ancora la conferma ufficiale. Decisiva è stata la possibilità di raccogliere le firme anche online.

Secondo alcune indiscrezioni sulla piattaforma sarebbero state contate 355.167 adesioni nel pomeriggio di ieri. Dai banchetti, inoltre, sono state raccolte oltre 150.000 firme.

Ma da Marina Boscaino, portavoce del comitato promotore, arriva un invito alla cautela. “Nel pomeriggio di ieri sono uscite su varie testate giornalistiche indiscrezioni sul raggiungimento delle 500.000 firme, tra cartacee e online. Siamo felici dell’importanza che finalmente le maggiori testate stanno attribuendo alla lotta contro l’autonomia regionale differenziata, ma dobbiamo rilevare che si tratta di una informazione presuntiva, poiché è impossibile per chiunque al momento sapere il numero delle firme raccolte ai banchetti” – scrive in una nota diffusa questa mattina.

Non c’è dubbio che la risposta popolare è pronta, molto consistente ed entusiasta: i banchetti sono letteralmente assediati da persone che intendono firmare… I numeri sulla piattaforma sono d’altra parte molto consistenti, al di là delle più ottimistiche previsioni, e fanno ben sperare – a poco più di una settimana dall’attivazione – in un esito molto positivo. Ma i banchetti rimangono e devono rimanere il momento di maggiore investimento”.

Il comitato promotore, però, non ha intenzione di fermarsi alle 500 mila firme già raccolte. L’obiettivo è andare avanti per tenere alta l’attenzione e accrescere la partecipazione dei cittadini, sia online che nelle piazze. L’obiettivo è raggiungere almeno un milione di firme per il referendum che chiede l’abrogazione totale della legge varata dal governo Meloni.

Questo enorme potenziale non va disperso attraverso ambigui compromessi ma gettato sul piatto della bilancia contro il governo Meloni, per il rilancio della Costituzione repubblicana e per la piena realizzazione del principio dell’ eguaglianza formale e sostanziale di cui all’art 3 contro privatizzazione e neoliberismo e di quella del principio di autonomia di cui all’art. 5, che non prevede certo differenziazioni socioeconomiche tra le Regioni” scrive il Centro Ricerche ed Elaborazione sulla Democrazia in una nota.

Il riferimento critico va al referendum parziale messo in campo dalle regioni a guida Pd a metà luglio. L’iter innescato dalle cinque Regioni a guida piddina era partito l’8 luglio scorso con il sì della Campania. Erano seguite poi l’adesione dei consigli regionali di Emilia Romagna, Toscana, Sardegna e della Puglia. Questo referendum, diversamente da quello su cui sono state raccolte le firme, chiede però l’abrogazione parziale della Legge 86 sull’autonomia differenziata delle regioni, una legge che ai governatori Pd non è mai dispiaciuta e che anzi volevano introdurre a loro volta.

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