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Scarcerati Ali e Mansour, ma Anan Yaesh è ancora in carcere. La montatura contro i palestinesi in Italia perde pezzi

Nell’udienza di ieri, 9 settembre, il tribunale del Riesame dell’Aquila ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare ed ha ordinato l’immediata scarcerazione per Ali Irar e Mansour Doghmosh, due dei tre palestinesi arrestati a marzo all’Aquila insieme ad Anaan Yanesh con l’accusa di associazione con finalità di terrorismo internazionale.

I giudici della Corte d’Appello de L’Aquila a marzo avevano rigettato la richiesta di estradizione avanzata da Israele per Aanan Yaesh per «la concreta possibilità che nelle carceri israeliane venga sottoposto a tortura» ma, il giorno prima dell’udienza, e con macroscopiche forzature procedimentali, era scattato un ulteriore mandato di arresto nei confronti di Anan e dei suoi coinquilini, Ali Irar e Mansour Doghmosh, che, per presunte azioni di resistenza nei Territori Occupati, si trovavano da marzo scorso nelle carceri italiane con l’accusa di associazione con finalità di terrorismo internazionale (art. 270-bis c.p.).

A luglio, la Cassazione aveva deciso di annullare la richiesta del mandato di cattura, pur rimandando l’ultima decisione per la loro scarcerazione allo stesso Tribunale del Riesame de L’Aquila che si è pronunciato ieri pomeriggio.

Soddisfazione da parte degli attivisti solidali con i palestinesi avevano manifestato davanti al tribunale dell’Aquila, a sostegno dei tre palestinesi.

A fine udienza, l’avvocato Flavio Rossi Albertini ha commentato che: “Il pubblico ministero ha tentato di integrare le lacune individuate a luglio dalla Cassazione che hanno determinato l’annullamento. Lacune che a nostro giudizio restano tali”.

“D’altra parte il pronunciamento della Cassazione su Ali e Mansour è piuttosto chiaro – ha aggiunto – l’accusa avrebbe dovuto dimostrare una partecipazione attiva in attentati di matrice terroristica, attività che non rientrino nella legittima difesa o nel diritto all’autodeterminazione dei popoli”.

Tutto quello che possono dire sui miei assistiti – ha concluso – è che ‘forse’ hanno qualche ruolo nella resistenza in Cisgiordania ma questo non è reato in Italia. Diventa reato solo se è configurato come terrorismo, così come definito dalla convenzione di New York nel 1999. O riescono a dimostrare che hanno travalicato quei limiti posti dal diritto internazionale, oppure, in assenza di altre prove, non possono trattenerli”.

Gli attivisti solidali con i palestinesi chiedono ora la scarcerazione anche per Anan Yaeesh. Quest’ultimo è l’unico per il quale, fin da questa estate con l’udienza in Corte di Cassazione, era stata confermata la misura della detenzione in carcere.

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