Dopo le critiche di giuristi e gli appelli delle opposizioni, sul controverso disegno di legge Sicurezza del governo, approvato alla Camera e in corso di vaglio al Senato, si appuntano ora anche le perplessità e i dubbi del Consiglio d’Europa.
Pur nei toni felpati della diplomazia istituzionale, il commissario per i diritti umani dell’organismo internazionale, Michael O’Flaherty, ha inviato il 16 dicembre una lettera al Presidente del Senato italiano, Ignazio La Russa, contenente diverse considerazioni critiche sul ddl. Alla missiva, il presidente dell’assemblea di Palazzo Madama ha risposto con un’altra missiva, protocollata il 19 dicembre, ossia ieri.
Nel testo La Russa ha comunicato al Consiglio d’Europa di aver trasmesso il messaggio, “per l’eventuale seguito di competenza”, al ministro per i Rapporti col Parlamento Luca Ciriani e ai presidenti delle commissioni Affari Costituzionali e Giustizia, Alberto Balboni e Giulia Bongiorno, presso le quali è in corso l’esame del provvedimento.
«I senatori si astengano dall’adottare» la nuova legge
La lettera, resa nota oggi, contiene diversi passaggi pungenti. Alcune norme del ddl, scrive il commissario, “restringono il diritto a manifestare e esprimersi pacificamente“. E, a suo parere, “i senatori dovrebbero astenersi dall’adottarlo, a meno che non venga modificato in modo sostanziale per garantire che sia conforme agli standard del Consiglio d’Europa in materia di diritti umani“.
Nel merito, O’Flaherty ritiene che “gli articoli 11, 13, 14, 24, 26 e 27, che introducono reati definiti in termini vaghi e includono altre severe restrizioni, creino spazio per un’applicazione arbitraria e sproporzionata, colpendo attività che rappresentano un legittimo esercizio della libertà di riunione o espressione pacifica“.
Restrizioni ai diritti dei detenuti
Nella lettera, O’Flaherty lamenta inoltre la possibilità che il testo, se approvato,”limiterà anche i diritti delle persone detenute in carcere o nei centri di detenzione per i migranti“.
Il commissario ricorda come “i detenuti continuano a godere del diritto alla libertà di espressione, che comprende alcune forme di protesta pacifica che possono comportare una resistenza passiva“.
Ciò significa che, seppur con le limitazioni connesse al loro stato detentivo, le persone in carcere non possono essere escluse dal diritto a manifestare (per contestare per esempio le condizioni in cui sono trattenuti, che diversi organi di giustizia sovranazionali hanno spesso giudicato non sempre conformi agli standard internazionali).
Non solo: il commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa ritiene “che diverse misure all’interno del disegno di legge sembrano specificamente concepite per colpire i manifestanti ambientalisti, compresi i giovani difensori dei diritti umani“.
E proprio su questo, un giro di vite in Italia sembrerebbe già in atto, stante il fatto che – avverte ancora l’alto rappresentante dell’organismo internazionale – proprio il suo ufficio “ha già osservato un aumento delle segnalazioni dall’Italia di azioni legali e misure restrittive nei confronti di individui che sostengono azioni urgenti per la protezione dell’ambiente, anche attraverso l’attuazione della recente legislazione“.
* da Avvenire
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