Il 39% degli italiani sondati dall’Ipsos (riportato sul Corriere della Sera) sono contrari al piano di riarmo europeo. I favorevoli sono il 28%. Sul conflitto in Ucraina il 57% si dichiara equidistante tra Russia e Ucraina, mentre i sostenitori di Kyev sono scesi dal 55% del marzo 2022 al 32% di questa ultima rilevazione.
Un altro sondaggio, questa volta di Euromedia (oggi su La Stampa) rivela che il 49,9% degli italiani è contrario all’invio di armi all’Ucraina mentre il 54,6% è contrario all’aumento delle spese militari (favorevole il 33,5%).
Si conferma in sostanza la contrarietà della maggioranza della popolazione alle avventure militariste in cui i governi europei e quello italiano vorrebbero trascinarci.
Questi sondaggi dimostrano che la costruzione del consenso intorno al riarmo europeo e alla escalation bellicista dovrà ancora lavorare molto per convincere la gente che riarmarsi è inevitabile e che la guerra può diventare un male necessario.
Hanno cominciato a provarci con la manifestazione “europeista” di ieri a Piazza del Popolo, mobilitando tutte le cordate mediatiche, politiche, artistiche, associative del mondo liberaldemocratico, mettendo insieme i convinti riarmisti e quelli che dicono una cosa e poi ne fanno un’altra, in una eterna contraddizione che li ha resi sempre meno credibili.
Per molti versi l’ipocrisia europeista sentita in Piazza del Popolo è altrettanto pericolosa e inquietante come le rodomontate della destra. Anche le buone intenzioni ormai non possono prescindere dal fatto che se “L’Europa deve mostrarsi forte” oggi non può che farlo con le modalità indicate dal piano Von Der Leyen, non esistono nè vengono indicate altre strade. E questo sta spingendo i popoli e i paesi europei su un pericolosissimo piano inclinato.
Hanno anche provato ad occultare prima, durante e dopo, la contromanifestazione che a meno di un chilometro di distanza – in piazza Barberini – diceva invece No al riarmo europeo e non uomo né un euro per le loro guerre.
La sproporzione delle capacità mobilitative tra le due piazze non aveva confronti, eppure Piazza Barberini ha cominciato a riempirsi fino a doversi trasformare in un corposo corteo. In qualche modo la piazza alternativa ha sentito sulle spalle la possibilità di dare voce a quello che i sondaggi rivelano essere il sentimento prevalente nella società.
Questo conferma che in alcune occasioni occorre avere il coraggio di “gettare il cuore oltre l’ostacolo”, e che il creare una polarizzazione con punti di riferimento politicamente nitidi è assai più efficace che limitarsi a dichiarazioni di presa di distanza.
I sondaggi ci confermano che lo spazio sociale per una opposizione al riarmo e alla guerra c’è ancora. Si tratta di sperimentare e capire come dargli rappresentanza, affinché diventi ingombrante per un governo che rischia di trascinarci nella catastrofe bellicista e diventi un insormontabile ostacolo sulla strada anche di governi diversi dall’attuale ma che perseguono gli stessi scopi.
C’è uno spazio da attraversare e un pericolo da sventare. Al lavoro per una grande manifestazione nazionale contro la guerra.
Foto di Patrizia Cortellessa
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Angelo De Marco
non male la manifestazione/ corteo di piazza Barberini, sempre poco difronte alla situazione attuale. Proporrei che in ogni quartiere, paese ecc si creassero comitati contro gli armamenti e che queste risorse venissero spese nel welfare. Penso che sia un ottima cosa per avvicinare cittadini che altrimenti sempre più disgustati da questa politica già si astengono o cominceranno a farlo; naturalmente non soltanto pensando alle elezioni ma anche per creare nuove reti, nuova sintonia con pezzi di popolo.
Salvatore
per fortuna la gente dimostra molto più intelligenza e serietà rispetto a tutti i ridicoli guerrafondai.
Oigroig
Chi ragiona sulla base dei sondaggi rischia di assomigliare a chi ci governa. Non è che una cosa sia vera, giusta o esatta solo perché piace a una maggioranza di persone. Senza un programma complessivo di trasformazione radicale dell’esistente, i singoli temi potranno al limite suscitare movimenti d’opinione buoni solo a mimare l’apparenza della democrazia. Senza un’analisi concreta di come funzioni oggi tecnicamente la guerra, di quale sia la sua necessità entro il ciclo economico attuale, di quali forme di “guerra alla guerra” siano oggi possibili ed efficaci, la “polarizzazione” di idee finirà solo per produrre confusione ed equivoci e persino rassegnazione.
Redazione Contropiano
Grazie dei suggerimenti. Non ci era mai capitato di pensarci…