Il plenum del Consiglio Superiore della Magistratura voterà oggi sul suo parere rispetto al Decreto Sicurezza ancora in discussione in Parlamento.
La maggioranza di governo insiste nell’affermare che è prerogativa del legislatore l’individuazione delle condotte illecite colpite da sanzione penale, ma molti esperti della materia continuano a ricordargli che è la Corte costituzionale a sottolineare come la discrezionalità non può equivalere ad arbitrio. Su questo è stato esplicito l’appello lanciato da 237 giuristi e costituzionalisti contro il Decreto Sicurezza.
Come noto il provvedimento del governo introduce 14 nuovi reati, nove aggravanti e innumerevoli aumenti di pena.
Una delle preoccupazioni del CSM è l’impatto degli effetti del decreto sugli uffici giudiziari, visto che «una migliore efficacia dell’organizzazione» è semmai conseguenza di interventi di depenalizzazione e non il suo contrario. Una filosofia che questo governo ha attuato solo nel settore dei reati contro la pubblica amministrazione con l’abrogazione dell’abuso d’ufficio, cavallo di battaglia del berlusconismo prima e della destra oggi.
Le misure di contrasto all’occupazione abusiva di immobili fanno emergere criticità sia sul versante dell’indeterminatezza della nozione di violenza sia sull’identificazione dei soggetti puniti al di fuori delle ipotesi di concorso, ma oscura è anche la procedura da seguire per la reintegrazione nel possesso.
Molto problematica rimane la risposta penale prevista per le forme di resistenza passiva all’interno delle carceri: infatti “si tratterebbe di una novità pressoché assoluta per il nostro ordinamento, sin qui solidamente ancorato al principio della irrilevanza penale delle condotte di mera inazione rispetto all’ordine impartito dall’autorità”. Inoltre, l’equiparazione tra condotte di resistenza passiva e quelle caratterizzate da violenza e minaccia potrebbe prestare il fianco a rilievi di irragionevolezza.
Nella bozza del CSM si segnala la sanzione penale contro le manifestazioni del dissenso come gli inasprimenti di pena per le condotte di blocco stradale, in passato oggetto sia di depenalizzazione sia di amnistia e indulto.
Molto ha fatto e fa discutere la decisione di sopprimere la presunzione assoluta di divieto di carcerazione per donne incinte o madri di minori di un anno.
Infine l’innalzamento dei limiti di età, da 14 a 16 anni, per l’impiego di minori nell’accattonaggio nella bozza di parere del CSM, appare poco coerente con precedenti interventi, che invece hanno valorizzato profili di responsabilità di soggetti legalmente minorenni, ma sempre più precoci sul piano psico-fisico e relazionale.
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