Menu

Il decreto sicurezza è incostituzionale. Un appello di giuristi

Sono 237 i giuristi italiani, tra cui tre presidenti emeriti della Corte Costituzionale, che hanno lanciato un appello pubblico contro il “Decreto Sicurezza”. Tra i firmatari ci sono anche i presidenti emeriti della Corte costituzionale Gustavo Zagrebelsky, Ugo De Siervo, Gaetano Silvestri, e i vicepresidenti Enzo Cheli e Paolo Maddalena.

Questo provvedimento, secondo i firmatari, non solo viola la Costituzione italiana, ma rappresenta anche un attacco diretto ai diritti fondamentali dei cittadini.

Secondo i giuristi, non esisteva alcuna necessità né urgenza per trasformare un disegno di legge in un decreto legge. Questo metodo, utilizzato frequentemente dal governo attuale, è visto come un modo per bypassare il dibattito parlamentare e le prerogative delle Camere. La critica si concentra sulla mancanza di trasparenza e di rispetto per i processi democratici, elementi fondamentali in una democrazia sana.

L’appello è stato pubblicato sulle pagine de La Stampa e rilanciato da altri mass media sottolineando l’urgenza di una riflessione profonda su come le leggi vengono approvate nel nostro Paese.

Le molte lesioni costituzionali del nuovo decreto sicurezza sono state spiegate dal prof. Roberto Zaccaria, docente dell’università di Firenze e attualmente parlamentare del Pd. Secondo Zaccaria con questo decreto:

Si afferma un modello di repressione delle forme del dissenso che in una società democratica è invece fondamentale tutelare con forza. Se fare un sit-in equivale a un’aggressione durante una manifestazione, lo si equipara a comportamento violento. Oppure il Daspo urbano: impedire di partecipare a certe riunioni solo perché si è stati denunciati, non condannati, è un atto di prevaricazione fortissimo. Anche laddove si equiparano i Cpr al carcere e la resistenza passiva alle condotte attive di rivolta si lede il principio costituzionale di uguaglianza sancito dall’articolo 3 della Costituzione. Libertà personale (art. 13) e di circolazione (art. 16), diritto di riunione (art. 17), non tassatività delle pene (art. 25) sono tutte libertà costituzionali fortemente limitate dal decreto. Ciò dimostra la pericolosità di un atto legislativo che non è una riforma costituzionale, ma alcuni diritti fondamentali”.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

1 Commento


  • Anto

    No, ma questo è woke, buonista 😉 io credevo che eravate rossobruni, putiniani che vi guardavate bene dal criticare gli autiritari, come Trump, Meloni, figuriamoci Putin. Scherzo, nel senso che
    non si attaglia allo stereotipo che la propaganda diciamo troppo mainstream, cerca di costruirvi intorno.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *