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Primo successo Bds a Modena. Una lotta da estendere

Apprendiamo in queste ore, da fonte certa, che l’evento denominato Zero Trust Cyber security summit 2025, il cui svolgimento era stato programmato presso FLORIM CERAMICHE di Fiorano, per il giorno 22 maggio, è stato annullato. Tale evento risultava promosso dall’azienda italo-israeliana TEKAPP, fornitrice di servizi di cybersecurity per la Florim e per altre importan imprese del territorio.

I movimenti di sostegno alla Palestina avevano da giorni fortemente protestato per questa inizia va che dava voce e spazio ad un soggetto imprenditoriale, la Tekapp, notoriamente legato agli ambienti militari dello Stato di Israele.

Reti pro-Palestina, sindacati, associazioni e cittadini avevano firmato una lettera aperta destinata a Florim  (1) in cui si reputava assolutamente inaccettabile per il nostro territorio, una rassegna consistente nell’esibizione di potenza tecnologica prodotta da uno Stato accusato di genocidio.

Consideriamo la disdetta dell’evento come una vittoria totale della società civile modenese contro gli interessi dell’industria bellica e di Israele. Israele è uno Stato canaglia, impegnato in una guerra di sterminio e vanno boicottati e sanzionati i rapporti con Tel Aviv, a qualsiasi livello, dall’economia alle Università.

Prendiamo a o che la direzione Florim è andata nella giusta direzione annullando l’evento. Ma noi chiediamo un passo ulteriore: chiudere definitivamente i rapporti con la Tekapp. E rivolgiamo la stessa richiesta a Inalca spa, al Gruppo Romani Ceramiche, a La Fenice Ceramiche e a tu e le altre aziende modenesi che hanno rapporti con Tekapp.

È possibile che la sicurezza delle imprese del territorio debba essere affidata a filiere oscure i cui vertici stanno a Tel Aviv? Perché utilizzare fornitori di servizi di cyber-security lega al se ore bellico di un paese in guerra, accusato di crimini contro l’umanità? La sicurezza delle aziende modenesi è so o la tutela degli appara israeliani?

La politica e le amministrazioni devono assumere una posizione chiara in tal senso: chiedere al sistema di imprese modenese di sospendere i rapporti con Tekapp e aziende simili, fino a che Israele continuerà a bombardare donne e bambini e occupare territori altrui, usando tecnologie che vengono testate nei teatri di guerra e vendute in Europa come strumenti di “sicurezza digitale”..

E chiediamo anche a Confindustria, Confapi, Lega delle Cooperative e a tutte le organizzazioni datoriali: quante aziende modenesi si avvalgono della “tutela” di soggetti riconducibili ad ambienti militari israeliani?

Esiste un banca dati in tal senso? Si possono rendere pubbliche queste informazioni? Questi rapporti sono patrocina dai servizi segreti italiani o dal Ministero della Difesa? Si può aprire una discussione in questo territorio sui livelli di eticità minimi che sono richieste alle aziende modenesi in tempi così critici e delicati? L’opinione pubblica e i consumatori hanno diritto ad essere informati su queste commistioni tra economia e guerra?

In attesa di risposte da Florim su queste ulteriori richieste, ringraziamo centinaia di associazioni, partiti, sindacati, comitati e privati cittadini, che hanno prontamente risposto al nostro appello che aveva come obiettivo lo stop all’evento del 22 maggio.

La società civile e i movimenti, nel vuoto della politica, possono raggiungere risulta importanti, davanti al dilagare della militarizzazione dell’economia. La lotta continua, sempre al fianco della popolazione civile palestinese, martoriata, oppressa e sterminata dal regime sionista.

APPELLO:

Con vivo sconcerto, abbiamo appreso da un quo diano nazionale (1) che la vostra sede ospiterà il 22 maggio 2025 un evento denominato “Zero Trust Cyber security Summit 2025” nel corso del quale i CEO aziendali incontreranno “ethical haker da Israele” che tratteranno di “casi pratici dell’approccio offensive”.

L’evento, organizzato dal vostro fornitore di servizi Tekapp – azienda italo israeliana che vanta una solida esperienza nel comparto Difesa israeliano – assume contorni assai inquietanti, visto il contesto internazionale di guerra e le accuse di genocidio e crimini contro l’umanità mosse da organismi internazionali nei confronti dello Stato di Israele.

L’articolo in questione, ricorda i legami della Tekapp con l’esercito israeliano, in particolare con la famigerata Divisione 8200, unità di élite creata dall’IDF per condurre operazioni militari specializzate in guerra cibernetica, spionaggio, sorveglianza, controllo, uso dell’IA per pianificare azioni di sterminio contro il popolo di Gaza.

Secondo l’articolo, questa azienda apparterrebbe ad una tipologia di imprese israeliane del settore cybersecurity che testano e implementano sui campi di battaglia le loro strategie operative, per poi vendere all’estero le competenze maturate nella repressione e nella colonizzazione di territori occupati (Cisgiordania) o aggrediti militarmente (Gaza, Siria, Libano).

Secondo l’articolo, uno dei servizi proposti da Tekapp alle aziende italiane è denominato “adotta il tuo cecchino” con tanto di immagine di un tiratore che prende la mira. E non a caso la Regione Emilia Romagna ha (tardivamente) negato il patrocinio all’inizia va, diffidando gli organizzatori dall’uso del suo logo – almeno così sostiene l’articolo.

Naturalmente non possiamo sapere se tali informazioni corrispondano al vero e sarà eventualmente la Tekapp a doverle smentire. Resta il fatto che il quadro generale in cui il vostro evento andrebbe a collocarsi, resta assai problematico e allarmante per questo territorio.

Leggiamo dal vostro sito che Florim è: “società benefit e certificata B Corp, esplicitando formalmente il proprio impegno a operare non solo per il profitto ma anche per il bene del pianeta e della comunità”

Riteniamo tale profilo assolutamente incompatibile con una inizia va quale quella che ospiterete il 22 maggio.

Per tale ragione le associazioni scriventi – reti di sostegno alla Palestina, associazioni di promozione della pace e della cooperazione internazionale – attraverso questa lettera aperta, che sta circolando  nell’ambito della società civile, dell’Università, delle amministrazioni locali, delle forze politiche e sindacali, chiedono formalmente a Florim di annullare tale evento e riconsiderare il proprio rapporto con un fornitore tanto discutibile.

Una decisione in tal senso registrerebbe una sintonia tra la vostre scelte aziendali e la sensibilità diffusa nell’opinione pubblica sul tema dei massacri quotidiani che la Palestina subisce da un anno mezzo. Una scelta di segno opposto, purtroppo, dimostrerebbe disinteresse per la dimensione etica che pure rivendicate.

Infatti, la promozione della “rassegna”, vi collocherebbe idealmente al fianco e in appoggio alle politiche genocide dello Stato di Israele che, vi ricordiamo, è soggetto a boicottaggio economico da parte di molti paesi nel mondo. Un’azione in cui anche la vostra impresa potrebbe incorrere in futuro.

Restiamo in attesa di vostre notizie, certi che capirete la gravità della situazione e che opererete per distendere il clima di protesta e sdegno che sta montando, anche a livello nazionale, intorno alla iniziativa del 22 maggio.

Modena per la Palestina

BDS ITALIA

HANNO ADERITO AD OGGI:

128 realtà tra Associazioni, Partiti

643 cittadini/e

*****

L’annullamento dell’evento Florim–Tekapp è solo il primo passo. Non molliamo, anzi alziamo il tiro!

Vogliamo sapere quante aziende modenesi hanno affidato la loro “sicurezza digitale” a soggetti legati all’esercito israeliano.

Vogliamo sapere quante mani israeliane entrano nei dati strategici dell’economia locale.

Alla politica e alle amministrazioni chiediamo:

È normale che la cybersicurezza di aziende italiane sia affidata a soggetti riconducibili a uno Stato accusato di crimini contro l’umanità?

È normale che nessuno abbia niente da dire, tranne noi?

Pretendiamo trasparenza, controllo pubblico, rottura dei legami con chi sostiene l’apartheid.

Continueremo a scavare, nome per nome, contratto per contratto*

Lo abbiamo detto e lo ripetiamo:

Chi collabora con l’oppressione, sarà chiamato a rispondere di crimini di guerra

Non ci fermeremo. Fino alla libertà della Palestina!

*****

«Adotta il tuo cecchino». Gli affari emiliani della cyberguerra israeliana

Linda Maggiori – il manifesto

Sull’asse Modena-Tel Aviv I servizi offerti da Tekapp alle aziende, con gli hacker “etici” dell’«Unità 8200». E il quarto “Zero Trust&Cyber security Summit 2025” che si avvicina: la Regione, a cui abbiamo chiesto conto del patrocinio, si “sfila”.

Sempre più aziende emiliane si affidano alla cybersecurity israeliana, a tecnologie e esperti che provengono dalla Unità 8200 dell’esercito israeliano. Non è uno scherzo, e a Modena, presso la Florim Gallery, il 22 maggio prossimo si terrà il “Zero Trust&Cyber security Summit 2025”, alla sua quarta edizione, dove i ceo aziendali incontreranno «ethical hacker da Israele» che tratteranno di «casi pratici dell’approccio offensive».

L’evento, che si tiene da 4 anni nella Florim Gallery, è organizzato dalla Tekapp con la sua collegata Tek8200, aziende italo-israeliane con sede a Modena. Fondata nel 2014 da Daniel Rozenek, la Tekapp collabora in joint venture con Silynx che ha sede a Tel Aviv.

Cofondatore è Alex Peleg, che ha lavorato diversi anni nel ministero della Difesa israeliano.

«Le competenze e tecnologie made-in-Israel del nostro team distribuito tra Modena e Tel Aviv ti permettono di dormire sonni tranquilli», si legge in bella evidenza nel sito di Tekapp.

E poi ancora: «La nostra unità in Israele è composta da hacker etici israeliani provenienti dalla Divisione 8200». L’azienda inoltre afferma di usare il “Cyber Israeli Protocol”.

La divisione 8200 è infatti l’unità di élite delle Forze di difesa israeliane (Idf), creata per condurre operazioni militari specializzate in guerra cibernetica, spionaggio, sorveglianza, controllo. Alla 8200 e al Mossad sono attribuite le esplosioni dei cercapersone che in Libano, nel settembre 2024, hanno provocato 11 morti (tra cui una bambina) e 3000 feriti.

Già negli anni passati, esperti dell’unità 8200 fondarono l’azienda Nso Group, creatrice dello spyware Pegasus venduto a vari governi, che permette di prendere il controllo di qualsiasi telefonino, intercettare le chiamate, accendere microfono e fotocamera, accedere alle chat criptate.

Attualmente l’Unità 8200 è finita al centro di un’inchiesta giornalistica di +972, The Guardian e Local Call che ha svelato come la divisione stesse lavorando a una tecnica di sorveglianza di massa, tramite intelligenza artificiale, mirata a raccogliere informazioni sui civili palestinesi, esponendoli a violazioni di privacy, ritorsioni, arresti arbitrari, uccisioni.

Il servizio di “Red Team” proposto da Tekapp alle aziende italiane è chiamato in modo inquietante «adotta il tuo cecchino» con tanto di immagine di un cecchino che spara.

Questo a dimostrare come sia permeato di militarismo anche l’approccio di questa azienda “civile”. In un altro punto si legge: «Dipendenti scontenti o maldestri rappresentano la tua grande vulnerabilità».

Gli hacker «etici» israeliani assoldati dalle aziende, mettono quindi in atto tutte le tecniche di hackeraggio, compresa la social engineering nei confronti dei dipendenti ignari, per testare le difese aziendali. Ma fino a dove arriva la difesa e dove il controllo e lo spionaggio di dipendenti «scontenti» o scomodi, di attivisti, sindacalisti e concorrenti, imitando il controllo totale che Israele mette in atto verso i palestinesi? E quanto sono etici gli hacker che lavorano per la cyberguerra di Israele?

LE AZIENDE che usufruiscono di questa cyber-protezione sono (come si legge nel sito) la Florim, La Fenice (aziende di ceramica), Inalca (grande azienda di macellazione bovini) che sarà l’ospite d’onore al summit 2025, ma anche Accenture (Ammagamma) e altre. Nelle passate edizioni sono salite sul palco Tekapp anche Barilla, Dallara, Panini.

Il main partner di questa edizione è la Cynet, multinazionale di cybersecurity che ha sedi negli Usa e Israele. Altri partner sono Check Point, fondata a Tel-Aviv da Gil Shwed, ex membro della 8200, e altre cyber-aziende israeliane come Zero Network, Cynergy, Cylinx, italiane come Syneto, Wimore, TeamSystem e la compagnia assicurativa svizzera Zurich.

Fino a qualche giorno fa, il patrocinio dalla Regione Emilia-Romagna appariva in bella vista nel sito dedicato al programma del convegno. Alle richieste di chiarimento del manifesto, sottolineando l’inquietante legame con l’esercito israeliano, l’ufficio stampa della Regione ha precipitosamente dichiarato di aver concesso il patrocinio per gli anni passati, ma di non averlo rinnovato per il 2025, diffidando l’azienda dall’esporre il logo per questa edizione, subito tolto.

Ma se la Regione si è “sfilata”, (senza dire il motivo) resta nel programma la presenza (come relatori) di due docenti universitari, del Politecnico di Milano e dell’Università di Modena e Reggio Emilia. Il legame tra Tekapp e Unimore va oltre il convegno, con seminari e collaborazioni da anni.

Raffaele Spiga del movimento “Boicottaggio disinvestimento sanzioni” (Bds) sottolinea: «Se Israele è così all’avanguardia nella cybersecurity da poterla vendere alle aziende estere, è perché ha testato questi strumenti (…) nei checkpoint, lungo il muro dell’apartheid, nei territori occupati, per individuare i bersagli, per controllare il movimento della popolazione palestinese e mantenerne la segregazione. Vergognosa la presenza delle università a questo summit».

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1 Commento


  • Marina

    ottimo lavoro! spero sia solo l’inizio.con il boicottaggio si può andare molto lontano.

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