Venerdi 28 novembre sarà sciopero generale. Convocato da Usb e dai sindacati di base, sarà il terzo sciopero generale in tre mesi.
Negli occhi e nella memoria ci sono ancora le immagini delle manifestazioni di massa che hanno accompagnato gli scioperi del 22 settembre e del 3 ottobre, due scioperi generali apertamente “politici” – lo stop al genocidio in Palestina – che hanno visto una adesione molto al di sopra delle aspettative, che ha “innervosito” molto il governo e la politica e che sta facendo ancora discutere.

La sfida sullo sciopero generale del 28 novembre prova a tenere insieme il ripudio delle misure contenute nella Legge di Bilancio in materia di bassi salari e disuguaglianze sociali e fiscali con la contestazione dell’aumento delle spese militari e la logica del riarmo, una scelta strategica che ormai ispira le priorità economiche del governo.
E poi c’è il sostegno al popolo palestinese e il ripudio del genocidio operato da Israele che attraversa la piattaforma dello sciopero e quella della manifestazione nazionale a Roma convocata per il giorno successivo che coincide con la Giornata Internazionale di solidarietà con la Palestina.
Per la giornata di sciopero generale di venerdi 28 novembre si è scelto di manifestare nelle città, anche le più piccole. Alle lavoratrici e ai lavoratori si uniranno nelle piazze anche gli studenti protagonisti delle mobilitazioni di questi mesi e settori sociali importanti come i movimenti per il diritto alla casa e quelli delle ecoresistenze.
Il calendario dell’Usb indica una trentina di appuntamenti locali. Centrale sarà quello di Genova, grazie ai portuali diventata la “Capitale politica e morale” delle mobilitazioni di questi mesi. Qui è prevista la partecipazione anche di personalità internazionali come Greta Thunberg, Francesca Albanese e Chris Hedges.
A Roma l’appuntamento sarà direttamente a Montecitorio, dove la Legge di Bilancio è in discussione ma anche sede di quel ceto politico che critica sguaiatamente “gli scioperi del venerdi” praticando però il “week end lungo” da sempre.
Questa volta non ci sarà la convergenza sullo sciopero generale tra Usb e Cgil manifestatasi il 3 ottobre scorso. Uno scenario che ad alcuni era sembrato riproponibile e auspicabile ma che non poteva che essere improbabile.
La scelta obtorto collo della Cgil a ottobre, non era ripetibile e non poteva cancellare una divergenza strategica di contenuti e modello sindacale con l’Usb. Né poteva risolverla in pochi giorni per consolare chi, per ormai troppi anni, non ha ancora deciso quale modello sindacale intende adottare sul campo del conflitto sociale. I bassi salari, ad esempio, sono anche il frutto di una concertazione e contrattazione di Cgil Cisl Uil, sia di categoria che aziendale, che per anni hanno firmato sistematicamente accordi al ribasso.
L’indignazione popolare e generalizzata contro il genocidio del popolo palestinese ha creato nei mesi scorsi un clima diverso e per molti versi inaspettato, ma ha determinato una condizione irripetibile, almeno nel breve e medio periodo.
La convergenza tra le istanze sociali e contro il governo Meloni con la solidarietà alla Palestina e contro il genocidio da parte di Israele, sarà invece ben visibile il giorno successivo allo sciopero, nella manifestazione nazionale che partirà alle 14.00 da Porta San Paolo. Contemporaneamente ci sarà un corteo anche a Milano.
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