Il 7 dicembre il ministro della Difesa Guido Crosetto ha deciso di rilasciare la sua prima intervista dopo la pubblicazione della nuova Strategia di Sicurezza Nazionale statunitense all’Avvenire, e ha provato a delineare un’idea di mondo post-abbandono da parte degli USA. Sicuramente meritevole lo sforzo di uno dei pochi politici che prova a delineare una via strategica alternativa, ma bisogna dirlo chiaro e tondo: quelle di Crosetto sono allucinazioni che non possono avere alcun corrispettivo nella realtà.
Il giorno prima aveva affidato a X un primo commento degli indirizzi trumpiani, messi finalmente nero su bianco. Aveva scritto che “la traiettoria della politica americana era evidente già prima dell’avvento di Trump, che ha soltanto accelerato un percorso irreversibile“.
La traiettoria è quella del declino della potenza Usa e della competizione privilegiata con la Cina, alla ricerca della “supremazia economica e tecnologica nei prossimi anni perché significa supremazia in questo secolo“. Una strada sulla quale l’Europa – l’intera UE ma anche i parenti anglosassoni – sono più un peso che un investimento fruttuoso: non hanno risorse, non hanno capacità militari, non hanno idee.
Messa in chiaro la cornice del suo ragionamento, Crosetto ha provato a tratteggiare per l’Avvenire alcune linee di politica interna ed estera “pro-attiva”, in una evidente corsa a trovare un’alternativa alla protezione del padrino stelle-e-strisce, ma senza saper indicare una soluzione davvero credibile. Anzi, arriva a spararne certe che fanno sorridere per quanto sono fuori da ogni ipotesi allineata alla realtà.
Sul lato della politica estera, innanzitutto, un lampo di onestà che smantella l’allarmismo guerrafondaio di questi anni: “io non penso che la Russia muoverà guerra all’Europa“. Per il ministro le preoccupazioni sono tutte in altre cancellerie: “ma quello che mi dicono i colleghi dei Paesi del Nord e dell’Est Europa è un timore che, ai loro occhi, risulta più che fondato“. E allora gli alleati vanno ascoltati anche se psicopatici, con il corollario che questo, di per sé, legittima la corsa al riarmo.
Ma Crosetto fa un passo ulteriore. “In un mondo dove contano sempre di più i rapporti di forza – dice il ministro – dove il diritto internazionale, codificato da secoli, è carta straccia, l’imperativo più urgente è quello correggere le traiettorie pericolose e negative che sono di fronte a noi, e che ci fanno capire già ora cosa può accadere se non interveniamo“.
Crosetto si riferisce evidentemente a quello che sta succedendo all’Ucraina, mentre sembra che, a suo avviso, ciò che è successo a Iraq, Afghanistan, Libia, Siria, Palestina, invece, siano eventi accaduti nel “pieno rispetto del diritto internazionale”. Ma al di là di questo, è particolare la proposta del ministro: ripensare le strutture multilaterali e i sistemi istituzionali.
Un’idea che di per sé avrebbe teoricamente anche senso, in un mondo ben diverso da quello in cui è nata l’Onu, ad esempio. Ma la proposta concreta è ridicola: “serve una trasformazione profonda e veloce della Nato, che la faccia diventare una struttura capace di garantire un’alleanza per la pace nel mondo, un ‘braccio’ armato ma democratico, di una Onu rinnovata, uscendo dal ruolo di organizzazione di difesa del solo Occidente ‘atlantico’“.
Che serva una nuova architettura di sicurezza internazionale è evidente a tutti. Qualcuno dovrà prima o poi spiegare ai guerrafondai della UE che una tale architettura può essere creata solo parlando anche con quelli che al momento sono considerati “nemici”. È il senso stesso della diplomazia, altrimenti la parola resta o va alle armi.
Ma l’idea per cui al centro di questo nuovo “meccanismo di garanzia per la pace” ci possa essere la Nato, trasformata in un “braccio dell’Onu”, è davvero oltre ogni possibilità. L’unica funzione storica che ha ricoperto l’Alleanza Atlantica è quella di “difendere” gli stati europei da un avversario scomparso quasi 40 anni fa (il “Patto di Varsavia”), diventando in seguito il coro di accompagnamento dell’imperialismo Usa.
Un “braccio dell’Onu”, peraltro, dovrebbe logicamente comprendere tutto il mondo, compresi Russia, Cina, Nord Corea, Iran, ecc…
L’uscita di Crosetto rivela evidentemente la necessità di una sorta di sfida alla strategia trumpiana. La debolezza della UE in un mondo in cui ormai la dura e pura divisione in sfere d’influenza rappresenta la cifra principale deve essere contrastata in qualche modo, e Crosetto sembra voler utilizzare ancora la retorica del “multilateralismo” e del diritto internazionale.
Ma è il suo stesso ministro degli Esteri che ha detto in diretta TV che “il diritto vale fino a un certo punto“. Una composizione dei conflitti che passi attraverso organismi multilaterali è stata massacrata per decenni dall’Occidente, e ora che Trump ci ha messo una pietra tombale sopra, perché non più utile come camera di compensazione, pensare di poterla far rivivere a dispetto del Usa e mantenendo l’attuale quadro di “competizione internazionale” è una contraddizione in termini.
Per farlo, servirebbe un capitale politico, diplomatico ed economico da mettere sul piatto che, a dirla tutta, forse oggi solo la Cina potrebbe avere. Non a caso, sono varie le occasioni in cui un’alleanza di paesi del Sud Globale, come i Brics, hanno creato i propri organismi. Risulta invece una vera e propria allucinazione pensare che la UE possa mettersi alla testa di questo movimento, e tanto più porvi la Nato come “pilastro della sicurezza”.
È abbastanza chiaro anche il fatto che l’idea di ulteriore espansione dell’Alleanza Atlantica, in netta contrapposizione con ciò che è scritto nel documento strategico statunitense, risponda più che altro alla preoccupazione di allargare ad altri paesi – magari quelli nucleari – la tutela dell’articolo 5, in caso di attacco. Così da mettersi al riparo di altri ombrelli, spacciando la cosa come una revitalizzazione del multilateralismo Onu, e avendo così il tempo di rafforzare la difesa europea.
Insomma, di nuovo gli europei che provano a giocare col resto del mondo per recuperare un’egemonia perduta.
Crosetto non può davvero pensare che questa sia un’ipotesi realizzabile. Più concreta è l’idea di allargare la difesa comunitaria a una “difesa continentale”, integrando sempre più anche il Regno Unito, la Norvegia, i paesi balcanici ancora fuori. Mettere in sinergia più sistemi per sfruttare economie di scala e capacità tecnologiche… anche se fino a oggi sono stati più i contrasti che i successi.
Sul lato interno, per concludere, Crosetto ne approfitta per stigmatizzare le piazze che hanno denunciato le complicità col genocidio, di nuovo alimentando una retorica funzionale all’introduzione di misure repressive, e ha ribadito la sua volontà di creare una “riserva” di volontari, esperti nei campi dell’attuale guerra ibrida.
Questa “riserva” viene presentata come un’occasione di “riscatto per i giovani”, ma il nodo reale è che questo modello, ai giovani, non propone alcun futuro, solo emigrazione o guerra. E se i giovani vengono messi nei ranghi militari, cosa rimane della società? La questione della crisi demografica, con la natalità scesa di due terzi in 50 anni, è un tema reale per paesi che invocano la guerra un giorno sì e l’altro pure.
Crosetto fa un’altra proposta: “se non avessimo ereditato le follie di bilancio degli anni scorsi e magari avessimo in cassa i soldi buttati nei bonus edilizi, vorremmo e dovremmo introdurre, già da subito, una misura choc per provare a invertire la rotta: tasse zero per quelle famiglie che fanno più di due figli“.
Ma anche in questo caso il ministro mente. Perché è chiaro che una proposta del genere è irrealizzabile non solo per gli “sprechi” degli anni precedenti, ma per le entrate dello Stato, l’insieme dei trattati europei, per le imposizioni del Patto di Stabilità e soprattutto le “aspettative dei mercati”. E allora, è quella stessa “cornice europea” che sembra l’unica salvezza per gli imperialisti europei a rappresentare anche il principale tappo per qualsiasi strada strategica in grado di stare al passo coi tempi.
Un’alternativa di rottura è possibile, ed è anzi necessaria. Certo, deve tenere di conto che solo in rapporti complementari e vantaggiosi per tutti, in una direzione pubblica dell’economia, nel sostegno alla maggioranza della popolazione, cioè ai lavoratori, ai giovani come agli anziani, potrà essere davvero “alternativa”. Altrimenti si presenterà anche fisicamente solo come un diverso “suprematismo eurocentrico”.
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