Noi studiosi, studiose e docenti italiane di diverse discipline, lavoratrici e lavoratori afferenti a istituzioni accademiche ed enti di ricerca italiani e non, esprimiamo grande preoccupazione per i diversi disegni di legge che mirano a introdurre in Italia la definizione operativa di antisemitismo dell’IHRA, ovvero l’International Holocaust Remembrance Alliance.
Nonostante si richiamino alla lotta contro l’antisemitismo, questi progetti di legge lo banalizzano e lo equiparano all’espressione di opinioni critiche verso le politiche di occupazione dello stato israeliano.
Tali politiche sono state riconosciute come illegali e di discriminazione razziale dalla Advisory Opinion della Corte Internazionale di Giustizia nel luglio del 2024, e come forme di apartheid dalle più importanti organizzazioni palestinesi, israeliane e internazionali che lavorano in difesa dei diritti umani.
Come dimostrato dalle stesse organizzazioni e da molteplici rapporti delle Nazioni Unite, le politiche implementate dallo Stato di Israele hanno subito negli ultimi due anni una accelerazione e si sono tradotte in forme di violenza genocidiaria contro il popolo palestinese.
Inoltre, i progetti di legge italiani, aderendo alla definizione dell’IHRA, oltre a trasformare la critica al razzismo di stato in antisemitismo, avrebbero come conseguenza che la vasta letteratura prodotta in molteplici campi del sapere e discipline in cui si analizzano le politiche israeliane come politiche coloniali, possa essere considerata come discriminatoria. Questo equivarrebbe a negare che per decenni Israele ha continuato a costruire colonie illegali attraverso l’espulsione forzata della popolazione palestinese.
Gli eventi storici e quelli in corso a Gaza, in Cisgiordania e nei territori controllati da Israele, mostrano come la distruzione, il trasferimento forzato e la segregazione della popolazione palestinese attraverso la creazione di un regime di apartheid costituiscano la matrice operativa alla base delle violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale.
Impedire di utilizzare queste lenti di lettura e il sapere critico che hanno prodotto sulla questione palestinese risulterebbe in un impoverimento gravissimo della comprensione della storia e della politica contemporanee, trasformando la Palestina e lo studio delle violenze di stato messe in atto da Israele in un tabu–una sorta di eccezione palestinese alla produzione di sapere critico.
Inoltre i disegni di legge presentati in Parlamento costituiscono una gravissima limitazione della libertà accademica, soprattutto per quello che riguarda la storia e le scienze sociali, e perfezionano uno spostamento di significato che nulla fa per combattere un fenomeno aberrante come il razzismo antisemita.
Infatti, l’applicazione della definizione dell’IHRA otterrebbe il solo risultato di mettere a tacere attivisti, attiviste, studiosi e studiose interessate ad avanzare conoscenza e strumenti critici utili ad analizzare la storia degli stati per poter rendere le società umane più democratiche e consapevoli.
Invece, i ddl, nella loro presunta lotta contro l’antisemitismo attraverso l’adesione all’IHRA, finiscono per riprodurre proprio discorsi antisemiti. Del resto, l’idea stessa che esista una corrispondenza totalizzante tra ebrei, adesione al sionismo e sostegno a Israele è errata e pericolosa, poiché essenzializza l’ebraismo trasformandolo in sostegno allo stato israeliano. Numerosi studi insistono sulla necessaria distinzione tra antisionismo – espresso anche da gruppi e individui ebrei in tutto il mondo – e antisemitismo.
La definizione di antisemitismo dell’IHRA rappresenta un pericolo enorme per la nostra libertà accademica e di insegnamento. Essa criminalizza l’insegnamento e la ricerca sulle forme di discriminazione e razzismo contro la popolazione palestinese, e di occupazione e colonialismo della terra palestinese.
Infatti, l’IHRA viene promossa con forza e con enormi sforzi diplomatici da parte di Israele, che la usa come strumento di protezione delle gravi violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani che commette.
Non è affatto una coincidenza che gli sforzi per la trasformazione dell’IHRA in strumento sanzionatorio per legge coincidano con gli sforzi diplomatici di molteplici ministeri israeliani a favore dell’uso della definizione in questa direzione. E non è affatto una coincidenza che questi sforzi avvengano in concomitanza con l’assunzione della presidenza dell’IHRA da parte di Israele.
È chiara ed evidente la volontà di mettere a tacere, attraverso persino il diritto penale, voci e saperi critici in molteplici campi di studio e negli spazi universitari, che hanno costituito uno dei fulcri del dissenso contro la distruzione della popolazione di Gaza e le complicità del nostro governo con i crimini israeliani.
Come studiose e studiosi chiediamo che vengano ritirati tutti i ddl che adottano la definizione di antisemitismo dell’IHRA trasformandola in legge e strumento di definizione di cosa costituisce antisemitismo negli spazi di produzione e circolazione del sapere. Chiediamo anche che il governo italiano revochi l’adozione della definizione IHRA attuata dall’Italia nel 2020, in violazione della nostra Costituzione.
Per aderire: https://forms.gle/xW2BNTR8EW14s97c7
L’adesione è aperta a individui, organizzazioni e associazioni accademiche e scientifiche
Prime firme:
- Algostino Alessandra, Professoressa ordinaria, Università di Torino
- Azzariti Gaetano, Professore ordinario, Università di Roma La Sapienza
- Basosi Duccio, Professore associato, Università Ca’ Foscari Venezia
- Bazzoni Alberica, Ricercatrice, Università per Stranieri di Siena
- Beneduce Roberto, Professore ordinario, Università di Torino
- Biancani Francesca, Professoressa associata, Università di Bologna
- Borrillo Sara, Professoressa associata, Università di Napoli L’Orientale
- Busso Sandro, Professore associato, Università di Torino
- Daniele Luigi, Professore associato, Università del Molise
- Della Porta Donatella, Professoressa ordinaria, Scuola Normale Superiore
- Di Peri Rosita, Professoressa associata, Università di Torino
- Diani Mario, Professore ordinario, Università di Trento
- Frisina Annalisa, Professoressa associata, Università di Padova
- Frulli Micaela, Professoressa ordinaria, Università di Firenze
- Galantucci Luca, Ricercatore, Istituto per le Applicazioni del Calcolo (IAC-CNR)
- Gargiulo Enrico, Professore associato, Università di Torino
- Giunchi Elisa, Professoressa ordinaria, Università degli Studi di Milano
- Graziano Paolo, Professore ordinario, Università di Padova
- Guazzone Laura, Professoressa associata, Università di Roma La Sapienza
- Helm Francesca, Professoressa associata, Università di Padova
- Jessoula Matteo, Professore ordinario, Università degli Studi di Milano
- Lancione Michele, Professore ordinario, Politecnico di Torino
- Marcenò Serena, Professoressa ordinaria, Università di Palermo
- Marchetti Sabrina, Professoressa associata, Università Ca’ Foscari Venezia
- Meloni Chantal, Professoressa associata, Università degli Studi di Milano
- Mezzadra Sandro, Professore ordinario, Università di Bologna
- Monaco Arturo, Assegnista, Università di Roma La Sapienza
- Nocera Lea, Professoressa associata, Università di Napoli L’Orientale
- Pagano Carla, Ricercatrice, Università di Napoli L’Orientale
- Peroni Caterina, Ricercatrice, CNR IRPPS
- Perugini Nicola, Professore associato, Università di Edimburgo
- Pezzani Lorenzo, Professore associato, Università di Bologna
- Pioppi Daniela, Professoressa associata, Università di Napoli L’Orientale
- Rivetti Paola, Professoressa associata, Dublin City University
- Salih Ruba, Professoressa ordinaria, Università di Bologna
- Serughetti Giorgia, Professoressa associata, Università di Milano-Bicocca
- Sibilio Simone, Professore associato, Università Ca’ Foscari Venezia
- Surian Alessio, Professore associato, Università di Padova
- Taliani Simona, Professoressa associata, Università di Napoli L’Orientale
- Tufaro Rossana, Assegnista, Università di Roma La Sapienza
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