Il 14 marzo si è spento un uomo di scienza tra i più noti – a livello di cultura popolare – esempio per molti di determinazione e di laicità, ma non esente da “lati oscuri”, forse meno raccontati. Abbiamo parlato di lui, e del suo ruolo scientifico, sociale e culturale, con il professor Livio Giuliani, matematico, fisico e dirigente di ricerca del Ssn.
Quella di Stephen Hawking è una figura importante: scienziato, ma anche “icona pop”, ha certamente reso più alla portata del grande pubblico una serie di temi scientifici e complessi. Professor Giuliani, dal punto di vista scientifico, quale è stato il reale contributo di Hawking?
Ha avuto un ruolo certamente importante, sopratutto negli anni ’70 e ’80, quando ha delineato la termodinamica dei buchi neri.
Ha descritto un meccanismo di produzione della materia da parte dei buchi neri che in qualche modo ha anticipato l’attuale rappresentazione dei buchi neri, che non sono solo “inghiottitori di materia” ma ne producono anche.
Tuttavia c’è da dire che ha anche sbagliato clamorosamente: nel famoso bestseller “Dal Big Bang ai buchi neri” ha ipotizzato la fine della fisica.
La tesi era “le leggi della fisica che valgono in questo sasso periferico di una galassia periferica valgono in tutto l’universo”, e la conclusione era che si fosse ormai vicini a risolvere tutta la problematica della fisica, tutta la descrizione dell’universo attraverso l’unificazione delle forze, la messa a punto del modello che descrive un’unica forza all’origine dell’universo e quindi l’interrelazione tra le forze che da questa sono originate: la forza gravitazionale, la forza elettromagnetica, la forza nucleare debole e quella nucleare forte.
Bene, questa prospettiva si è rivelata del tutto falsa: non si tratta di una teoria alla quale mancano alcuni “mattoni”, è proprio una crisi dei fondamenti generata dalla scoperta dell’energia oscura, o meglio dalla scoperta dell’espansione accelerata dell’universo che nel 1998 fu determinata dagli scienziati Perlmutter, Riess e Schmidt (nel 2011 vinsero per questo il nobel per la fisica).
Questa scoperta, per anni sottovalutata e addirittura negletta, non venne tenuta in nessun conto da Hawking: dopo la vittoria del nobel dei tre scienziati – quindi in una fase in cui le loro teorie erano prese in considerazione ampiamente dalla comunità scientifica – scrisse un libro, “Il grande disegno” (parliamo del 2011) che ignorava totalmente le scoperte di Perlmutter, Riess e Schmidt.
Invece quella scoperta era di tale portata da mettere in dubbio anche il Big Bang, di tale portata da far supporre come unica spiegazione che la gravitazione sia una legge diversa ai confini dell’universo, e non più la stessa legge che sperimentiamo su “questo sasso periferico alla periferia di una galassia periferica”.
E’ quindi questo il limite scientifico di Stephen Hawking? Il non essersi adeguato alle nuove evidenze che mettevano in discussione buona parte delle sue teorie?
Si. Sembra che non si sia rassegnato, proseguendo con i suoi suoi modelli di inflazione, di multiverso, trascurando invece il fatto che le nostre leggi della fisica valgono solo per un 5% dello spaziotempo che ci avvolge, un 5% dell’universo.
Questo è il risultato dell’osservazione accelerata dell’universo: era nota l’espansione, ma la teoria era basata sull’assunto che ci fosse stato un grande Big Bang che ha determinato l’espansione dell’universo. Una espansione decelerata, come succede in una esplosione, dove le componenti della materia esplosa vengono scagliate con grande forza ma poi questo loro allontanarsi dal punto dell’esplosione subisce una progressiva decelerazione.
Invece l’universo è accelerato, e l’unico modo per spiegare questo fenomeno è ipotizzare che esista una energia che agisce in modo opposto alla forza di gravità espandendo tutto l’universo.
Una idea ardita che però è stata verificata nel 1998: è qui che lo sguardo di Hawking diviene corto, e da questo punto il suo lavoro perde di attualità, a prescindere dai suoi contributi di studioso che meritano attenzione.
Quindi riassumendo, si può dire che il suo grande errore è stato quello di ignorare volutamente una scoperta che invece era decisiva. Insomma, si è fermato al 1998.
Si, ed in qualche modo ha anche alimentato quella “fronda” scientifica che contestò fortemente le scoperte di Perlmutter e Riess ed il premio nobel. Non si può dire che Hawking appartenesse direttamente al gruppo di scienziati che si opposero, ma certamente erano tutti rappresentanti del medesimo ambiente scientifico, che non poteva tollerare questa crisi dei fondamenti, che introduce due elementi importanti: la presenza dell’energia oscura, della quale non sappiamo nulla, ed il fatto che per dar ragione di questa energia oscura sia necessario introdurre ipotesi tra cui quella della variazione dell’energia gravitazionale, che in poche parole significa che le leggi della fisica che valgono qui oggi non è valido sempre ed ovunque.
E dal punto di vista sociale e culturale? Un commento sulla figura “iconica” di Hawking, comunque riferimento scientifico ed anche di approccio “laico” alla scienza ed alla cultura.
Un aspetto anche questo enfatizzato, secondo me. Non individuo questa valenza sociale e culturale, partecipava all’Associazione Pontificia delle Scienze… E’ noto che sfruttava il suo nome, coperto da copyright. Era un uomo che cercava anche di guadagnare dal suo lavoro, anche quando queste possibilità di guadagno collidevano con la sua immagine di agnostico.
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