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Primo caso di poliomielite a Gaza, ma dopo la vaccinazione serve la ricostruzione

L’allarme era stato lanciato già da qualche settimana, anche sulle pagine di Contropiano: la poliomielite poteva tornare a essere un pericolo sanitario nella Gaza sotto assedio da parte delle forze armate israeliane. Alla fine, il primo caso è arrivato.

Un bambino di appena 10 mesi è il primo malato di polio nel territorio della Striscia dal 1988. La ferocia dell’occupazione sionista e il bombardamento di ogni centimetro di quella terra alla fine hanno riesumato anche questo pericolo sanitario.

Gli esami sono stati effettuati ad Amman, la capitale della Giordania, sui campioni prelevati dal neonato. Ma non è l’unico soggetto a presentare i possibili sintomi, e ci si attende dunque che il numero dei casi aumenti nei prossimi giorni.

Subito, le istituzioni internazionali si sono messe in moto per far fronte al virus. Nell’arco di poche ore il ministero della Salute dell’Autorità Nazionale Palestinese, con il sostegno dell’OMS, dell’UNICEF e dell’UNRWA, ha programmato una campagna vaccinale tempestiva.

La situazione umanitaria a Gaza è in caduta libera. Nelle ultime settimane, il virus della poliomielite è stato rilevato in campioni di acque reflue a Khan Younis e Deir al-Balah, ciò significa che il virus è ora in circolazione, con centinaia di migliaia di bambini a rischio”, ha detto Guterres, Segretario Generale dell’ONU.

Prevenire e contenere la diffusione della polio richiederà uno sforzo massiccio, coordinato e urgente e l’ONU è pronta a lanciare una campagna di vaccinazione a Gaza per oltre 640mila bambini di età inferiore ai 10 anni”. Un milione e 200 mila dosi sono già pronte, altre 400 mila sono in via di acquisto.

La logistica prevedrà l’impiego circa 2.700 operatori sanitari, divisi tra 708 squadre che opereranno presso ospedali, ospedali da campo e centri di assistenza sanitaria primaria. Verrà effettuato un ciclo di due dosi, a una settimana di distanza l’una dall’altra.

Per questo, l’ONU ha anche richiesto a tutte le parti in campo di garantire una tregua dai combattimenti durante la campagna di vaccinazione, a cavallo tra agosto e settembre. Sotto le bombe sarebbe ovviamente complesso procedere alle somministrazioni.

Per ora, non sono arrivate risposte, ma Israele ha continuato a uccidere civili palestinesi, e le trattative per il cessate il fuoco sembra difficile approdino a risultati concreti. Inoltre, Tel Aviv aveva già programmato la possibilità di immunizzazione per i suoi militari e si era disinteressata della popolazione di Gaza.

Se anche contro la volontà dei suoi vertici, alla fine il governo e le forze armate potrebbero garantire lo svolgimento di questa campagna vaccinale, anche solo per la sicurezza dell’intero quadrante mediorientale. La quale, bisogna renderlo chiaro, è già compromessa.

La poliomielite si presenta per lo più in maniera asintomatica, ma può essere trasmessa anche in questi casi, per esempio, attraverso le feci. Essendo una malattia che si trasmette per via oro-fecale, è necessario che il sistema di smaltimento delle acquee reflue funzioni in maniera efficiente.

Secondo Oxfam, Israele ha distruttotutti gli impianti di trattamento delle acque reflue di Gaza e il 70% delle pompe di scarico. In pratica, milioni di persone vivono ammassate in aree dove vi sono le migliori condizioni per far prosperare il virus.

Per questo, per quanto la vaccinazione approntata sia una risposta fondamentale e imprescindibile, l’unico modo per affrontare il pericolo poliomielite da qui ai prossimi mesi è attraverso il cessate il fuoco e la ricostruzione delle strutture della Striscia.

Questa è l’intenzione che i vertici sionisti sembrano non avere, e perciò si stanno rendendo colpevoli di un altro crimine contro l’umanità. Hanno raso al suolo ospedali e ucciso medici, e se continueranno col loro genocidio renderanno anche probabile la diffusione di una malattia che per decenni ha paralizzato i bambini di mezzo mondo.

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