Tre compagni sono stati condannati in primo grado, nella giornata del 25 Ottobre, a 20 giorni di reclusione – commutati in 5000€ di multa – per l'accusa di interruzione di pubblico servizio in occasione di uno sfratto avvenuto nel settembre del 2014.
In quell'occasione, il Comitato per il Diritto all'Abitare e il sindacato ASIA-USB avevano organizzato – come di consueto – una presenza solidale in occasione dello sfratto di una famiglia. L'ufficiale giudiziario, come di norma, era tranquillamente salito nell'appartamento insieme ai proprietari e ai delegati sindacali e si era cercato di trovare un accordo, visto che erano presenti – in quell'occasione – anche l'assessore alle politiche sociali Ina Dhimgjini e una funzionaria comunale dell'ufficio casa. La trattativa andò bene, fu ottenuto un rinvio e la famiglia potè usufrure di un alloggio di emergenza abitativa.
Ci chiediamo quindi dove starebbe l'interruzione di pubblico servizio nei confronti di questi 3 compagni.
Ebbene, l'accusa ricadrebbe (e aspettiamo per la conferma le motivazioni della sentenza da parte del giudice) sul fatto che quella mattina, per lo sfratto, era previsto l'intervento della forza pubblica. Un intervento di ausilio, come dice la legge, nel senso che le forze dell'ordine devono sì essere presenti, ma non per garantire l'ordine pubblico, piuttosto per coadiuvare l'ufficiale giudiziario nell'espletamento dei suoi incarichi.
Cosa però che non fu necessaria, e infatti, all'arrivo della volante della polizia – e della digos – il piccolo gruppo di solidali presenti in strada quella mattina, chiese semplicemente di poter aspettare perchè era in corso una trattativa.
Durante il dibattimento, sia l'ufficiale giudiziario, che l'assessore alle politiche sociali Ina Dhimgjini e la funzionaria comunale dell'ufficio casa, hanno testimoniato che tutto quella mattina è andato come previsto dalle normative, senza nessuna interruzione da parte degli imputati.
Gli avvocati dei 3 compagni hanno perciò già detto che presenteranno ricorso in appello per questa assurda condanna e ci accodiamo a loro, nell'esprimere un fermo disappunto nei confronti di questa irragionevole sentenza.
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