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Catania. Elezioni studentesche all'”Archimede”: violazioni e repressioni

A Catania, durante le elezioni dei rappresentanti del consiglio d'istituto e dei rappresentanti all'organo di garanzia dell’Istituto industriale "Archimede", si sono verificate  "spiacevoli situazioni", denunciate  dai ragazzi dei LPS, Liberi Pensieri Studenteschi. Praticamente, i sostenitori dell'altra lista candidata, denunciano i giovanissimi compagi LPS, "hanno girato per le classi mostrando il logo della propria lista, screditando il nostro lavoro – giudicato inutile – e di conseguenza violando il silenzio elettorale".

"Venuti a conoscenza del fatto – dicono  ragazzi LPS – abbiamo agito presentando un ricorso alla commissione elettorale, la quale ha richiesto dei testimoni – che prontamente si sono recati all'atrio e non sono mai stati ascoltati – e si è simultaneamente recata in alcune classi per verificare qualcosa che in realtà non abbiamo mai dichiarato, cioè che i ragazzi dell’altra lista avessero costretto gli studenti a votare loro. Nonostante le nostre accuse fossero ben differenti da quelle da essa verificate, la commissione ha deciso di rigettare il nostro ricorso, disposizione alla quale abbiamo risposto denunciando pubblicamente i fatti avvenuti tramite un volantino distribuito all’interno dell’istituto il giorno successivo.

Ma la nostra immediata e decisa reazione, ha a quanto pare scosso gli animi della nostra commissione e della nostra dirigente scolastica, la quale ha convocato un consiglio di classe straordinario per i quattro candidati del nostro gruppo – William Bella, Simone Corica, Abel Musarra e Simon Grasso – accusandoci di aver violato il Regolamento d’Istituto distribuendo dei volantini all’interno della scuola.

Tenendo conto dei fatti appena raccontati ecco che i primi nodi vengono al pettine: come mai la nostra preside non ha mai contestato la distribuzione di altri volantini di tipo informativo o sponsorizzanti – per esempio – una manifestazione, un’iniziativa e quant’altro?

studenti LPS per Ahem nel corteo del 21 0ttobreLa risposta è semplice: in realtà, nonostante il nostro regolamento vieti davvero il volantinaggio all’interno della scuola (tra l’altro ingiustamente, in quanto, stando all’articolo 21 della Costituzione Italiana, “tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.”), alla nostra D.S. interessa esclusivamente reprimere e condannare chiunque abbia da ridire sui suoi atteggiamenti o su quelli dei suoi collaboratori. Infatti, durante il consiglio di classe straordinario tenutosi ieri 26 ottobre 2016, la distribuzione “illegale” di volantini non è stata assolumente contestata, bensì è stato discusso il contenuto di questi ultimi – infine giudicato “offensivo nei confronti della scuola” – anche se per farlo sarebbe stata necessaria la presenza dei nostri testimoni"
Nonostante gli studenti LPS abbiano ribadito, all’interno dello stesso consiglio, che "lo scopo del volantino non fosse screditare il lavoro della commissione elettorale, ma denunciare LEGITTIMAMENTE dei fatti accaduti all’interno della scuola, che abbiamo il diritto di rendere noti a tutti gli studenti", a William, Simone, Abel e Simon sono stati puniti con un un giorno di sospensione e alla partecipazione ad "un corso di 4 ore sulla legalità".
"Aver smosso le acque – commentano quattro studenti sospesi – per rendere pubblica la violazione del silenzio elettorale ci ha portato, ingiustamente alla sospensione. È evidente che il nostro consiglio straordinario, presidiato da professori, commissione elettorale e dirigente, si serve della retorica del legalitarismo per conseguire i propri scopi, ma la legalità a cui tentano spudoratamente di educarci viene spesso e volentieri confusa con i concetti di legittimità e giustizia, da noi tenuti imprescindibilmente in considerazione in qualsiasi contesto o situazione. Ciò che è legale non è sempre legittimo; viceversa, ciò che è lecito non è sempre conforme alla legge.Il senso etico di giustizia, appunto, prescinde dal semplice rispetto della legge, al contrario di come vorrebbero inculcarci sin da bambini e da adolescenti iniziando dalle scuole: effettivamente, uomini educati ad un concetto di giustizia potrebbero recare fastidio, in quanto capaci di ribellarsi al potere, mentre uomini educati al concetto di legalità no.

Questo è proprio il nostro caso: non è infatti la prima volta che la nostra preside prova a condannare e reprimere una voce dissidente a lei scomoda avvalendosi di questi mezzi, e non sarà di certo l’ultima; sta a noi prendere coscienza del fatto che, coloro i quali fanno leva sulla “cultura della legalità”, hanno spesso la coscienza sporca.

Per questi motivi continueremo a denunciare pubblicamente ogni abuso di potere, atto di repressione o di prepotenza che si verifichi all’interno del nostro istituto scolastico, consentiti anche da chi, di fronte a queste ingiustizie, non fa altro che rimanere passivo per non rompere il proprio rapporto di servilismo nei confronti di chi assicura, in cambio, dei privilegi e dei favoritismi".

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