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Torino. Sospesi temporaneamente gli sfratti per morosità in Atc

Apprendiamo che finalmente l’Assessore regionale alle politiche sociali Augusto Ferrari ha preso atto dell’inadeguatezza della gestione delle morosità nelle case popolari e del crescente numero delle famiglie che restano indietro con il pagamento dell’affitto e delle bollette, a causa della mancanza di lavoro, delle basse pensioni e dei sempre più alti costi dei servizi. Grazie alle mobilitazioni degli ultimi mesi e al voto di protesta con cui gli abitanti dei quartieri popolari hanno dato un segnale forte a chi governa questa regione, gli sfratti per morosità degli inquilini ATC vengono temporaneamente sospesi, per dare tempo a Regione, Comuni e ATC di modificare il regolamento esistente.

Escludendo le morosità che già sono riconosciute come incolpevoli, con criteri comunque restrittivi e discutibili, le altre sono passate da 273 nel 2011 a 1901 nel 2016, e sono attualmente in corso in Piemonte 6000 procedimenti di decadenza. L’aumento delle famiglie morose negli ultimi 5 anni è inequivocabilmente segno che la crisi sta colpendo duramente le fasce più povere della popolazione e che le politiche messe in atto dai recenti governi (dalla riforma delle pensioni al jobs act, dalle privatizzazioni ai tagli alla sanità) hanno peggiorato la situazione.

Come AS.I.A. USB abbiamo più volte protestato contro gli sfratti dalle case popolari e contro la pretesa di restituzione di debiti spesso molto alti che le famiglie che vivono in casa ATC difficilmente potranno ripagare, che le costringono ad indebitarsi a loro volta con amici, parenti o addirittura strozzini e a vivere sotto continuo ricatto. La casa popolare è la soluzione per chi non può permettersi una casa nel mercato privato, sfrattare le famiglie dalle casa popolari è una vera e propria macelleria sociale che va contro l’intento stesso dell’edilizia residenziale pubblica.

Siamo dunque contenti della sospensione temporanea degli sfratti per gli inquini morosi, ma ora si apre la vera partita: quali criteri verranno stabiliti per definire chi è “colpevole” e chi no? La dichiarazione dell’assessore parla di un confronto tra Comuni, ATC e Regione, mentre non vengono nominati i comitati e i sindacati che difendono gli inquilini. Il rischio è che ATC e Comuni, che dovrebbero sostenere i costi del mancato pagamento di affitto e bollette, si rimbalzino il problema tenendo in scarsa considerazione la funzione sociale e insostituibile dell’edilizia residenziale pubblica, spesso volutamente dimenticata dalle istituzioni.

L’edilizia residenziale pubblica è l’unica soluzione stabile e strutturale al disagio abitativo e come tale va difesa per TUTTE le famiglie che non possono permettersi una casa nel mercato privato. La partita è aperta, ora tocca a tutti noi continuare a lottare per la casa!

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