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Università di Bologna: Docenti per il SI e docenti per il NO

 

A poco meno di due settimane dal voto referendario all'interno del dibattito nella città di Bologna ha preso posizione "docenti preoccupati", un gruppo di docenti bolognesi che si era costituito all'epoca delle mobilitazioni della riforma Gelmini.
Gli stessi docenti hanno denunciato che nell'università di Bologna ed in particolare in determinate facoltà, come quella di giurisprudenza, si svolgono dibattiti solo a favore della riforma e che si è messa in atto una chiara e netta propaganda solo a favore del Si. Non ultimo è l'esempio di un seminario organizzato per il Si che era addirittura accreditato di 3 crediti formativi, concettualmente come se un pezzo della laurea valesse un seminario per il Si della riforma costituzionale.
Sembra essere chiaro che il potere si intromette in maniera troppo forte sulla vita universitaria e è allora chiaro, come se già non lo fosse, che c'è qualcosa che non va.
Nella giornata di lunedì il gruppo di docenti, provenienti dalle più diverse aree, ha dato quindi vita ad un'assemblea per il lancio dell'appello "UniNO, docenti per il No". Diversi sono i firmatari dell'appello che hanno a partire dal politologo Pasquino, dal sociologo Vittorio Capecchi, dal chimico Vincenzo Balzani, dalla costituzionalista Francesca Rescigno, dal filosofo Maurizio Matteuzzi e dallo statistico Giorgio Tassinari. Il gruppo di docenti ha allargato il dibattito agli studenti, durante l'assemblea sono intervenuti infatti la Link Bologna, Noi Restiamo e l'assemblea di Scienze Politiche che hanno ribadito anche in questo ambito le rispettive ragioni degli studenti a favore del No.
L'appello dei docenti si pone contro la riforma costituzionale del governo Renzi perché "le riforme costituzionali -citando il testo – riducono la democrazia elettorale e producono rischiosi disequilibri. Creeranno confusione e conflitti. Non miglioreranno il funzionamento del sistema politico". L'appello dei docenti è un appello che vuole essere largo e che nasce proprio in un momento in cui l'esigenza di una battaglia politica all'interno dell'università diventa sempre più necessaria.

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