Menu

Ora basta: i Kids from Rione Traiano esigono risposte!

Venerdì è stata una giornata stancante e vissuta ma che ci ha fatto tornare a casa con un carico emotivo enorme. Nonostante il lavoro che portiamo avanti ci riempie quotidianamente di emozioni, le modalità di partecipazione e ciò che si è creato a Via Verdi ci riportano indietro di un anno.

Di colpo le lancette degli orologi sembrano tornare al 21 Aprile del 2016, quando ci fu la sentenza definitiva di primo grado del processo sull’omicidio di Davide Bifolco. Proprio la stessa sera era concordato un incontro con Luigi De Magistris per provare a risolvere la questione dell'Ex-Copernico. Oggi come allora due le problematiche che ci hanno portato in piazza: una, gli attacchi mediatici alla famiglia Bifolco e all'intero quartiere, l’altra la mancanza di certezze sul futuro della struttura nella quale operiamo per il doposcuola.

Non è questo il luogo per approfondire la prima questione, molto brevemente: quando si trattano dei ragazzini alla stregua dei peggiori malavitosi e quasi si fa passare il messaggio che non è un peccato se uno di loro resta ucciso, veniamo colpiti tutti quanti, noi che lavoriamo nell’associazione e tanti che abitano al Rione Traino. Sulla storia della struttura invece dobbiamo provare a gettare luce, proprio per evidenziare le mancanze dell’amministrazione e il lavoro che è stato portato avanti.

Senza perderci in tecnicismi, vogliamo aspettare di vedere i primi risultati, sono due anni che operiamo in una struttura fatiscente e senza autorizzazione, nel frattempo il bando di assegnazione si è chiuso e i lavori non sono mai partiti. Oggi però possiamo dirci di aver ottenuto una piccola presa di responsabilità (e vittoria): si valuterà in breve tempo la fattibilità per alcuni lavori necessari e l'amministrazione si è assunta l'impegno di trovare una soluzione per legittimare (burocraticamente) la nostra presenza in quella struttura.

Non possiamo, però, fermarci a questo e sorvolare sull’episodio gravissimo successo durante l’incontro tra l’amministrazione e una delegazione di familiari, operatori dell’associazione, bambini e mamme; dopo poco meno di 5 minuti dall'inizio, di fronte alla prima esposizione dei fatti e ad una certa durezza espressa (della quale non pensiamo doverci giustificare) il sindaco ha deciso di abbandonare l'incontro senza entrare nel merito della questione esce dalla stanza e ci lascia a dialogare con l’assessore. Possibile che una persona che ricopre un ruolo istituzionale possa oltre che non affrontare le questioni che gli vengono poste, essere così poco sensibile nei confronti di una situazione delicata, come quella in cui nasciamo?

Non aspettiamo assolutamente una risposta a questo comunicato, preferiremo che ci sia un'assunzione di responsabilità rispetto a quello che si è deciso nell'incontro svoltosi successivamente al suo abbandono. Saranno i fatti che parleranno chiaro: solo attraverso una presa di posizione chiara e netta si potranno smontare i castelli mediatici costruiti attorno questa vicenda. Come associazione abbiamo ben chiaro il lavoro svolto in questi due anni e conosciamo la strada che stiamo percorrendo, gli obiettivi dichiarati sono gli stessi dell’inizio e saranno gli stessi su cui battaglieremo. Intraprendemmo l’idea di partire dai più piccoli sulla spinta della famiglia, vogliamo dimostrare che grazie alla cooperazione e alla forza sprigionata, anche da un evento tragico, si possono costruire percorsi nuovi dando anche un esempio.

Vogliamo uscire dal grigiore in cui ci confinano e dal massacro mediatico a cui siamo sottoposti. Riteniamo necessaria la presenza all'interno dei quartieri popolari di presidi di solidarietà che provino a rispondere alle necessità e ai bisogni immediati della popolazione.

Non crediamo che la nostra singola azione possa risolvere situazioni così gravi di emarginazione sociale, ma proprio per questo abbiamo scelto di dare un esempio di come attraverso l'auto-organizzazione, la solidarietà e la cooperazione si possano raggiungere dei risultati.

C’è un altro aspetto che vogliamo evidenziare, oltre ai tanti attivisti e alla rete di solidarietà già attiva, al presidio hanno partecipato le bambine e i bambini del Doposcuola Oltrelascuola. Solidarizzare e condividere le ore assieme ci da un motivo in più per credere che da alcune situazioni si può uscire solo collettivamente.

Sappiamo benissimo che il lavoro che facciamo subisce lo stesso processo di privatizzazione da anni sviluppato nelle scuole pubbliche e a questo vogliamo opporci senza riproporre logiche di concorrenza come spesso avviene tra cooperative sociali.

Per chi ancora avesse dubbi, per chi ancora pensasse che l’unica risposta da dare in questi quartieri sia la militarizzazione, per chi crede che nascere in un determinato quartiere significhi automaticamente l’esclusione dal mondo può venire a toccare con mano i piccoli passi che abbiamo fatto in due anni.

Ci trovate all'Ex-Copernico, che è la nostra casa e tale resterà!

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *