Quello che era ormai diventato un primato unico e consolidato, sbandierato fino ai limiti della vanteria dai i dirigenti politici e amministrativi di viale Aldo Moro, ora comincia a scricchiolare e vacillare.
Per la prima volta infatti, la regione Emilia-Romagna non dispone dei fondi sufficienti per coprire le borse di studio universitarie. Entro dicembre la borsa sarà pagata solo all’85% degli assegnatari, lasciando senza a secco ben 3147 studenti.
Se poi pensiamo che già si era decisa una riduzione dell’importo medio agli assegnatari di 135 euro (da 3305 a 3170 euro) per garantire più copertura agli aventi diritto, si raggiunge il paradosso.
A riguardo, l’assessore regionale all’università ha già messo le mani avanti per spegnere sul nascere possibili fiamme di fermento studentesco: nella giornata di ieri ha incontrato i rappresentanti degli studenti nella consulta regionale, l’organismo che riunisce una rappresentanza studentesca eletta nei Consigli studenteschi degli atenei dell’Emilia-Romagna, ed ha già annunciato la volontà di riunire al più presto i rettori delle quattro università emiliano romagnole.
“Siamo a Natale e ancora non ci è stata comunicata l’assegnazione da parte del ministero, io mi impegno con l’anima e col cuore, scriverò alla ministra Fedeli”, spiega Bianchi. “Ma che questa battaglia “sia obiettivo di tutti”.
Pare infatti che il problema sia dovuto al ritardo dell’erogazione dei fondi a livello ministeriale, anche se alcuni rappresentanti degli studenti chiedono che, nel frattempo, quanto manca venga coperto dalla Regione.
Secondo l’assessore, il motivo del ritardo sta anche nell’aumento del 20% delle immatricolazioni motivo per cui, spiega Bianchi: “Non possiamo essere penalizzati perché sino ad oggi siamo stati virtuosi, ci facciamo carico di un problema del Paese”.
Ed effettivamente un problema c’è ed è ormai conclamato e sempre più evidente, anche se la politica di palazzo ancora finge che non esista: gli scarsi investimenti in istruzione, ricerca e università non sono una novità e, se già la coperta era corta prima, con la firma del Fiscal Compact e l’inserimento del pareggio di bilancio in Costituzione questa coperta continua e continuerà ad accorciarsi di anno in anno drasticamente.
Se in più ci aggiungiamo la volontà sempre più chiara di far competere tra loro gli atenei premiando ed elargendo fondi extra agli atenei “virtuosi” e tagliandoli a quelli che non lo sono (usando peraltro parametri molto discutibili per stabilirlo), è evidente che il quadro si complica ulteriormente e rischia di minare le fondamenta del diritto allo studio per tutti.
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