Lasciamo perdere per un attimo la polemica se c’era più folla lì o nelle vie del centro, se sia più rischioso andare a sciare, o al supermercato, che tanto non se ne viene a capo.
La domanda che secondo me ci dobbiamo fare è:
– cosa spinge una società partecipata di questo livello (che quest’anno ha chiuso il suo bilancio con un utile di 1,6 milioni di euro nonostante la chiusura anticipata del mese di marzo), a tentare di “raggirare la legge” in modo così sfacciato, soprattutto in un momento dove non si parla d’altro che di sci e di impianti di risalita?
Poche migliaia di euro da incassare?
No dai, tu, società milionaria (di cui la Regione è socia di maggioranza), rischi uno sputtanamento del genere per così pochi soldini?
Non ci posso credere.
Penso piuttosto che questa storia dell’assembramento e della telecamera oscurata sia stata un’errore grossolano, una ” leggerezza”, “una superficialata”, partita dal classico favorino all’amico (come si usa fare in certi ambienti privilegiati), e da lì passata rapidamente al piacerino all’amico dell’amico, e via via a parenti e conoscenti vari che si sono accodati.
E la cosa in un attimo è sfuggita di mano.
Ora la Regione accusa l’amministratore delegato di aver danneggiato l’immagine della Valle d’Aosta e lui, giustamente, si dimette.
Però non penso che il danno recato alla Regione a livello nazionale consista tanto nel “presunto” assembramento oscurato, quanto invece nella persistenza di qualcosa di ancora più grave, e cioè di quell’atteggiamento gradasso e sbruffone che continua a girare intorno ai posti di potere anche nella nostra regione.
Quel fregarsene delle regole, quel “ma sì, dai, e che sarà mai, non sto mica ammazzando qualcuno!” per poi giocare la parte dei capi responsabili appena si accendono i riflettori.
Quel comportamento prepotente e nello stesso tempo superficiale, tipico di chi si sente forte e garantito dalla propria posizione di potere, oltre che protetto da chi gliel’ha assicurata. Un classico del sistema clientelare, che quest’anno abbiamo già avuto modo di vedere in diverse occasioni sulle cronache locali e nazionali.
Incredibile la nonchalance con cui la Regione, che tanto tiene alla propria immagine a livello nazionale, con una mano accusa l’amministratore delegato della Cervinia s.p.a. di comportamento “irresponsabile e dannoso”, e contemporaneamente, con l’altra mano emana una legge criminale anti DPCM che le dà il potere di riaprire tutto, impianti compresi, a partire da domani.
Un grave danno all’immagine della VDA e alla credibilità delle Istituzioni valdostane – oltre che uno schiaffo a tutti i sacrifici che stiamo facendo tutti, medici e i sanitari in primis, per preservare la nostra salute – questo atteggiamento bipolare da “circolo degli sbruffoni”.
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