Evidentemente, con questa elezione, si è ritenuto di premiare chi ha consegnato definitivamente il capoluogo di Regione, durante i suoi due mandati come sindaco della città di Potenza, alla definitiva devastazione delle lobbies del cemento e al degrado ambientale e sociale.
Più che insistere sul dissesto finanziario in cui Santarsiero ha abbandonato il capoluogo amministrato, rispetto al quale è stato assolto dalla Corte dei Conti, oppure su un nodo complesso rimasto fermo per un decennio (con un inutile viadotto già inagibile), ci preme ricordare il Regolamento Urbanistico approvato quasi dieci anni fa e propagandato come un piano innovativo, che avrebbe dovuto trasformare la qualità urbana e ambientale di Potenza.
Tutto ciò sulla base di una previsione di una città di 100.000 abitanti, a fronte di un decremento demografico evidente. Le conseguenze? Appartamenti invenduti, vertiginosa caduta dei valori delle case dei cittadini. Infine una rete di parchi e percorsi verdi (le famose greenway) del tutto inesistenti.
E’ forse un Parco quello di Macchia Romana o quello del Basento? Presente una Ferriera rispetto alla quale Santarsiero non solo ha taciuto sulle diossine, ma di certo ne ha condiviso l’ampliamento, poi approvato dal successore De Luca, che ne è anche progettista. E dove sono i Parchi della Botte, di Santa Lucia, della Torre Guevara, di S. Antonio La Macchia, del Rossellino? E la rete di greenway e piste ciclabili che avrebbe dovuto collegarli?
In una regione devastata ambientalmente dal petrolio, dall’inquinamento radioattivo della Trisaia-Enea, dall’acqua contaminata da trialometani e idrocarburi, dall’eolico e fotovoltaico selvaggio, da discariche pericolose, inceneritori e aree SIN inquinate; e devastata socialmente da un’emigrazione inaccettabile dei giovani, dalla disoccupazione dilagante, dalla tragedia dei migranti (pensiamo al CPR di Palazzo San Gervasio) e dalle recenti morti sul lavoro; in tale disastro, questo ulteriore segnale della politica ci sgomenta e conferma la continuità inquietante, in questa regione, dei vecchi apparati di partito e delle lobbies di affari e malaffare.
La sola rivoluzione possibile non è di certo l’inganno della restaurazione operata da Pittella, ma quella che sta nascendo dal basso e che Potere al Popolo sta contribuendo a realizzare.
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