Il 19 giugno, nel corso di una protesta nei confronti del Ministro dell’Interno Minniti all’Università della Calabria, un nostro compagno e amico fraterno è stato ferito da una manganellata sferrata nel corso delle ripetute cariche di polizia nei confronti dei manifestanti. Una manganellata che avrebbe potuto causargli danni seri alla vista. Un’azione di polizia “vigorosa”, che ha visto un considerevole dispiegamento di funzionari di polizia, Digos, guardia di finanza e carabinieri in assetto antisommossa contro un centinaio di manifestanti a mani nude.
Le ragioni della nostra protesta erano connesse alla legge Minniti-Orlando su immigrazione e sicurezza urbana; una torsione dispotica che baratta la sicurezza sociale, quella dei diritti esigibili con la sicurezza e il decoro urbano, scavalcando a destra il pacchetto sicurezza del 2009 dell’ex ministro Maroni e calcando la netta ed estrema distanza tra sistema politico e proletari, precari, migranti, diseredati. Tra privilegi e diritti negati! Allo scopo di imporre politiche repressive sempre di più si fa ricorso all’apparato militare e a prove muscolari.
Dietro alla giustificazione della necessità di maggiore sicurezza si riempiono le strade delle nostre città di soldati e polizia, ma soprattutto si vietano manifestazioni di piazza e si contrastano sempre più con l’uso della violenza. La sicurezza è un valido argomento per parlare alla pancia delle persone, per militarizzare, espellere, reprimere la marginalità sociale, acutizzandone e amplificandone i drammi. L’obiettivo da colpire, i nemici, sono tutti coloro che esprimono dissenso e protestano contro le politiche antipopolari. E’ quello che abbiamo visto quattro giorni fa, sul ponte dell’Unical; o un mese fa, a Villa San Giovanni, quando ad alcuni manifestanti è stato impedito di raggiungere Taormina dove si svolgeva l’ennesima farsa dei 7 grandi della terra. I manifestanti sono stati bloccati ed è stato loro consegnato un foglio di via dalla città reggina. O in tutte le piazze italiane dove qualsiasi forma di protesta viene soffocata a suon di manganelli.
Respingiamo con fermezza la legge Minniti che istituisce tribunali speciali per i migranti, dando vita di fatto a una giustizia a due corsie; che stanzia milioni di euro per i rimpatri forzati negli inferni dai quali i richiedenti asilo scappano, firmando così la loro condanna a morte; che vuole riaprire in ogni regione lager etnici dove i migranti saranno rinchiusi per un tempo variabile dai 18 ai 24 mesi.
La repressione del dissenso si serve strategicamente del silenzio! Per questo motivo riaffermiamo la nostra vicinanza a Francesco e a tutti coloro che subiscono la repressione in questo clima neofascista!
Campagna LasciateCIEntrare
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa