Multe per centinaia di abitanti calabresi, per una cifra intorno ai 400mila euro, “colpevoli” di essere scesi in piazza per manifestare contro l’indecenza del sistema politico-imprenditoriale che ha lasciato il territorio sguarnito di un sistema sanitario in grado di svolgere le sue funzioni pubbliche di prevenzione e cura della popolazione.
Lo denunciano i “Calabresi in mobilitazione per la sanità pubblica”, sigla in cui si riuniscono i protagonisti delle mobilitazioni dello scorso novembre.
Una risposta abnorme da parto dello Stato nei confronti di quelle persone che hanno legittimamente preso le strade (e anche a chi non c’era!) per reclamare a gran voce un diritto sacrosanto e inalienabile, quello alla salute, divenuto tragicamente fragile nell’ultimo anno di pandemia, nella regione come nel resto del paese.
Ma come spesso accade, in Calabria lo Stato si presenta nella sua veste meramente repressiva, incapace di difendere gli interessi di coloro – gli abitanti di un territorio – che pure dovrebbe prendere in carico.
Nel contesto pandemico odierno la decisione risulta di una gravità tale da essere proporzionale solo alla decennale assenza degli organismi statuali dalla vita dei calabresi, se non per riscuotere tasse o per chiedere voti nei momenti elettorali, per poi disattenderne puntualmente le richieste.
A conferma di questo basterebbe considerare la “Calabria zona rossa” non per numero di casi positivi ma per mancanza di strutture ospedaliere, o leggere i dati sulla disoccupazione, sull’abbandono scolastico, sul reddito medio, sull’emigrazione giovanile, sul livello di investimenti ecc., tutti elementi che segnano l’abbandono di una regione che nulla ha da invidiare, in termini di patrimonio naturale e di talento umano, al resto dello stivale.
L’escalation repressiva scava, una volta di più, un solco profondo tra le rivendicazioni dei calabresi e gli occupanti delle istituzioni, i primi peraltro attaccati nel portafogli (oltre che nella dignità di cittadini) nel momento di maggiore crisi economica della storia della Repubblica tutta.
Un fatto gravissimo, che segna la distanza tra un popolo che si è messo in marcia e il comitato d’affari in cui politica, imprenditoria e criminalità prosperano sulle spalle e sul sudore degli abitanti.
Di seguito, riportiamo il comunicato completo.
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Negli ultimi mesi la nostra regione è stata sotto i riflettori nazionali a causa degli scandali che si sono succeduti a livello politico e sanitario.
Abbiamo assistito alla vergognosa uscita di scena dell’ex Commissario Saverio Cotticelli e alle seguenti nomine fallimentari per sostituirlo.
Abbiamo avuto l’ennesima conferma delle gravi carenze del nostro Sistema Sanitario Regionale, della tragica impreparazione della nostra rete ospedaliera nel contrastare il virus, nel tracciare i contagi e curare i nostri concittadini e le nostre concittadine.
Di fronte alle innumerevoli umiliazioni subite, la Calabria ha reagito con grandi mobilitazioni di protesta. Durante i presidi, le iniziative pubbliche e le manifestazioni sono stati finalmente denunciati i nomi di quelle famiglie, di quei politici e di tutti quegli affaristi che da decenni si arricchiscono a scapito della sanità pubblica.
Dal sistema delle cliniche private, alle assunzioni di parenti e amici negli ospedali, passando per le condizioni disastrose in cui gli operatori sanitari sono costretti a lavorare.
Abbiamo criticato fortemente la struttura commissariale, la sua gestione dagli anni di Scopelliti ad oggi, le condizioni dei nostri principali presidi sanitari e la chiusura dei 18 ospedali calabresi, che ha lasciato interi territori abbandonati a se stessi.
Ci siamo ribellati/e alla sistematica negazione del nostro diritto alla salute da parte delle istituzioni e all’ennesimo spreco di denaro pubblico, come i milioni di euro spesi per gli ospedali da campo.
Di fronte ad una popolazione determinata a riconquistare la propria dignità, nonostante la maggior parte di noi fossero stati messi in ginocchio dalla crisi economica che l’emergenza sanitaria ha causato, le istituzioni hanno risposto punendoci con multe che arrivano fino a un totale di 400 mila euro.
Sanzioni salatissime, inflitte a coloro che protestavano contro un sistema massomafioso, clientelare, criminale, che ci ha condotti fino a questo punto. Come se i nemici di questa terra fossimo noi, fossero le persone che vogliono alzare la testa, che vogliono poter restare, senza emigrare per lavorare o per curarsi.
Come se fosse giusto assistere inerti al naufragio della nostra regione, guardare i negozianti chiudere le serrande per sempre o i nostri familiari ammalarsi senza avere la certezza di essere curati e assistiti.
Molte delle persone che hanno ricevuto migliaia di euro di multa non erano neanche fisicamente presenti alle mobilitazioni, un dettaglio non secondario, che dimostra quanto le sanzioni siano state inflitte superficialmente, ma secondo una chiara logica repressiva: punire alcuni e alcune per educarne tanti altri e altre.
L’unica certezza è che queste multe hanno l’unico scopo di colpire lì dove fa più male, sono somme di denaro che fanno impallidire di fronte ai licenziamenti, alla cassa integrazione che non arriva, a famiglie che devono ricorrere alla solidarietà per sopravvivere.
Sono sanzioni vigliacche, inflitte da istituzioni altrettanto vigliacche.
Rispediamo al mittente ogni tentativo di fermarci, di ostacolare un percorso che vuole liberare la Calabria dalla classe politica di ieri e di oggi, di intimidire una moltitudine di cittadini e cittadine determinata a ottenere tutti quei diritti fondamentali che ci vengono negati.
Andiamo avanti!
Calabresi in mobilitazione per la sanità pubblica
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