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Napoli. Sfruttamento per le Giornate di primavera, in “alternanza”

C’è ancora qualche fesso che non capisce il vero ruolo della cosiddetta “alternanza scuola-lavoro”. Presentata come occasione “formativa”, capace di adeguare magicamente il corso di studi con l’introduzione nel mondo del lavoro, è stata inquadrata subito – più seriamente – tra le misure di sfruttamento di lavoro gratuito, nonché di “addestramento al lavoro” senza diritti.

Sarebbe bastato vedere quante ore di lavoro gratuito hanno ottenuto dal Miur, tramite convenzioni, degli autentici mostri della cultura come McDonand’s e Autogrill. Ma la storia che qui vi proponiamo – pubblicata da il manifesto – chiarisce oltre ogni ragionevole dubbio che, anche nel caso di “alternanza” presso enti più addentro al mondo della cultura, come il Fai, non c’è altro fine che lo sfruttamento del lavoro a costo zero. Con tanto di ricatti, minacce, interventi repressivi. Come in una piantagione di cotone dell’800…

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Una nota disciplinare e il sette in condotta a fine anno per essersi rifiutati di lavorare gratis due giorni fa, domenica delle palme.

È quanto è stato minacciato agli studenti del liceo napoletano Vittorio Emanuele. Avrebbero dovuto illustrare ai turisti le meraviglie del Museo di mineralogia dell’università Federico II durante una delle due giornate gestite dal Fai, Fondo ambientale italiano e nelle sue giornate di primavera in cui apre centinaia di luoghi normalmente chiusi al pubblico. Il badge che avrebbero dovuto indossare li qualificava come «volontari».

«Più di un mese fa – raccontano gli studenti – avevamo spiegato che in quella settimana saremmo stati fuori per il viaggio di studio. Siamo tornati sabato, molti abitano lontano, volevamo passare la domenica in famiglia. Invece ci hanno obbligato ad andare».

Obbligati perché l’iniziativa è stata inserita nelle 200 ore di alternanza Scuola – lavoro, ore non retribuite né rimborsate. Così i ragazzi si sono presentati per svolgere il compito ma con un badge più accurato, di loro creazione: «Alternanza Scuola – sfruttamento. Questo non è formativo». I turisti hanno chiesto della singolare protesta e hanno anche apprezzato.

«La delegata Fai ci ha minacciati di non ammissione all’esame. Ha chiamato la preside e i nostri professori, che si sono precipitati al museo e così le discussioni sono diventate sempre più accese». Lunedì la stessa delegata si è presentata al liceo per pretendere provvedimenti, ieri pomeriggio c’è stato un consiglio di classe.

«Abbiamo constatato sulla nostra pelle cosa comporta far entrare gli enti privati nella scuola pubblica – concludono i ragazzi -. Adesso gli enti hanno diritto di parola sul percorso formativo. Almeno abbiamo anche sensibilizzato i turisti su un problema che vivono tutti gli studenti».

Nei giorni avevamo documentato le proteste nazionali dei professionisti dei beni culturali – col gruppo «Mi riconosci? Sono un professionista dei beni culturali» – che contestavano l’uso troppo esteso dei volontari da parte del Fai e il modello spot di fruizione dei luoghi e dei musei.

da ilmanifesto.it

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