Abbiamo scritto e gridato in questi giorni che, nella fattispecie territoriale, i sindaci sono Nudi. Sono tali perché, pressati dal disagio popolare che monta anche nella vandeana provincia di Caserta, dove il boss De Luca ha raggiunto vette dell’ottanta per cento dei voti nelle zone dei clan, i sindaci sono costretti ad ammettere il crollo e l’inadeguatezza delle strutture sanitarie e dei nosocomi e alzano la voce richiedendo interventi. Il primo intervento richiesto è naturalmente quello storico, il militare.
Così Savoia con il brigantaggio, fino alle lotte contro l’emergenza sanitaria nella Terra dei fuochi quando il ministro leghista Maroni invece di vigili del fuoco, esperti e operatori del settore, spedì cinquecento e più militari con il manutengolo-affarista Bertolaso. Le richieste seguenti sono di medici e infermieri.
Da anni, nella provincia di Caserta, un territorio con quasi un milione di abitanti, le strutture sanitarie sono state tutte sottoposte a tagli e chiusure. I presidi sanitari hanno dovuto ridurre drasticamente le loro prestazioni e i loro servizi. I dieci ospedali presenti sono stati privati di interi reparti. Reparti e risorse. La provincia aveva due strutte sanitarie, oggi c’è una sola Asl nel capoluogo. Nel frattempo i tempi di attesa si sono allungati e l’utenza è stata dirottata ai centri privati persino per analisi, radiografie e tac, facendo arricchire il Privato che, più veloce nel fornire i risultati degli esiti, è stato vincente e ha creato una ragnatela di ministrutture, di cliniche e laboratori.
L’esodo dagli ospedali pubblici di specialisti che operano nelle strutture private i “loro clientes” sono decine e decine. Da anni le prestazioni anche del Pubblico si interrompono agli inizi dell’autunno perché non avendo soldi in bilancio viene tutto rimandato all’anno nuovo. Con il giubilo del Privato.
Queste debolezze e limiti strutturali sono rigurgitati nella prima fase della pandemia febbraio-aprile, quando mancavano persino le mascherine e nell’ospedale di Aversa ci si forniva da un ex-infermiere ed ex-sarto che si mise a cucirle e regalarle agli ex-colleghi.
La seconda ondata del covid non è stata per niente pianificata e persino i piani del ministero con le usca (unità speciali continuità assistenziale) sono rimaste al palo e alle chiacchiere elettorali. A tutt’oggi i tamponi in provincia di Caserta si fanno dai privati in minima parte nei nosocomi, alcuni ospedali sono stati destinati all’emergenza covid (Santa Maria Capua Vetere e Maddaloni) altri ancora chiusi (Capua) o inadeguati (Sessa Aurunca) ma tutti i pronto soccorso aperti sono in tilt perché il passaggio preventivo e di filtro essenziale sul territorio non è stato messo in funzione.
Le attese del 118 sono a volte di ore e le bombole di ossigeno sono state tutte requisite dalle farmacie per gli ospedali. L’abnegazione di medici di base in rete tra loro, lo sforzo immane negli ospedali di tutti gli operatori, medici infermieri e oss, con carichi di lavoro enormi ha permesso al momento che i morti non stiano per strada. I numeri dell’assessorato alla sanità, della regione campania sembrano la riffa o i terni al lotto giocati per tradizione. I posti di terapia intensiva disponibili risultano 590 e quelli occupati 186. I posti di degenza disponibili 3160 e quelli occupati poco più di 1800, eppure è sulla nostra pelle e dei nostri cari che sappiamo che non è così.
Ad Aversa i contagiati hanno superato le mille e trecento unita, ben oltre i mille anche a Caserta. Inoltre questi dati non sappiamo quanto siano attendibili perché spesso le strutture Asl sono risultate dipendenze di partito più che dal Pubblico.
Potere al Popolo di Aversa e del Basso Casertano, davanti a questo quadro desolante, si è collegato alle campagne di Potere al Polo Regionale e abbiamo sostenuto le denunce e i sit-in (dove è stato possibile), nelle piazze e negli ospedali, denunciando quotidianamente le carenze, le disfunzioni e le distonie numeriche con azioni di controinformazione territoriale con volantinaggi, striscioni, scritte e manifesti scritti a mano per interpretare le voci delle classi subalterne, dei lavoratori, dei precari, dei cassintegrati che isolati nei cento comuni piccoli e grandi subiscono il martellamento terroristico della falsata informazione che circola.
E continueremo a richiedere il rafforzamento delle strutture sanitarie, tamponi gratis per tutti e di massa, assunzioni di personale medico infermieristico oss immediato e non precario e non l’invio dell’esercito che verrebbe a fare la guardia ai bidoni di benzina.
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