Intervista con Arianna Organo, di Potere al Popolo.
Con l’avvento dell’estate a Giugliano – e nell’intera sua area territoriale – i cronici problemi attinenti all’irrisolta e strutturale crisi ambientale conoscono una pericolosa recrudescenza. In questi ultimi giorni al quotidiano fenomeno dei roghi, ai continui sversamenti illegali e nocivi si è aggiunta la decisione del Sindaco della Città Metropolitana (Luigi De Magistris) il quale ha ipotizzato l’arrivo da Roma, per circa tre mesi, di una notevole quantità di rifiuti da smaltire in loco a fronte delle difficoltà tecniche esistenti nel Comune di Roma.
Il Sindaco Metropolitano “giustifica” questa decisione come un atto di “solidarietà contro gli egoismi territoriali” ma tale scelta si è scontrata con l’opposizione dei Sindaci dei territori, dei Comitati Ambientalisti e, persino, del Vescovo di Acerra. Come interpreti questa decisione di De Magistris e che valutazione dai di tutta questa vicenda dove, indubbiamente, oltre alle legittime proteste della popolazione c’è da registrare la “malafede” di amministratori e politici locali i quali intendono rifarsi una “verginità perduta”?
Riguardo le dichiarazioni di De Magistris, è veramente “commovente” lo spirito di solidarietà che dimostra verso una città che, al pari dei nostri territori, non riesce a trovare rimedi soddisfacenti per lo smaltimento e trattamento dei rifiuti. Colpisce la medesima “sensibilità” non si manifesta oggi, ne si è manifestata in passato verso i cittadini della periferia, che chiedono giustizia per tutti gli abusi ancora in opera, frutto di un alterata raccolta e di un inefficiente controllo sugli scarichi, sia legali che illegali, che di fatto hanno avvelenato terre, sottraendo salute e lavoro, provocando morte e danni irreparabili alla flora e fauna.
Un piano di attenzione che Luigi De Magistris, in qualità di Sindaco della Città Metropolitana, ha costantemente ignorato nel corso di quasi un decennio di azione amministrativa.
Il nostro territorio ha, in comune con Roma, una pessima gestione del ciclo dei rifiuti e come Roma abbiamo diritto che venga ristabilito il diritto alla salute. Questa è la vera priorità. Non è più tempo di rimedi tampone, ne di dichiarazioni pompose ma inconsistenti.
E’ tempo di pensare ad una ristrutturazione ecologica di tutti i settori, primo tra tutti lo smaltimento e riutilizzo dei rifiuti, con progetti lungimiranti ma non impossibili, e soprattutto che il denaro venga convogliato in impianti e progetti di recupero, non più incenerimento, ne devastazione di beni naturali.
Nel nostro caso, invece, assistiamo alla concentrazione massiccia di impianti di ogni genere in un solo territorio. Tale configurazione provoca, di fatto, saturazione dell’ambiente di sostanze tossiche (ricordiamo che nessun impianto è a impatto zero!) e predispone una classificazione tra territori di serie A e serie B: dove nei primi si produce lavoro e nei secondi desertificazione e degrado.
I sindaci della zona e la stessa Città Metropolitana potevano intervenire prima. Già da aprile scorso gira la notizia dei 40 milioni del Recovery Found destinati alla costruzione di impianti per lo smaltimento dei rifiuti a Giugliano, Caivano e Tufino. Ossia quelle città dove è stato dimostrato scientificamente il nesso tra inquinamento ambientale, alterato ciclo dei rifiuti, e aumento delle varie patologie oncologiche.
La scivolata di Luigi De Magistris di questi giorni dimostra che siamo ben lontani da una risoluzione strutturale di questa crisi ambientale e testimonia della necessità di un forte movimento di opposizione politica e sociale che fermi queste scellerate decisioni.
Giugliano è da sempre uno degli epicentri territoriali della “questione rifiuti” in Campania. Le cosiddette eco/balle di Taverna del Re sono una sorta di monumento storico alla linea di condotta criminale con cui – da circa un ventennio – è stato gestito l’uso antipolare dell’emergenza ambientale. Inoltre nel territorio giuglianese insistono altri impianti di trattamento dei rifiuti e, recentemente, la Regione Campania ha previsto la realizzazione di nuovi siti.
Tu sei, da sempre, impegnata nei movimenti di lotta a difesa dell’ambiente, nei vari Comitati di scopo e sei un attivista di Potere al Popolo. Che posizione politica avete assunto su tali problematiche e che proposte avanzate all’Amministrazione Comunale, alla Regione Campania ed allo stesso Ministero dell’Ambiente?
Sono anni che, insieme agli altri comitati dei territori, ma anche delle regioni limitrofe, facciamo incontri e proposte, sia ai Sindaci che al Presidente della Regione. L’anno scorso abbiamo avviato un dialogo anche con l’ex Ministro dell’Ambiente, Costa (del Movimento 5 Stelle), ma non si è concretizzato nessuna strategia di efficace contrasto a questa grave situazione.
Siamo consapevoli di essere vittime di un disegno più grande, che non riguarda solo la criminalità organizzata, ma attiene alle connessioni di questa con la politica. Abbiamo di fronte un ventaglio di fenomeni che si esprimono in vari modi, non solo quelli noti da tempo, come i famigerati camion sotterrati con rifiuti tossici nelle campagne, ma c’è una criticità che si allarga alle varie gestioni private, nella assegnazione degli appalti, nel mancato controllo delle operazioni di rimozione, smaltimento, manutenzione degli impianti, e non per ultimo, nella stesura di leggi che consentano di aggirare anche le limitate norme di gestione trasparente e democratica ancora formalmente vigenti.
Bisogna partire dal ripristino della normale gestione dell’intero ciclo ambientale, sottraendolo da qualsivoglia interpretazione emergenziale,per poi cominciare ad avanzare verso un futuro dove il rispetto dell’uomo e dell’ambiente sia la priorità nelle relazioni economiche e sociale.
Giugliano, come tutti gli altri territori, sta pagando un alto costo umano e materiale alla Pandemia. Anche in questa zona è risultata nulla la medicina territoriale, l’assistenza sanitaria di base ed un serio programma di tracciamento dei contagi. Da questo punto di vista, più volte ed anche nei “mesi duri” della Pandemia, Potere al Popolo ha svolto presidi e proteste sotto il locale Ospedale denunciando inefficienze e colpevoli carenze.
In tale contesto di Pandemia, nei giorni scorsi, presso uno dei Campi Rom presenti nel territorio giuglianese si è verificato un cluster di contagi da Covid e la locale ASL ha imposto una Zona Rossa attorno a questo Campo. Questa decisione ha suscitato paura e preoccupazione tra la popolazione e si sono registrati fenomeni di intolleranza e di aperta ostilità verso i cittadini Rom. Che valutazione date di questa situazione e come si potrebbe delineare una possibile soluzione equa, socialmente ed ambientalmente accettabile della presenza dei cittadini Rom a Giugliano?
I cittadini Rom sono da tempo oggetto di persecuzione, ghettizzazione, grazie anche ad una serie di manovre politiche e mediatiche che hanno voluto fosse attribuita a loro la colpa dei roghi tossici. I Rom hanno costituito il capro espiatorio più facile da aggredire e l’elemento distraente da quelle che sono invece le vere cause di questi fenomeni criminali.
Chiunque abiti in queste zone sa benissimo e vede che i rifiuti accumulati lungo le strade periferiche sono di provenienza industriale: scarti di tessuti, pellame, gomme, vernici, ma anche mobili di vario genere. I rifiuti industriali la cui provenienza non sempre è da fabbriche abusive, ma anche quelle regolari, che non vogliono pagare il dazio del corretto smaltimento.
Spesso infatti sono stati colti sul fatto personaggi la cui unica colpa era quella di non sapere come tirare avanti e quindi si sono prestati a questo lavoro di merda sostituendosi ad una funzione di smaltimento che tocca alle aziende ed alle imprese.
Le isole ecologiche sono insufficienti e non sempre disponibili, come enormi possono essere i tempi di attesa di una rimozione degli ingombranti per la cronica carenza di personale addetto. Va da sé che un cittadino che vive in condominio e ha bisogno di smaltire ingombranti non può aspettare settimane intralciando spazi comuni e si affida a privati che non sempre sono onesti.
Negli ultimi tempi abbiamo scoperto che gli immigrati, che non hanno documenti in regola non possono rivolgersi alle isole ecologiche per smaltire, ma sono costantemente utilizzati per smaltire questi veleni.
Numerose associazioni negli anni hanno provato ad affrontare la “Questione Rom”. A mio parere quasi sempre con un approccio palesemente insufficiente che non ha portato nessun avanzamento, né per loro, né per chi oggi li vede come il male assoluto.
Gli interventi effettuati finora, vanno dal puro assistenzialismo, al recupero, alla collocazione forzata in campi o abitazioni. Nessuna di queste presunte soluzioni ha tenuto conto della cultura, delle esigenze, delle reali necessità dei cittadini Rom.
Purtroppo nel corso degli anni si è costantemente riprodotta la separazione razziale che – nei periodi di crisi – sfocia in tensioni e comportamenti razzisti. Eppure vi sono realtà, non molto lontano da noi dove la convivenza è pacifica e rispettosa delle diversità.
Questa è un’altra dimostrazione che le condizioni disumane in cui vivono, solo nei morti territori sono provocate, volute da chi ha necessità di un nemico facile da attaccare, in altre zone, magari, sono i ragazzi “sbandati”, da noi sono i Rom. Insomma il solito clichè del “nemico” facile da attaccare.
Sta alla nostra azione politica – quella di Potere al Popolo e delle tante Associazioni Indipendenti – mettere in luce le vere e profonde cause del disastro ambientale ed economico, senza pietismo ne ambiguità. Dobbiamo ristabilire la necessità della difesa organizzata delle nostre condizioni di vita e di lavoro. L’importanza del diritto alla casa, al lavoro e alla salute, all’istruzione, per ora negati, seppure apparentemente in diversa misura a noi cittadini indigeni e ai cittadini Rom.
Dobbiamo partire dalle cose in comune. Dobbiamo partire dalla mobilitazione e dal conflitto.
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