Il prossimo novembre 2023 andrà in scadenza la concessione ad “Acqua Campania SpA”, la società che gestisce in modo privatistico la gestione dell’acqua in Campania. Una gestione, che nel corso del tempo, si è caratterizzata in funzione degli interessi delle multinazionali e degli speculatori finanziari. Infatti attraverso il meccanismo della quotazione in Borsa questi autentici pescecani hanno realizzato enormi profitti in spregio alla volontà popolare che con il “Referendum del 2011” aveva espresso, inequivocabilmente, che la risorsa/Acqua non poteva essere elemento di mercato.
Il Coordinamento Campano per l’Acqua Pubblica – ossia la rete di Comitati e attivisti che da anni mantiene viva la vigilanza e la mobilitazione in Campania a difesa dell’Acqua Pubblica – aveva chiesto che in occasione della scadenza contrattuale della concessione in essere, finalmente, si potesse rispettare la volontà popolare attraverso la costituzione di una Azienda Speciale tutta pubblica che non facesse lucro.
L’esempio a cui far riferimento è quello che, da circa 10 anni, anima l’esperienza di ABC (Acqua Bene Comune) che gestisce la risorsa idrica nel Comune di Napoli. Inoltre il Coordinamento Campano per l’Acquea Pubblica auspica che i fondi del PNRR siano utilizzati, nella quantità opportuna, a sostanziare tali scelte progettuali e tecniche/operative.
La realtà, però, sta mostrando chiaramente che si vuole procedere sulla strada della Privatizzazione. Con la Delibera Regionale del 31 maggio 2023, e’ intenzione della Regione Campania e del suo presidente, Vincenzo De Luca, di privatizzare la grande adduzione dell’acqua e, quindi, di converso le fonti idriche di Cassano Irpino, l’invaso di Campolattaro e la vendita all’ingrosso dell’acqua a tutti i “gestori provinciali”.
Il 28 giugno 2023 è in calendario un incontro dei delegati dei Comitati con il Vice Presidente della Campania, assessore Fulvio Bonavitacola. In tale occasione si chiederà un passo indietro nelle scelte istituzionali varate ma – come è noto – abbiamo con la consapevolezza che tale nostra richiesta sarà un mero atto formale a cui non verrà risposto in maniera positiva.
Troppe sono le ragioni e gli interessi politici, economici e finanziari che hanno determinato la scelta di campo della Regione Campania a sostegno della Privatizzazione e della valorizzazione speculativa dell’Acqua.
Anche la mobilitazione e la lotta che in questi anni ha tallonato le Istituzioni dovrà prendere atto di questa nuova condizione politica e strutturale in cui agiamo e sarà necessario, inevitabilmente, uno scatto in avanti nel protagonismo diretto e nell’organizzazione collettiva di quanti non vogliono che sia cancellata definitivamente la volontà popolare del Referendum del 2011. Non è il momento di stare fermi. Non è in momento di abbassare la testa!
*attivista politico e sociale
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa