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Napoli in piazza contro lo stop al reddito di cittadinanza

Ad una settimana esatta dall’ultima manifestazione la protesta ha attraversato le strade di Napoli. I numeri sono più o meno gli stessi. Forse qualcuno in meno. 300\400 le persone presenti.

Stavolta nessuna tappa simbolica (la settimana scorsa il corteo aveva toccato la sede di Fratelli d’Italia, la sede metropolitana dell’Inps e infine il Comune di Napoli).

Anche stavolta folta rappresentanza di giornalisti. Anche stavolta perlopiù interessati a “catturare “  gli aspetti più bizzarri o folkloristici della protesta.

Il corteo si dirige verso il centro storico, affollato soprattutto di turisti , intonando slogan contro la Meloni e il governo.

A guidarlo, come la scorsa settimana, un cordone di sole donne. Numerosa invece la presenza del collettivo di disoccupati 7Novembre, organizzati tramite il sindacato dei SiCobas.

Lasciato il centro storico si scende verso Corso Umberto. E qui si blocca la circolazione stradale. Niente luoghi simbolici, dicevamo, ma soltanto voglia di non passare inosservati. E quale maniera migliore che bloccare una importante arteria stradale del centro?

La polizia si spazientisce, ritiene i blocchi stradali troppo lunghi, fa pressione affinché il corteo allunghi il passo e lasci circolare le auto. E finisca il suo percorso, come da autorizzazioni richieste, presso la sede della Regione Campania a Santa Lucia.

Invece il corteo, dopo aver lasciato Corso Umberto si blocca in via Depretis e poi in via Acton. 

E qui attimi di vera tensione. I poliziotti si schierano in assetto antisommossa, con caschi in testa, scudi e manganelli pronti. “Troppi disagi per la popolazione“, dice la Polizia. “E’ una protesta, normale che causi disagi ai cittadini“, replicano i manifestanti.  

Fortunatamente non succede nulla. I manifestanti rinunciano anche all’arrivo a Santa Lucia, d’altronde oggi non è giornata di simbolismi, e finiscono la giornata di lotta di fronte al Municipio. Qui il corteo si scioglie.

Impossibile dire che succederà nelle prossime settimane. Il contesto è comunque difficile. La propaganda antisociale contro i cosiddetti “divanisti” ha avuto successo. Anche a Napoli, ovvero il luogo dove risiede il maggior numero di percettori di Rdc.

La cosiddetta società civile non batte praticamente colpo. L’intellighenzia locale latita e al massimo si limita a qualche dichiarazione di generica solidarietà.  

Nessuno che avverte dei pericoli incombenti dopo la soppressione del Reddito. Ovvero disastro sociale imminente e aumento dei micro reati , che invece erano precipitati dopo l’introduzione della misura nel 2018.

Per adesso non vi è ancora una nuova data di protesta. Bisognerà aspettare probabilmente qualche giorno.

Ma sicuramente non finisce qui. Appuntamento a presto.

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1 Commento


  • giorgino

    il fatto è che i percettori reddito si sarebbero dovuti costituire a soggetto politico prima, reclamando ulteriori servizi sociali, non a babbo morto. Hanno qualche colpa pure le avanguardie? Lo chiedo non per polemica, ma perché i comunisti imparano anche da proprie eventuali carenze, serve alla lotta futura..

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