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Napoli manifesta di nuovo per la Palestina

Ancora una manifestazione per la Palestina a Napoli. La terza da quando è iniziato il massacro a Gaza. Intramezzate da 2 manifestazioni nazionali a Roma. In più mettiamoci le numerose iniziative sotto forma di dibattiti, assemblee, sit-in che in queste settimane si sono succedute.

E poi l’occupazione dell’Università L’Orientale in nome dello stop al massacro di Gaza. Una bellissima sorpresa in tempi in cui gli studenti universitari hanno smesso da molto di essere un soggetto conflittuale.

E invece le violenze insensate dell’esercito israeliano hanno smosso fortemente le coscienze dei più giovani, li hanno spinti alla partecipazione, all’azione collettiva.

Sono stati loro i protagonisti principali di questa giornata di lotta. La loro voglia di esserci e di farsi sentire.

La costruzione di questa giornata non è stata però facile. Per causa ovviamente dei dinieghi della questura.

Ricordiamo che dal 7 ottobre il ministero dell’Interno ha diramato una circolare a tutte le prefetture d’Italia dove si ordina di vietare qualsiasi manifestazione o presidio che sostenga la causa palestinese.

Infatti tutte le manifestazioni svoltesi in queste settimane sono avvenute dopo lunghe e dure trattative con i funzionari della Questura e definite solo come concessioni prefettizie. E si sa che una concessione è diversa da un diritto.

Così non si contano i paletti e gli ostacoli che di volta in volta aggiungono per mettere in difficoltà i manifestanti. Ogni volta un percorso diverso in una zona diversa. La prima volta a Piazza Garibaldi con piccolo giro del rione adiacente, la seconda, la più numerosa di tutte, da Piazza Mercato a Piazza Plebiscito.

Questa volta si era scelto di manifestare presso il consolato statunitense e anche questa volta solo rifiuti. Alla fine si è ottenuto solo un presidio (poi diventato mini-corteo) alla Rotonda Diaz. Con il consolato a soli 300 metri, ma super blindato da uno schieramento di poliziotti.

In realtà ieri tutta la zona tra la stazione metro di Mergellina e Piazza Vittoria era una scatola blindata. Anche la Villa Comunale è stata lucchettata completamente e le numerose entrate non ci sono più .

Così un migliaio di persone si ritrovano di fronte al mare, in una strada isolata alla cittadinanza e il consolato americano a vista. Un consolato impossibile da raggiungere visto l’enorme spiegamento di mezzi.

Anche se in realtà un’ora prima del presidio una cinquantina di persone era riuscita a mettere in scacco i dispositivi di sicurezza presentandosi con bandiere palestinesi proprio all’ingresso del consolato. Subito intercettati e chiusi in una morsa, ma il contropiede era riuscito. Le bandiere che non dovevano sventolare lì sotto, invece garrivano al vento proprio lì.

Alla rotonda Diaz poi sono iniziati gli interventi al microfono con i palestinesi sopratutto a far sentire forte la voce di un popolo oppresso e martoriato con violenza indicibile da uno stato razzista e colonialista, con la complicità decisiva degli Stati Uniti (è per questo che oggi si è venuti qui), ma anche con l’ignavia e l’ipocrisia dei paesi europei .

Ancora una bella giornata di lotta quindi anche se ancora con la morte nel cuore per le notizie che giungono dalla Striscia di Gaza. Un po’ meno numerosi delle altre volte, forse. Ma sono facilmente spiegabili i motivi.

Innanzitutto un corteo lontano dal centro città, con dispositivi di sicurezza atti a scoraggiare la partecipazione, sopratutto per chi viene da fuori Napoli, dalla provincia, intere strade vietate, cambi di circolazione, allarmismo dei media.

Ma va bene così, va benissimo lo stesso. Anche perché, come dicevamo sopra, c’è una nuova generazione che vuole spendersi per rendere questo mondo un posto più giusto, dove la violenza imperialista smetta di esercitarsi e dove i popoli di questa terra possano vivere soltanto di pace e di progresso. Iniziando da Gaza.

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