Riceviamo e pubblichiamo una lettera-denuncia sulla inaccettabile condizione della sanità campana per i malati oncologici.
Quanto vale il popolo? Quanto vale oggi un essere umano? Quanto una madre o un padre di famiglia, un bambino, un anziano un soggetto fragile?
Probabilmente niente se tutto si muove e si realizza in nome del profitto.
Non più ammalati, pazienti o ricoverati bensì DRG, una cifra da riconoscere al prestatore d’opera a prescindere dalla bontá della stessa.
Sono ormai anni che assistiamo, in Italia ed in particolare nella nostra Regione, allo sgretolamento della sanitá pubblica, consegnata nelle mani di cialtroni dalle men che mediocri capacità professionali ed umane, accomunati da un unico grande merito quello di appartenere alla scuderia di questo o quel politico, a volte ad entrambe, come puttane d’alto bordo.
Ma per fortuna c’é una sanitá privata, oddio privata…, privata per modo di dire perché fatta con i soldi pubblici.
Che sarebbe come dire che Gracco é il padrone di un ristorante ma il personale, la spesa e l’affitto glielo lo paga lo stato.
É facile fare l’imprenditore cosi, io ci metto un po di capitale iniziale, magari con il favore di qualche banca locale, poi cominci a lavorare, senza neanche dover saper cucinare, tanto i clienti, i pazienti li fornisce la sanitá pubblica che é in affanno perché intanto é stata infarcita di raccomandati che solitamente sono o sfaticati o incapaci, che quindi delega, a prezzi anche inferiori, le strutture private ma Convenzionate a sostituirla.
Nel privato il minor prezzo non conta tanto la partita si gioca sulla quantitá, sui numeri, l’importante é buttare dentro tutto quello che si puó.
Magari ci facciamo aiutare da qualche solerte dipendente pubblico che, viste le lunghe liste d’attesa, si appoggia saltuariamente, senza figurare ufficialmente in questa come in altre cliniche private-convenzionate.
In una Regione poi dove il buon De Luca ha fatto in modo di erogare le prestazioni diagnostiche e terapeutiche solo per dieci giorni al mese il sistema funziona alla grande. É la gallina dalle uova d’oro.
Così si alimentano e si fanno crescere quei piccoli mostri come la Casa di Cura Villa Fiorita di Capua, ma non solo.
Qui la longa manu della politica non si cela neanche, gestisce assunzioni, licenziamenti, ricoveri ed appalti.
Poco ci manca che al momento dell’assunzione ti chiedano di sottoscrivere una tessera di partito.
Potrebbe andare tutto bene se non si trascurasse un piccolo particolare, piccolissimo: l’aspetto assistenziale.
Un vecchio detto napoletano recita: NUN SE PÓ FRIERE O PESCE CU L’ ACQUA E FA’ E NOZZ CHE FICHE SECCHE, ed é proprio così non si puó continuamente intascare senza investire in qualitá, professionalitá e sicurezza dell’utenza.
Una recente interrogazione dell’onorevole Muscará, proprio su Villa Fiorita, ha scoperchiato una molto maleodorante realtá nella quale per anni si é messa in pericolo l’incumitá delle pazienti pur di non far riparare i segnalatori acustici per la chiamata del personale da parte delle pazienti ricoverate.
La normativa in merito é molto precisa e chiara, senza questo tipo di presidio quelle camere non si sarebbero potute utilizzare.
La proprietá nel caso di questa struttura aveva ben pensato di acquistare un telefono cellulare ed affiggere nelle stanze con su scritto ” in caso di necessitá comporre il numero…” senza stare a pensare ai mille inconvenienti che avrebbero potuto rendere impossibile questa operazione, cosa pervaltro successa più volte.
Sono anni che in questa struttura tali presidi non funzionano ci chiediamo cosa abbiano controllato i funzionari dell’Asl che ripetutamente si sono recati presso la struttura e saremmo altrettanto curiosi di leggere quei verbali redatti a fine ispezione.
Solo la denuncia di una paziente ha messo a nudo questa ed altre decine di criticità di una struttura da anni gestita al risparmio, in cui la paura di contraddire la proprietà soprattutto nei progetti di ammodernamento e acquisto di presidi e apparecchiature ha creato tanti piccoli Yes Man, che sotto la minaccia del licenziamento, (perché non é vero come sostiene la proprietaria che non abbiano mai licenziato nessuno, potremmo fare nomi e cognomi), assecondano le fantasie imprenditoriali autodistruttive di chi gioca con la sicurezza dell’utenza e del personale.
Ci risulta che a chi chiedesse di ripristinare il sistema di chiamata nelle stanze la Proprietaria, con aria infastidita abbia ripetuto, come un mantra, che ci sarebbero voluti centocinquantamila euro.
Strano che non si siano potuti investire 150.000 euro per la sicurezza ma si investano per i parcheggi e l’automazione degli stessi, molto singolare.
Strano che non si possa garantire la sicurezza delle pazienti quando questo sarebbe previsto dalla 73/01.
Ma questo avremmo dovuto aspettarcelo da chi, pur di non investire in apparecchiature si accontenta di farsi donare un telefono cellulare per la medicheria, un ecografo di seconda, forse terza mano, per il pronto soccorso ostetrico ed altri presidi da medici- benefattori, sciorinando quindi tutta la mancanza di dignitá umana ed imprenditoriale possibile.
E veniamo al capitolo della Chemioterapia:
Sempre perchè il nostro Sistema Sanitario Regionale é quello che é, molti pazienti oncologici sono purtroppo COSTRETTI a rivolgersi alle strutture private per potersi curare.
Avendo fiutato l’affare la Proprietá della Casa di Cura Villa Fiorita, si é tuffata come un bulimico sulla torta chiedendo di poter immediatamente cominciare ad erogare tali prestazioni, pur non possedendo né le professionalitá idonee a disposizione né gli spazi.
Così ha occupato uno stanzino, dove é allocata una vecchia cappa aspirante anteguerra, che viene utilizzato come ambulatorio oncologico con pazienti e familiari degli stessi spesso seduti sul gradone di un balcone non essendoci neanche una vera e propria sala d’attesa, ed ha requisito una camera, la famigerata 132, all’interno del reparto di ginecologia ed ostetricia, dove ha fatto collocare ben otto poltrone per altrettanti pazienti oncologici, il tutto sotto il controllo vigile di un unico infermiere.
I competenti uffici di una ASL, quella di Caserta che solitamente non brilla per arguzia ed efficienza, in un rigurgito di dignitá, anche perché stimolati dagli articoli dei giornali hanno deciso di inviare in clinica una ispezione per verificare se quanto raccontato corrispondesse effettivamente al vero.
Peccato che già trenta secondi dopo, un telefonatore seriale, abbia pensato bene, per non deludere il suo sponsor politico, di avvertire la proprietaria della clinica o chi per essa della ispezione del giorno successivo.
Non osiamo pensare cosa sia balenato nella mente di colei che abituata da anni di ispezioni telecomandate, si é vista trafiggere dall’onta di una visita non ufficialmente annunciata.
Attimi di confusione e poi ecco mettersi in moto, in quello che deve essere stato per ella il pomeriggio piú caldo del 2024, una pletora di liberti che con la velocità della disperazione hanno cominciato a spostare persone, cose ed apparecchiature, chiudere stanze, aprirne altre, ricollocare pazienti, pulire, lucidare e stampare improvvisati cartelli di “Stanza in Manutenzione” tutto per fare in modo che all’arrivo dell’ispezione tutto risultasse in ordine.
Il politico di turno, lo sponsor ufficiale poteva essere soddisfatto e così pure i liberti oltre ovviamente alla proprietaria.
Ma che senso ha essere soddisfatti per aver buggerato l’Asl se poi è la incolumità dei pazienti ad essere messa in discussione?
Come si fa ad affidare la gestione della sanitá a chi é più preoccupato di perculare un ispettore invece di garantire ai pazienti affidatigli cure ed assistenza appropriate ed ottimali?
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