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Ultima trincea: il corpo

La Guerra Mondiale in atto vede analisti e intellettuali dividersi sui meccanismi geopolitici che la hanno scatenata. Confini geografici, ingerenze politiche, dinamiche neo colonialiste, blocchi economici. Dal basso, invece, la sensazione è che questa Guerra Mondiale abbia, molto oltre le dinamiche belliche tradizionali, un unico obiettivo: l’annientamento del corpo umano.

In tal senso, oltre i conflitti tra nazioni, abbiamo conflitti dentro le nazioni: la trincea del Lavoro, con oltre due milioni di morti in tutto il mondo all’anno, è emblema di un conflitto tra profitto e Uomo. Tra Ultimi e padroni.

Il braccio di Satam Singh, il bracciante indiano morto a 31 anni, consegnato alla famiglia in una cassetta della frutta è simbolo, scultura vivida, di una guerra invisibile tra la casta feudale dei nostri imprenditori e la nuova schiavitù afona e invisibile. Il migrante visto, dunque, come macchinario che perde pezzi, esattamente come un trattore che si rompe. A Striano, un ragazzo marocchino di 23 anni, ha perso una gamba: amputata perché schiacciata da una colmatrice durante una lavorazione agricola.

Ma ai corpi mutilati dalla cultura del cottimo e a quelli assassinati dalla logica del profitto, vanno aggiunti i corpi che, per motivi diversi, diventano scarto, rifiuto umano non riciclabile, sia per la danza del tempo e un invecchiamento che li vede inservibili, che per le malattie che l’uso improprio della vita altrui causa nella psiche o nella salute fisica degli Ultimi. L’esubero da inviare nelle discariche di questa contemporaneità malata.

Il corpo che va nutrito, amato, curato diventa involucro vuoto di anima, macchina da utilizzare nelle dinamiche di un turbocapitalismo criminale. I pezzi di ricambio, che siano le vagine delle prostitute o le braccia degli operai, parte del macchinario di profitto che li sfrutta, fintanto che può sfruttarli. Poi?

La trincea del corpo come cosa, oggetto, numero freddo per il quale i bambini morti a Gaza hanno lo stesso peso Etico dei goal di Dybala.

Ed è esattamente la scomparsa del valore della Vita e la comparsa del parametro corpo, che spinge la Pubblica Opinione a non cogliere la mostruosità intrinseca nell’aggressioni “a distanza” fatte da Israele nella sua ultima diavoleria tecnologica di inserire micro bombe nei walkie o nei cerca persone. Colpire indistintamente corpi nemici, intendendo per nemici “gli altri”, che siano i corpi dei poveri, i corpi dei lavoratori, i corpi visti come buchi erotici: corpi senza identità ne, tantomeno, la Dignità che ha evoluto il genere umano fino a questo punto di non ritorno.

Così a Napoli, a Piazza Nazionale, vedi di notte corpi a fine corsa in fila per aspettare una cura che renda più lieve il loro trapasso. Migranti con malattie terminali che non trovano nemmeno quella pietas che spetta al sole dei morenti. Un fascismo della freddezza, della Indifferenza che tollera, giustifica, discetta su una mostruosità che sta trasformando le nostre città in lager.

Il corpo come ultima trincea di una guerra, dove persino il cibo o l’acqua vengono trattati dai nostri amministratori come strumenti di profitto per sé stessi, i propri amici e i marci eserciti della bontà terzosettoriati. Così la distribuzione degli “avanzi” del nostro consumismo diventa ennesimo business dei baroni, del loro consenso e della loro sciagurata inutilità.

Ai due milioni di morti da Lavoro, bisogna quindi aggiungere milioni di morti da non lavoro, da fame, da malattie non curate, da abbandoni causati esattamente dalla perdita di qualche pezzo di sé, lasciato in un macchinario tessile o sotto un trattore. Il corpo in trincea della sopravvivenza, che sia in un fronte inventato per difendere qualche statista cocainomane o quello sventrato nelle nostre contrade è sempre quello del proletario, qualunque sia il colore della sua pelle.

Ed è esattamente da questo che l’autunno di Lotta che ci aspetta deve partire: la Vita, il suo unico e insostituibile peso specifico. Altrimenti è ennesima esercitazione da salotto, un comunismo da happy hour che serve solo a divertire i potenti.

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