Venerdì 14 marzo alle ore 17.30 il Civico 7 Liberato tiene all’Ex Asilo Filangieri un’assemblea pubblica sul destino della Galleria Principe di Napoli, da anni oggetto di duplice attacco da parte dell’amministrazione comunale, prima con un’annosa incuria e poi con disegni di valorizzazione e privatizzazione.
Con l’insediarsi della giunta Manfredi nell’ottobre 2021, nella città di Napoli sono andate accelerandosi quelle tendenze di “chiusura” degli spazi pubblici (intesi sia come spazi fisici della città sia come spazi di dibattito e agibilità politica) in corso da tempo.
La prima grande mossa in questa direzione è rappresentata dal cosiddetto Patto per Napoli: un patto “con il diavolo” e un “pacco” per Napoli e soprattutto per i settori popolari della città.
Il risanamento del disavanzo della città poteva così avvenire con 1,3 miliardi di euro spalmati in 20 anni, in cambio di alcune misure atte a rimpinguare le casse del comune, tra cui la valorizzazione e l’alienazione del Patrimonio Pubblico attraverso il piano definito con la società Invimit (società del MEF adibita agli investimenti immobiliari).
È il caso della Galleria Principe: raggruppata da Invimit nel primo cluster di beni immobili -per un valore totale di oltre 45 milioni di euro- la cui destinazione d’uso è stata recentemente modificata con Delibera n. 466 del 4/11/2024 della Giunta Comunale. Una destinazione d’uso non più di carattere sociale, ma commerciale.
L’abbandono di questo prezioso spazio da parte degli Enti Pubblici con i conseguenti evidenti problemi di sicurezza (crolli ripetuti sia all’esterno che all’interno) ha portato a maturazione una situazione tale da arrivare a “giustificare” un intervento e una penetrazione del privato in questi spazi, che da anni fungono da piazza coperta, dalla funzione collettiva e sociale.
Da tempo ai disegni di valorizzazione si affianca una precaria situazione di sicurezza dopo innumerevoli crolli, dalle facciate e dalle vetrate centrali a cui si è rimediato con ritardo, con una cantierizzazione che non ha mai visto l’inizio dei lavori. Non possiamo fare a meno di domandarci questa situazione di inadempienza e di stallo a chi possa giovare.
Chi beneficia o beneficerà di questa negligenza, soprattutto quando a fare le spese dell’affitto delle impalcature e dei lavori stessi sarà comunque il Comune, che finirà poi per “cedere” naturalmente i locali alla crescente pressione di aziende e brand privati. Quegli stessi privati che non hanno alcun interesse a conservarne l’originale carattere popolare.
Ne discuteremo con realtà politiche e sociali della città, nonché rappresentanti istituzionali delle municipalità del Comune di Napoli e invitiamo tutte le soggettività politiche, sociali e culturali che in questa città sono state in prima linea nel difendere gli spazi pubblici e gli spazi di agibilità politica.
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