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Napoli, domenica 29 Aprile assemblea nazionale sul diritto all’abitare

A Napoli domenica 29 aprile, a partire dalle ore 10, presso l’ASILO/Filangieri si parla di abitare, di reddito e di periferie. Abbiamo posto a Dario di Asia/USB  della Campania alcune domande riguardo quest’assemblea.

Domenica 29 aprile, a Napoli, è convocato un incontro nazionale sui temi della necessità del rilancio di una mobilitazione generale attorno ai temi del Reddito, del diritto all’abitare e delle condizioni di vita delle aree metropolitane. Puoi illustrarci i contenuti programmatici di questo appuntamento ed il percorso di discussione e coinvolgimento con cui arrivate a domenica 29/4?

L’appuntamento di domenica nasce da diverse realtà sociali che da anni interagiscono sui loro territori con le fasce precarie e impoverite di questo paese sui temi del diritto al reddito, all’abitare ed al permesso di soggiorno. In particolare ci riferiamo a diverse realtà che hanno individuato nelle periferie, tra cui il quartiere San Siro di Milano, la Bolognina a Bologna, San Basilio a Roma. Soccavo-Pianura a Napoli o il rione Libertà a Benevento, i luoghi di intervento sociale dove si sono collocate enormi fette di popolazione espulse dai centri storici delle città, in seguito ai processi di gentrificazione, e che sono state ammassate in enormi quartieri dormitori. Territori dove si registrano i tassi di disoccupazioni più alti rispetto al paese, dove si producono marginalità sociali e isolamento dovuti alla mancanza di trasporti e servizi sociali tra cui quelli alla casa e alla salute. Sempre in tali spazi si è prodotto nel corso di questi lunghissimi 10 anni di crisi un durissimo attacco da parte degli apparati repressivi dello Stato, sempre meno interessato ad elargire welfare state nei confronti di questa fetta di popolazione. Parliamo del numero degli sfratti in costante aumento (61,718 sentenze nel 2016), i casi di morosità e le lunghissime liste di attesa per un alloggio popolare da parte di famiglie che avrebbero in tutto e per tutto i requisiti. La chiusura di molti ospedali e il processo di desertificazione industriale che provoca il picco dei disoccupati in queste aree sono l’altra faccia di questo abbandono da parte dello Stato in questi territori.

E’ evidente che la sola risposta dell’autorganizzazione sociale e degli sportelli dal basso costruiti in questi anni, se da una parte ci ha permesso di essere presenti in questi territori, di essere un argine al fascismo dilagante nel Paese e di dare risposte immediate ad alcuni bisogni di queste categorie sociali, da sole non bastano. C’è bisogno di rimettere in campo una mobilitazione sociale larga che rivendichi nei confronti del prossimo governo i punti di una piattaforma generale centrata sul diritto alla casa e al reddito e contro le disuguaglianze sociali che sarà oggetto di discussione, più dettagliata, all’assemblea del 29 a Napoli. Un contenitore che sia aperto a tutte realtà che si riconoscono nei punti della piattaforma e che in questi anni è stata presente nelle lotte a difesa delle categorie sociali più colpite dalla crisi. E’ questo quindi il percorso che abbiamo delineato assieme ad altre soggettività che in questi mesi si sono riunite e hanno dato vita ad un nuovo comparto del sindacato USB: la Federazione del Sociale.

La scelta di Napoli come sede di questo confronto non è causale. Da un lato le condizioni strutturali di crisi economica e sociale e dall’altro le mobilitazioni e le iniziative di contrasto a disoccupazione e precarietà fanno della metropoli partenopea un interessante punto di osservazione e di sperimentazione sociale. Puoi illustrarci brevemente la situazione?

Esattamente cosi. Napoli, ed il resto del Sud Italia, rappresentano il simbolo della sofferenza di questo paese. La nostra città è la capitale della disoccupazione ed è portatrice di diverse problematiche che la rendono unica nel panorama nazionale e che la collega per similitudini a realtà metropolitane e non come Palermo, Catania, Cosenza, Bari, Taranto e Reggio Calabria e aree geografiche e produttive come la piana di Gioia Tauro, la capitanata delle puglie, la piana del Sele e le Nebrodi in Sicilia. Un quadro che le elezioni dello scorso 4 marzo, semmai ce ne fosse avuto bisogno, hanno confermato con la vittoria stracciante del Movimento 5 stelle nei territori del sud. Per questo motivo abbiamo spinto che tale assemblea si faccesse nella nostra città. Se un nuovo movimento per i diritti sociali dovrà nascere è innegabile che a comporne l’ossatura dovrà essere la corposa fascia impoverita delle regioni meridionali. Al tempo stesso Napoli in questi anni è stato un vero e proprio laboratorio di diverse lotte sociali. Dalle lotte a difesa dei beni comuni e dell’ambiente fino a quelle per la difesa del lavoro e per il reddito minimo garantito. Le nuove liste dei disoccupati organizzati e la difesa di soggetti sempre più invisibili e attaccati dalle direttive europee come i mercatari dei rioni periferici della città. Inoltre si è continuato in questi anni una battaglia per le occupazioni abitative e lo stop degli sfratti. Su un piano più generale sono state tante le iniziative messe in campo per la difesa dei servizi pubblici essenziali, l’opposizione alle privatizzazione e alla svendità di diversi pezzi del patrimonio pubblico di Napoli. La prova di ciò è stato il proliferare di diversi sportelli di mutuo soccorso che sono in città e le tante vertenze messe in campo anche sull’intera area metrolitana dalle città, come ad esempio le battaglia per il diritto alla casa nate nei comuni periferici di Pozzuoli e Marigliano.

Il giorno prima del vostro appuntamento, sempre a Napoli, è previsto anche una convocazione nazionale delle forze che diedero vita nell’autunno scorso a significative mobilitazione degli immigrati. Ritenete che, nei prossimi mesi, le vertenze sociali e sindacali che attraversano le aree metropolitane debbano intrecciarsi con quelle del proletariato immigrato? E su quali obiettivi e percorsi di lotta possibile ritenete che possa sedimentarsi questa connessione?

Guardiamo con molto interesse l’assemblea che si terra il 28 aprile all’Ex-Opg della rete “diritti senza confini”. La manifestazione del 16 dicembre scorso a Roma ha mostrato che esiste in Italia un soggetto, quello migrante, che è in grado di organizzarsi e difendersi da solo. Le mobilitazioni di questi ultimi tempi in Calabria e in Puglia, ma anche la marcia dei migranti contro il sistema di accoglienza in Veneto, ci confermano l’effervescenza di questo soggetto sociale. Nelle regioni più remote del paese i braccianti agricoli ed i migranti dei centri di accoglienza, attraverso realtà autorganizzate e/o organizzati, associazioni e singoli collettivi, ogni giorni lottano e strapano anche piccole vittorie. E’ innegabile che ogni avanzamento che producono tali lavoratori è anche una spinta per le restanti lotte. In aggiunta il diritto alla casa ed a un reddito di esistenza rappresentano una rivendicazione comune da parte di autoctoni e non.

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